Dalla Cina... inflazione con furore?

Pubblicato 13.02.2023, 19:28

Il super Bowl sgonfia i volumi in questo inizio settimana ma il colore dominante dei listini globali è verde: la seduta odierna è interlocutoria al dato dell’inflazione, con il consensus che si aspetta un rallentamento a +6,2%, dal precedente +6,5% di dicembre.

Nel presente appuntamento settimanale con Investing, si sposta il focus in Oriente, area geografica particolarmente rilevante in questo frangente a livello diplomatico e non solo.

Proprio le relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington che sembravano avviarsi verso la normalizzazione, si sono invece rilevate fragili.
Il “no show” all'ultimo minuto del Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha ricordato a tutti che  il volo ad alta quota sul territorio americano di un misterioso pallone aerostatico, non è stato per nulla gradito.

A livello sanitario, il bilancio umano post ondata covid su Pechino non è ancora noto e forse non lo sarà mai, ma ciò che è certo è la drammaticità dei numeri realizzati.
Sul lato economico, ci si deve chiedere se la riapertura renderà il mercato avido di guadagni come accaduto in Occidente dopo la rimozione delle restrizioni nel 2020, ma la risposta a tale quesito è incredibilmente incerta.

Il tasso di risparmio rimane molto alto e ostacola meccanicamente i consumi. A gennaio, i prezzi alla produzione hanno segnato un -0,8% su base annua e sono inferiori al previsto a dimostrazione che per ora si percepiscono poco le tensioni a monte della produzione. I prezzi al consumo, in aumento del 2,1% su base annua, rimangono contenuti, a differenza degli aumenti storici registrati nell’Eurozona e negli Stati Uniti. Infine, l’ottimismo non è diffuso sebbene le indagini sulla fiducia delle imprese segnino una ripresa.

Inoltre risulta estremamente rilevante un ulteriore quesito legato alla riapertura: potrebbero verificarsi  ricadute sull'inflazione causate da un nuovo aumento dei prezzi delle materia prime, a sua volta dovuto a tensioni sul lato dell’offerta?
Non possiamo saperlo ma ciò che è certo è che le ripercussioni in occidente non tarderebbero ad arrivare.

Tornando appunto in Occidente, il rimbalzo osservato da ottobre e proseguito senza tregua, ha raggiunto livelli estremi. Una pausa sarebbe quindi salutare ed appropriata.

Nel complesso, l'inflazione è in calo e la prospettiva di un aumento della crescita nel corso del 2023 sta limitando il movimento al ribasso dei mercati. Tuttavia, sappiamo che la posizione anti-inflazionistica delle banche centrali sta limitando il potenziale di rialzo degli attivi rischiosi.

Poiché le banche centrali stanno diventando sempre più dipendenti dai dati e in tal senso l'economia risulta sorprendentemente in crescita, i mercati potrebbero scontare una posizione della Federal Reserve più restrittiva di quanto attualmente previsto.

SCENARI PROSPETTICI CONFERMATI RISPETTO ALLA PRECEDENTE ANALISI:
Sia per lo Sp500 che per il FtseMIB si conferma in toto quanto espresso la scorsa settimana. Si aggiunge invece un “veloce“ quadro tecnico sul future ChinaA50, il cui indice sottostante include 50 azioni di aziende con la più alta capitalizzazione di mercato quotate alla borsa valori di Shanghai e Shenzhen.
Anche il focus del grafico si sposta su tale contratto orientale, visti gli incredibili margini disponibili rispetto ai prezzi del 2021, fermo restando la buona dose di rischi sopra menzionati. Al momento primo supporto solido in area 12773, mentre obiettivo long a 15000.
 
 
Buon Investing!

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