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DailyFX Morning Adviser, si rivede la volatilità

Pubblicato 22.05.2014, 10:18
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Davide Marone, 22 maggio 2014

INTRO

Dopo l’assoluta calma piatta della giornata di martedì, abbiamo osservato ieri dei discreti ritorni della volatilità: protagonisti in questo senso è stato lo yen che ha vissuto una nuova fase di indebolimento, il dollaro australiano di nuovo ampiamente ricomprato e delle Borse in buona ripresa ed i molti casi non distanti dai punti di massimo storici

Le Minute Fed

Sul fronte macroeconomico l’evento di maggiore rilievo di ieri era rappresentato dalle Minute dei distretti della Federal Reserve, i quali come da attese non hanno destato sorprese rilevanti. Già peraltro 24 ore fa scrivevamo che, laddove sul fronte tapering la strada apparisse piuttosto segnata nella direzione di progressiva riduzione di acquisti di asset a ritmo di 10 miliardi di dollari, mentre per quello che concerne il corridoio dei tassi di interesse le tempistiche fossero più differite nel tempo, l’attenzione era rivolta a quello che poteva essere anche solo un cambiamento di wording circa la forward guidance, le linee guida cioè sulla politica monetaria. Cambiamento che però non si è verificato nel momento in cui gli snodi cruciali delle comunicazioni di ieri sera hanno vertito sul mercato del lavoro del quale sono stati messi in evidenza la debolezza nella crescita dei salari bassi ed un certo scetticismo nel mantenimento dell’attuale decrescita della disoccupazione su scala strutturale e dunque di medio-lungo periodo. Più ottimismo invece sul fronte dell’inflazione, con il target del 2% che viene visto assolutamente verosimile e raggiungibile in un lasso temporale relativamente ridotto. Nel complesso comunque è stato conservato il tono dovish che si sostanzia nel concetto per il quale è decisamente prematuro affermare che l’economia a stelle e strisce si trovi su un sentiero di crescita sostenuta nel medio periodo. E questo, ci trova piuttosto d’accordo nel momento in cui ancora importanti fattori risultano piuttosto disallineati rispetto ad equilibri di sostenibilità. Il mercato immobiliare è uno di questi, così come la distribuzione settoriale rispetto alla creazione di nuovi posti di lavoro ed il tasso di partecipazione ancora piuttosto basso, mentre tralasciamo il gigantesco debito pubblico e deficit delle partite correnti che appaiono però temi ormai perversamente consolidati. Ebbene a livello di ripercussione sui prezzi, davvero minime per non dire inesistenti le reazioni del dollaro americano che, dopo essersi apprezzato al mattino, è stato invece venduto nella seconda metà della giornata di ieri, con Borse che invece si sono mostrate piuttosto sostenute e che tuttora presentano le caratteristiche tecniche per andare a testare quei punti di massimo che, come nel caso dell’indice globale benchmark S&P500, appaiono estremamente vicini.

La sterlina e l’euro

La protagonista annunciata della settimana era senza alcun dubbio la sterlina. Dopo la pubblicazione di martedì dei dati sull’Inflazione che hanno messo in luce un miglioramento su base annuale dell’1,8% rispetto ad attese di 1,7% ed ad un dato precedente di 1,6% con il dato core si è attestato al 2% da attese di 1,8% e precedente di 1,6%, ieri sono state comunicate le release sulle Vendite al Dettaglio e le Minute della Bank of England. Nel primo caso, ancora una volta, i dati sono stati sorprendentemente positivi, con un incremento di 1,3% su base mensile rispetto alle attese ed al dato precedente di 0,5% ed addirittura una crescita al 6,9% su base annuale da comparate al 5,2% delle aspettative ed al 4,8% precedente, confermando l’ormai sostenuto percorso di ripresa dell’economia britannica. Nessuna novità sul fronte delle Minute del MPC (il braccio di politica monetaria della Bank of England) delle quali paventavamo perfino un’importanza minore rispetto ad altre perché successive all’Inflation Report e alla Press Conference del Governatore Mark Carney della settimana scorsa. Confermata infatti l’unanimità dei voti su tassi di interesse e QE e contenuti pressoché identici a quelli emersi dal report dal punto di vista degli scenari di crescita ed inflazione, quest’ultima sempre più vicina ai target di medio periodo. Le aspettative sui tassi restano dunque quelle che Carney ha lasciato trasparire nell’ultima apparizione dove ha ribadito che rialzi dei tassi dovranno essere graduali e a livelli consistentemente ridotti rispetto a quelli pre-crisi, non facendo naturalmente cenno alla tempistica circa questi presunti innalzamenti comunque legati a parametri quali l’incremento della produttività e dei salari reali, ancora non soddisfacenti. Ieri con testuali parole riportavamo che “l’idea che comunque una forte manovra di politica monetaria da parte della Bank of England possa essere ascritta ai primi mesi del 2015 permane e questo potrà essere scontato dal valore della sterlina che, pur all’interno di movimenti tecnici legati a dinamiche di domanda e offerta, potrà permanere a valori sostenuti contro la gran parte se non la totalità delle major.” Le primissime conferme sono arrivate ieri con una sterlina ampiamente acquistata e in grado di mettere a segno una figura al rialzo contro il dollaro americano, salvo poi ritracciare con l’individuazione ora di punti di supporto più in alto ed in grado di fornirci sempre più conferme del percorso di ripresa e superamento potenziale dei massimi. Termina questa mattina la tre giorni del pound con la pubblicazione del Prodotto Interno Lordo prevista sempre alle 10.30. Movimenti decisamente più contenuti invece sull’euro, che contro il dollaro si è portato nuovamente sui supporti a 1,3650 e che ancora attende il market mover per eccellenza rappresentato dalle decisioni della BCE e che dunque potrà continuare a muoversi con nervosismo testando i supporti e tentando movimenti di ripresa verso le aree di 1,3735 e 1,3775 che apparirebbero valori propedeutici poi ad ampie partenze ribassiste se gli scenari interventisti da Francoforte prendessero forma.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: nuovi minimi dunque per il cambio che ieri ha testato l’area di supporto cruciale a 1,3650, perforando fino a 1,3635. L’impostazione resta ancora ribassista ed il grafico a 4 ore, che evidenzia precise confluenze grafiche tra livelli statici e media mobile esponenziale a 21 periodi, ce lo conferma, Area 1,37 quindi ancora buona per favorire vendite verso i punti di minimo, con 1,3675 come livello intermedio. Un suo superamento invece imporrebbe di guardare a potenziali allunghi a 1,3735, per messa di stop in pari in quanto potrebbe rappresentare un nuovo punto per vendere. Spazio di 40 pips invece se anche questo livello di resistenza dovesse essere superato al rialzo.

USD/JPY: bello il quadro tecnico del cambio. Attese ieri le rotture ribassiste sotto 101,15 ed auspicato il raggiungimento sui punti cruciali a 100,80 per rientri in chiusura di giornata sopra 101,30, che ci confermano uno degli scenari possibili e di potenziale ripresa della quotazione che ha continuato il suo rally questa notte fino ad area 101,75. L’analisi volumetrica mette in evidenza il verosimile caricamento delle posizioni in acquisto sui punti di minimo confermato dalla divergenza rialzista su time frame a 4 ore tra prezzo e oscillatore stocastico già andata a target. Possibili dunque ritracciamenti di breve, accompagnati in questo caso da divergenza su grafico a 1 ora, verso 101,60 e 101,40, per riprese che vedono in area 102 approdi di conferma dello scenario rialzista. Sotto 101,40, tornerebbero in auge delle vendite verso 101,15.

EUR/JPY: simili indicazioni per questo cross che, ad eurodollaro pressochè immobile, si muove in linea ad UsdJpy. Stesse indicazioni volumetriche su daily e di divergenza sul 4 ore che potrebbe in questo caso vedere estensioni verso 139,20 e 139,50 prima di ritracciamenti a 138,80. 138,55 e 138,15 naturalmente i due punti di supporto di riferimento.

GBP/USD: già ampiamente commentata nella prima parte dunque la dinamica che ha riguardato il cable e il rialzo pre e post news fino a 1,6925 poi prontamente rientrati. Di buon ausilio si stanno rilevando i ritracciamenti di Fibonacci disegnati dai massimi a 1,70 ai minimi di metà mese a 1,6740 che hanno evidenziato proprio l’importanza di 1,6835, prima livello di resistenza ed ora di supporto, di 1,6865 poi e di 1,69 (61,8%). Le correzioni che vanno conformandosi trovano ora conferma sul grafico orario che sottolinea la confluenza grafica tra livello statico, media mobile esponenziale a 21 periodi e pivot daily a 1,6880, per ripartenze verso 1,6925. Stop stretto e possibile reverse verso 1,6860, in caso di prosecuzione della correzione.

AUD/USD: estrema la precisione anche di questo cambio che dopo le ottime rotture di 0,9315 ha poi raggiunto i precisi target a 0,9275, 0,9250 e 0,9210, prima di salire in maniera importante fino proprio al primo di questi livelli che tuttavia rappresenta un punto di possibili ripartenze short verso 0,9250. Se questo livello tenesse, confermerebbe lo scenario long fino a 0,9315, altrimenti possiamo attenderci delle nuove discese sui punti di minimo.

Ger30 (DAX): come detto nella prima parte, outlook rialzista per l’azionario in generale ed a maggior ragione per il Dax. Ottima la ripresa di area 9.685, la sua successiva rottura con pullback e ripartenza ora verso 9.735 da valutare come punto però che potrebbe essere testato e superato per poi favorire nuove vendite proprio verso 9.685. Rotture rialziste ulteriori impongono naturalmente la vista sui punti di massimo.

XAU/USD (Oro): l’oro ormai mantiene la sua dinamica di oscillazione nervosa, restituendoci però nel complesso una quantomeno accettabile affidabilità dei livelli tecnici. 1.286, 1.292, 1.296, 1.301, 1.306. Ieri ennesima conferma con rottura al ribasso fino a 1.285 e ritorni poi a 1.292. Guardiamo dunque nuovamente a 1.296 e 1.302 come suggerito dal grafico a 4 ore, ponendo però al primo di questi livello lo stop in pari per quelle che potrebbero essere nuove vendite già a 1.296 dollari l’oncia.

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