Davide Marone, 11 agosto 2014
INTRO
Ci siamo dunque lasciati alle spalle gli importanti meeting della settimana scorsa di Bank of England e Banca Centrale Europea, seguite poi da Reserve Bank of Australia e dalle comunicazioni della Bank of Japan; abbiamo assistito purtroppo alla recrudescenza delle grandi tensioni internazionali che imperversano in diverse parti del mondo, con la nuova e drammatica escalation in Iraq e i raid arei degli Stati Uniti. Dunque agosto, come da statistiche, si sta dimostrando un mese piuttosto agitato per i mercati finanziari e i movimenti delle Borse lo hanno pienamente incarnato.
L’euro
Per zelo e precisione, ricordiamo brevemente quanto accaduto 4 giorni fa: dopo naturalmente aver confermato il corridoio dei tassi - con il tasso di deposito a -0,10%, quello di rifinanziamento principale a 0,15% e quello di rifinanziamento marginale a 0,40% - Draghi ha sostanzialmente rispettato le attese: “wait and see” è l’espressione anglosassone che meglio descrive quanto da egli ieri dichiarato. Draghi ha confermato come, nonostante l’ultimo ulteriore calo dell’inflazione al +0,4%, le aspettative rimangano ancorate e come questo calo dell’inflazione sia legata a fattori tecnici e come sia tuttavia limitata ai settori alimentare ed energetico che per definizione sono al di fuori dell’azione di politica monetaria. Dunque nel medio termine resta il 2% il target a cui guardare, nonostante la lieve ammissione che le aspettative di breve termine debbano invece necessariamente essere ridotte. Ancora il banchiere centrale ha confermato la durata della politica accomodante intrapresa attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse e le operazioni dei TLTRO, ovvero iniezioni di credito alle banche, che non partiranno prima di settembre e i cui effetti naturalmente non sarebbero immediati. Altro focus è stato rivolto a quello che si chiama “decoupling” rispetto alla Fed, nel momento in cui sono state reiterate le differenze dal punto di vista di attualità ed aspettative tra le situazioni economiche di Eurozona e Stati Uniti. Inoltre sono stati confermati i timori circa la situazione russo-ucraina, che però Draghi ha in un certo qual modo sminuito rivendicando un quadro di interconnessioni economiche e finanziarie tra Eurozona e Russia, e la preoccupazione circa le riforme e il percorso di crescita dei diversi paesi di Eurolandia. Lo stralcio verosimilmente più interessante ha riguardato il cenno ai possibili acquisti da parte di Francoforte degli Asset Backed Securities, sui quali Draghi ha confermato che c’è in seno alla BCE un lavoro di preparazione al programma che quindi potrebbe essere messo in atto se necessario. Ciò che ci chiedevamo e che continuiamo a chiederci è se l’Eurodollaro possa andare a prezzare i differenziali di inflazione e di aspettative sui tassi di interesse e che quindi vada verso nuovi indebolimenti. Siamo portati a credere che ciò sia più verosimile che mai, in senso storico rispetto agli ultimi anni; da quando la liquidità in dollari ha pervaso il mondo intero, per capirci. I flussi di capitale legati al commercio, da un punto di vista economico, ai cosiddetti risk-asset, da un punto di vista finanziario, hanno visto un recente e sostanziale indebolimento e ciò si è ben riflesso proprio negli asset denominati in euro, come appunto i listini azionari del Vecchio Continente. Il dato sull’export del paese core dell’Europa, la Germania, seguito a sua volta da una release negativa sulla bilancia commerciale, ne sono una prova piuttosto lampante. Graficamente, potremmo essere in uno scenario di correzione in grado in multiday di riportare in auge il cambio, per assorbimenti dell’offerta che potrebbero però terminare all’incontro con resistenze tecniche importanti nell’area che va da 1,3450 a 1,35.
La settimana
Evidentemente meno ricca dal punto di vista del calendario economico, sarà la settimana che si sta aprendo. Oggi non avremo sostanzialmente la pubblicazione di dati di rilievo, e lo stesso dicasi per domani ad eccezione dello ZEW Tedesco, mentre mercoledì vi saranno release su Produzione Industriale e Vendite al Dettaglio della Cina (attenzione perciò in maniera particolare alla dinamica del dollaro australiano, disoccupazione della Gran Bretagna a sua volta seguita dal rapporto della Bank of England sull’Inflazione e dal Discorso del Governatore Mark Carney. Ancora, nel pomeriggio di mercoledì si assisterà al rilascio delle Vendite al Dettaglio degli Stati Uniti e ad alcuni speech di membri del Board della Federal Reserve. Di rilevante importanza invece la giornata di giovedì soprattutto sul fronte europeo, laddove verranno comunicati il Pil Tedesco e soprattutto l’Inflazione dell’Eurozona e si finirà venerdì ancora con il Regno Unito e il suo Prodotto Interno Lordo. Pochi ma precisi dunque i focus, che vedranno protagonisti euro, dollaro e sterlina su tutti. Al di là però dei dati e del loro impatto sui prezzi, la guardia va tenuta ancora molto alta per quello che riguarda le dinamiche di risk-off generate dai numerosi focolai di tensione e guerra, che proprio nei giorni scorsi abbiamo visto manifestarsi con forti cali dell’azionario, dal rialzo dell’obbligazionario (Bund ai massimi ad esempio) e dal seppur lieve apprezzamento dell’oro. Sorvegliato speciale è dunque ancora il mercato azionario che si è drammaticamente avvicinato, vedi Dax e S&P500, su supporti cruciali perfino nel medio periodo. Uno sguardo ai grafici settimanali, oltre che daily, può percioò essere un’ottima abitudine ad inizio settimana.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: il grafico settimanale ci restituisce nuovi massimi e minimi di mercato, volumi medi e un hammer che segue la doji della settimana precedente che si poggiano su medie a 100 e 200 periodi. Tecnicamente dunque un quadro ribassista che però mostra dei segni di perdita di momentum in senso bearish. Il daily, dal suo canto, ci ha mostrato una chiusura positiva su candela ad ampio range, uno stocastico in rialzo ciclico ed un potenziale avvicinamento in area media mobile esponenziale a 21 periodi transitante per area 1,3450. Ciò potrebbe dunque portarci a ritenere che, come si evince dal time frame a 4 ore, che ci troviamo in una correzione propedeutica a fiammate rialziste proprio verso area 1,3450 con 1,3420 come livello per stop in pari e da oltrepassare per giungere a target. Le conferme dovranno arrivare dal grafico orario con il test della media 21 e dunque lo sviluppo del movimento. Stop stretto e reverse sotto 1,34 per riprese di 1,3375 e 1,3355 appaiono tuttavia sensati.
USD/JPY: grande volatilità del cambio che in chiusura di settimana ha messo a segno una pin rialzista che, se superata area 102,15, potrebbe dunque indurre dei long in direzione 102,35 in primo luogo, con warning ai successivi livelli di 102,55 e 102,75. Il grafico orario mostra con buona chiarezza come dei ritorni sotto 101 potrebbero tuttavia far riprendere il percorso lievemente ribassista del cambio in direzione 101,75 e soprattutto 101,50. In ottica multiday, scendere al di sotto di questo livello, rappresenterebbe un potente segnale di vendita.
EUR/JPY: il grafico daily ci impone naturalmente di privilegiare un quadro short. Appare cruciale in ottica di confluenze grafiche di resistenza guardare al livello di 137,20, nuovo potenziale punto short. Il grafico a 4 ore, dopo l’ottima divergenza regolare rialzista prezzo/stocastico di venerdì, sembra infatti fornire indicazioni in senso bearish le cui conferme potrebbero giungere con il break di area 136,70 in direzione 136,25 e naturalmente ai minimi sotto 136. Anche in questo caso, il grafico orario può essere rivelatore nel momento in cui evidenzia proprio 137,70 come area di confluenza grafica di supporto in grado dunque di far ripartire il prezzo nel breve verso 137,20 per valutare eventuali ma prudenti allunghi vero 137,55. Se invece l’area cedesse si manifesterebbe lo scenario bearish evidenziato.
GBP/USD: potente il segnale ribassista sul daily del cable con candela ad ampio range negativo e chiusura sui minimi, propedeutico a nuove rotture al ribasso sotto 1,6765. Il 4 ore sembra poter avvalorare questo scenario grazie all’ottima media mobile esponenziale che transita in area di resistenza statica 1,6810 che può dunque essere un punto di rimbalzo vero nuove vendite e direzioni nuovi minimi a 1,6730 e 1,67. Pochi gli spunti long se non uno sfumato scenario di potenziale “pera cotta” su orario al superamento al rialzo del pivot daily con stop stetto e direzione 1,6810. Operazione dunque di breve.
AUD/USD: segnale daily controverso anche per il cambio che dopo la long white di giovedì, non ha dimostrato direzionalità al ribasso con il formarsi di una doji ad ampio range che poco chiarisce il quadro più immediato del prezzo. Il 4 ore evidenzia ancora area 0,9280 come zona di vendita per rivisitare i minimi a 0,9235. Suggeribili operazioni long invece sopra area 0,93, ma con obiettivi stretti a 0,9315, 0,9330.
Ger30 (Dax): possibile la formazione di un minimo di breve termine daily che andrebbe ad estrinsecarsi con il superamento di area 9.160 punti. Il grafico a 4 ore mostra ancora la possibilità di vendere in area media 21 per classici obiettivi a 9.080 e 9.030 punti. 9.160 resta dunque il livello di maggiore attenzione anche in senso ribassista.
XAU/USD (Oro): nuovo segnale di controverso che solo giovedì ci aveva fornito ottime indicazioni in senso rialzista, svilite in qualche modo dal movimento di venerdì che ha invece lanciato un potenziale segnale bearish. Esso potrebbe divenire importante laddove si dovesse formare un massimo di breve termine con rottura sotto area 1.300 per rivedere dunque livelli ampiamente trattati nella settimana scorsa. Venendo al breve, l’area di 1.306 suggerisce ancora acquisti , più prudenti sopra 1.308 in direzione dunque 1.315 e solo dopo 1.320.