Davide Marone, 8 agosto 2014
INTRO
Non c’è che dire: i temi sul mercato non mancano, anzi. E per quanto agosto sia un mese comunemente vacanziero, i mercati finanziari storicamente riservano sempre dinamiche di grande rilievo. Ci troviamo in uno scenario in cui, come ad esempio ieri, hanno convissuto gli importanti meeting di Bank of England e Banca Centrale Europea, seguite questa mattina dalle Minute della Reserve Bank of Australia e dalle comunicazioni della Bank of Japan, e soprattutto le grandi tensioni internazionali che imperversano in diverse parti del mondo. Non ultima la recrudescenza del conflitto in Iraq, motivo per il quale gli Stati Uniti hanno annunciato la possibilità di raid aerei sui cieli del paese.
BoE e BCE
Procediamo per ordine. La Bank of England, come da attese, ha confermato il cash rate allo 0,5% e l’ammontare del Quantitative Easing pari a 375 miliardi di sterline. E, appunto, nulla di nuovo, come dimostra la reazione molto tiepida della sterlina. Ma veniamo alla BCE. Dopo naturalmente aver confermato il corridoio dei tassi - con il tasso di deposito a -0,10%, quello di rifinanziamento principale a 0,15% e quello di rifinanziamento marginale a 0,40% - Draghi ha sostanzialmente rispettato le attese: “wait and see” è l’espressione anglosassone che meglio descrive quanto da egli ieri dichiarato. Draghi ha confermato come, nonostante l’ultimo ulteriore calo dell’inflazione al +0,4%, le aspettative rimangano ancorate e come questo calo dell’inflazione sia legata a fattori tecnici e come sia tuttavia limitata ai settori alimentare ed energetico che per definizione sono al di fuori dell’azione di politica monetaria. Dunque nel medio termine resta il 2% il target a cui guardare, nonostante la lieve ammissione che le aspettative di breve termine debbano invece necessariamente essere ridotte. E qui appare fin troppo difficile esprimere tutte le perplessità su quello che è diventato un vero e proprio ritornello quasi stucchevole. Ancora il banchiere centrale ha confermato la durata della politica accomodante intrapresa attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse e le operazioni dei TLTRO, ovvero iniezioni di credito alle banche, che non partiranno prima di settembre e i cui effetti naturalmente non sarebbero immediati. Altro focus è stato rivolto a quello che si chiama “decoupling” rispetto alla Fed, nel momento in cui sono state reiterate le differenze dal punto di vista di attualità ed aspettative tra le situazioni economiche di Eurozona e Stati Uniti. Inoltre sono stati confermati i timori circa la situazione russo-ucraina, che però Draghi ha in un certo qual modo sminuito rivendicando un quadro di interconnessioni economiche e finanziarie tra Eurozona e Russia, e la preoccupazione circa le riforme e il percorso di crescita dei diversi paesi di Eurolandia. Nessun cenno però ai pessimi recenti dati sulla locomotiva Germania. Lo stralcio verosimilmente più interessante ha riguardato il cenno ai possibili acquisti da parte di Francoforte degli Asset Backed Securities, sui quali Draghi ha confermato che c’è in seno alla BCE un lavoro di preparazione al programma che quindi potrebbe essere messo in atto se necessario. Le reazioni dell’euro, come visto, sono state miste. Forse però il punto nodale è stato proprio quello laddove si è riaffermato il gap con gli Stati Uniti, con possibilità dunque che l’Eurodollaro possa andare a prezzare i differenziali di inflazione e di aspettative sui tassi di interesse e che quindi vada verso nuovi indebolimenti.
RBA e BoJ
Pubblicate dunque le Minute della Reserve Bank of Australia, dopo le decisioni dello scorso martedì: confermati il periodo per la stabilità dei tassi, l’attestazione di un dollaro australiano forte rispetto ai livelli medi storici con ripercussioni tangibili sugli scambi commerciali, la presa d’atto di un mercato del lavoro ancora debole così come aspettative su crescita inflazione ritoccate al ribasso. Tutti motivi dunque per potersi attendere nuovi cali della divisa oceanica. La Bank of Japan ha invece confermato il tasso di interesse di riferimento, ribadito l’impegno all’acquisto di acquisto di titoli per 60-70 trilioni di yen su base annuale per l’incremento della base monetaria e sostanzialmente dichiarato inalterato l’obiettivo di inflazione nel medio termine al 2%. Lo yen è andato, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, ad indebolirsi in maniera importante anche se tutto ciò è avvenuto prima delle comunicazioni dell’istituto centrale. E questo ci porta all’altro grande tema di mercato: gli scenari internazionali.
Scenari internazionali e risk-off
I focolai di tensione e di guerra sono diversi e di grande rilevanza geo-politica e questo non può che impattare sul pricing degli strumenti finanziari; in ultimo ieri, Obama ha annunciato la possibilità di un intervento militare in Iraq dove l’esercito del califfato ha intrapreso azioni di forza nel nord del paese a buon insediamento cristiano. E’ pleonastico ricordare il contesto russo-ucraino, così come gli scenari a tinte fosche sulla striscia di Gaza, in Siria, in Libia ed in Egitto. Appare dunque fin troppo scontato parlare di risk –off che però ci viene confermato ancora una volta dai forti cali dell’azionario, dal rialzo dell’obbligazionario (Bund ai massimi ad esempio) e dal seppur lieve apprezzamento dell’oro. I motivi affinché questa ondata di avversione al rischio possano permanere sussistono a ragion veduta ed ancora una volta il sorvegliato speciale è il mercato azionario che è sempre più vicino, vedi Dax e S&P500, su supporti cruciali perfino nel medio periodo. Ancora una volta l’idea deve essere quella di non comprare la debolezza di mercato, che va invece venduta, e di monitorare i livelli grafici di maggiore attenzione per entrare in scia a delle vendite che probabilmente oggi andranno ammorbidendosi, ma che in scenario multi day è verosimile invece che vadano acuendosi.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: reazione molto volatile quella del cambio vista ieri durante la Conferenza Stampa BCE. In uno scenario di complessiva valutazione e quindi di analisi giornaliera, poco o nulla è però cambiato. Il momentum resta ribassista, con il grafico a 4 ore che risulta ancora eccezionale sui punti di resistenza grazie a confluenze grafiche tra livelli statici e media mobile esponenziale a 21 periodi. L’area di 1,3365/75 è dunque tecnicamente ancora di vendita, fermo restando target sui minimi a 1,3335. Le rotture ancora una volta riguarderebbero la soglia di 1,33. Un approccio aggressivo potrebbe contemplare acquisti sopra il pivot daily per obiettivi vicini a 1,34, che comunque continuiamo ad indicare come primo vero trigger point per posizioni in acquisto.
USD/JPY: come detto pocanzi, prevale ancora il momentum ribassista del cambio come suggerito dal massimo di breve termine visto ad inizio di settimana. E’ lecito dunque attendersi delle rotture del livello di 101,75 per discese verso 101,40 in primis e verso area 101 in secondo luogo. Lo scenario alternativo contempla delle possibili risalite in area 102, che però potrebbe rappresentare un nuovo punto per vendere il cambio con i target appena citati. Difficile perciò pensare ad uno scenario bullish, se non appunto di ritracciamento sui maggiori punti di supporto.
EUR/JPY: ieri parlavamo di uno dei principi cardine del mercato valutario: in un mercato dollaro centrico gli effetti sui cross sono sempre più limitati e il trading di range è spesso la migliore scelta. Ieri parlavamo di come vi fossero state discese contemporanee di EUR/USD e USD/JPY, che avevano dunque creato un effetto amplificato al ribasso per il cross in grado di giungere a 136,25 prima di risalire in maniera significativa. Così come individuavamo area 137,15 quella buona per ripartenze al ribasso ed il prezzo è stato a dir poco millimetrico, con le vendite che hanno rotto i minimi a 136,25 e che idealmente punterebbero ad area 135,50. Valutiamo perciò potenziali correzioni in area 136,25 per pensare a nuovi short monitorando, per scrupolo, la non vicina ma potenziale divergenza regolare rialzista tra prezzo e stocastico che potrebbe formarsi sul grafico a 4 ore. 136,25 primo trigger point al rialzo per rivisitazione di area pivot daily a 136,65.
GBP/USD: la settimana del Cable è iniziata all’insegna del rialzo con chiusure daily vicine ai massimi di giornata, subito poi svilite dall’outside ribassista formatasi mercoledì e dall’ulteriore candela ribassista vista ieri. Resta dunque bearish il quadro tecnico complessivo. Ancora una volta il time frame a 4 ore ci mette in evidenza l’area di confluenza grafica a 1,6835 come propedeutica a nuove discese con sguardo a 1,6780. Simile discorso è implementabile da grafico orario, ricordando come la rottura dei punti di minimo possa condurre al raggiungimento anche repentino di 1,6780. Ancora una volta, essendo in trend al ribasso, siamo conservativi su eventuali long a partire da 1,6855 verso area 1,6890 per stop in pari e valutazioni di allungo verso area 1,6915/30.
AUD/USD: forte dunque il segnale short fornito ieri grazie alle potenti discese del primissimo mattino. L’idea che i ribassi possano arrivare al cruciale 0,9214 sussiste a ragion veduta con l’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi su grafico orario (e 15minuti per i trader di brevissimo) che lavora egregiamente da resistenza dinamica e che individua in area 0,9270 un punto per nuove vendite. Da 0,9280 contemplabili acquisti conservati in direzione 0,93 prima e 0,9320 poi.
Ger30 (DAX): ancora dunque fortemente depressivo lo scenario per l’indice tedesco con candele negative ad ampio range e chiusure vicino ai minimi di giornata. Siamo vicini a supporti cruciali con 8.930 ormai imminente e che potrebbe nel breve suscitare reazioni di prese di profitto verso quota 9mila punti. Chiaro come le ragioni per rivendere l’indice sussistano tutte e come eventuali ulteriori break al ribasso sarebbero davvero potenti con dei target a 8.860 e più in estensione a 8.770. Dunque le vendite sono ancora assolutamente da favorire e solo su segnali di breve si possono contemplare acquisti guardando appunto a 8.990 e 9.030 punti.
XAU/USD (Oro): “significativa la fiammata al rialzo dell’oro che su daily ha fatto scattare un buon pattern rialzista in rottura di 1.294 e che potrebbe trovare conferma al superamento di area 1.310/11 verso 1.319/20. Né 4 ore né orario smentiscono questa view, considerando che quando vi è range e si verifica uno strappo di volatilità così rilevante, verosimilmente è la direzione della rottura quella che il mercato continuerà ad intraprendere.” Questo quello che scrivevamo ieri. E le conferme sono arrivate. Nuove rotture sopra 1.320, ed ancor più, 1.324 verso 1.333 ed obiettivo di medio a 1.344. Ottimo dunque il grafico orario per seguire la tendenza, grazie all’ottima media 21. Ritracciamenti perciò fino a 1.310 ci fanno restare dell’avviso del long. Short sotto verso 1.306 e 1.302.