“Gettare benzina sul fuoco”. Abbiamo tutti sentito questo modo di dire e l’abbiamo usato in qualche occasione. Morgan Stanley (NYSE:MS), una delle voci di Wall Street più influenti sul trading dell’energia, probabilmente ha dato a questo modo di dire una sfumatura più forte di quanto volesse questa settimana.
Sulla scia del rally di quattro giorni che ha già aggiunto il 65% al prezzo del greggio USA, Morgan Stanley ha pubblicato una nota ieri con le seguenti parole:
“Questo suggerisce che il maggiore squilibrio tra offerta e domanda probabilmente è ormai passato”.
Ed era tutto quello che serviva ai tori che puntano ad una ripresa a V, dopo l’epica caduta del West Texas Intermediate a prezzi sotto zero di due settimane fa.
All’attestazione di ieri, il WTI scambiato a New York ha aggiunto un altro 20%, raggiungendo il massimo di quasi un mese di 25,73 dollari negli scambi post-attestazione.
Grafico giornaliero future del greggio WTI
Il Brent, il rivale britannico del WTI nonché riferimento globale del greggio, è schizzato del 14% ieri e di un totale del 55% dal 27 aprile, con un rally di sei giorni ininterrotto. Il Brent ha segnato 32,18 dollari post-attestazione, il picco dal 14 aprile.
Grafico giornaliero future Brent
E soprattutto, il contango, la differenza negativa, sul mese successivo sia per il WTI che per il Brent è stato nettamente inferiore rispetto ai contratti immediatamente successivi, rendendo il rischio di possederli non tanto alto quanto qualche settimana fa, quando gli investitori praticamente fuggivano dal mercato o compravano solo contratti con scadenza più lontana per conservare greggio con una consegna non imminente. Il contango del mese successivo del WTI era di soli 2 dollari ieri; due settimane fa, era 10 volte tanto.
Tutta questione di tempi
Cosa c’era di così scottante nella nota di Morgan Stanley sul greggio? Beh, secondo un altro detto, è “tutta questione di tempi”.
Il messaggio dell’agenzia di Wall Street sul cambiamento positivo delle dinamiche offerta-domanda del greggio è arrivato un giorno dopo i dati da cui è emerso che le scorte di greggio USA non stanno aumentando tanto rapidamente quanto nelle due settimane precedenti e che lo spazio per l’immagazzinamento della materia prima potrebbe non esaurirsi per il momento.
La teoria riguardante il miglioramento dei fondamentali del WTI si è evoluta dopo le nuove stime pubblicate lunedì sulle scorte di greggio a Cushing, Oklahoma. Il centro è il punto di consegna per i contratti in scadenza il mese successivo dei future del greggio USA legati a barili fisici.
Genscape, un servizio di intelligence energetica noto per le sue analisi delle stime su Cushing, lunedì ha affermato che le scorte presso il centro sono cresciute di 1,8 milioni di barili nella settimana terminata il 1° maggio. Si tratta di una stima piuttosto importante in quanto le scorte di Cushing fino ad allora erano aumentate ad una media di circa 5 milioni di barili alla settimana nelle precedenti quattro settimane.
I timori che finisse lo spazio a Cushing sono stati il fattore che ha portato il contratto del WTI in scadenza a maggio due settimane fa al primo prezzo negativo della storia per il greggio USA in 37 anni. Secondo la U.S. Energy Information Administration, Cushing ha una capacità di 76 milioni di barili e, fino alla settimana terminata il 24 aprile, c’erano già 63,4 milioni di barili immagazzinati.
Data la distruzione della domanda di greggio dovuta al COVID-19 negli ultimi due mesi, ed il quadro altrettanto spaventoso a livello globale per le scorte del Brent, i trader hanno pensato al peggio: che Cushing si sarebbe riempito prima della fine di questo mese e che il greggio USA estratto dal terreno non avrebbe avuto un posto dove andare.
Una svolta per il greggio? O un effetto valanga?
Il ricordo di quelli che hanno dovuto pagare affinché altri prendessero i loro barili fisici di WTI alla scadenza del contratto del mese scorso è vivido nella mente di molti, che si aspettavano uno scenario simile di prezzi sotto zero anche alla scadenza di questo mese. La stima di Genscape su Cushing, quindi, ha segnalato una possibile svolta per il WTI.
Oltre alle stime su Cushing, è cambiato anche qualcos’altro questa settimana: la maggior parte dei 50 stati in America hanno riaperto in qualche modo le attività, dopo le serrate per il COVID-19 imposte da metà marzo.
Ciò significa che la domanda di benzina e gasolio - e alla fine anche di carburante per aerei - aumenterà da qui in avanti.
A dirla tutta, Morgan Stanley non è stato l’unico a far notare il miglioramento dei fondamentali del greggio.
Goldman Sachs, un altro nome di Wall Street noto in tutto il mondo per la sua lettura spesso lungimirante dei mercati energetici e delle materie prime, venerdì scorso ha affermato che il greggio si trova all’apice di “un rally del prezzo in tre fasi” cominciato con una ripresa di sollievo, seguito da un ciclo di inasprimento ed infine da una rivalutazione sostanziale.
Aggiungiamo il miglioramento delle scorte alle due previsioni rialziste di Wall Street: cosa otteniamo? Un effetto valanga, ecco cosa.
Ma non è tutta la storia
Tuttavia, come tutte le belle storie rialziste del mercato, anche questa del greggio ha un rovescio della medaglia. E comincia con le stesse previsioni di Wall Street che hanno alimentato il rally di questa settimana.
Il messaggio che i trader hanno colto dalla nota di Morgan Stanley sembra essere solo metà della storia. Sebbene l’agenzia abbia di fatto segnalato una svolta nelle sue prospettive sul greggio, ha espresso chiaramente che la strada che la aspetta non sarà facile.
Tra i suoi campanelli d’allarme sul greggio:
- Il riequilibrio probabilmente sarà prolungato e procederà a scossoni.
- Le materie prime non sono come i titoli azionari, che possono spesso “far finta di non vedere” un periodo di debolezza a breve termine. Al contrario, offerta e domanda di materie prime devono essere bilanciate ogni giorno: un eccesso di scorte è un eccesso di scorte.
- Il mercato petrolifero sarà ancora considerevolmente in esubero e le scorte probabilmente continueranno ad aumentare.
Goldman Sachs è stato altrettanto cauto nella sua nota di venerdì, scrivendo:
“Oltre a questo rally di sollievo, avvertiamo che il mercato del greggio rialzista che ci aspettiamo richiederà tempo e pazienza”.
“Il greggio resta un asset fisico e di conseguenza ci sarà bisogno innanzitutto di eliminare il sostanziale esubero delle scorte nel secondo semestre del 2020, il che farà sì che la materia prima resti indietro rispetto al rally dei relativi asset finanziari come i titoli azionari”, aggiunge la principale voce sull’energia di Wall Street.
Il greggio sta correndo troppo velocemente allora?
Andandosi ad aggiungere a queste parole di cautela, una panoramica sulle scorte pubblicata dal gruppo di settore American Petroleum Institute dopo la chiusura dei mercati ieri ha suggerito che le scorte di Cushing sono aumentate di 2,7 milioni di barili la scorsa settimana, e non di 1,8 milioni come stimato da Genscape.
L’API ha riportato inoltre un numero minore per l’aumento delle scorte di greggio della scorsa settimana, pari a 8,4 milioni, contro i 9 milioni riportati ufficialmente per la settimana precedente dall’EIA.
Per quanto riguarda le scorte di benzina, l’API ha reso noto che si è registrato un calo di 2,2 milioni di barili, mentre per le scorte di prodotti raffinati, come gasolio e combustibile da riscaldamento, è stato segnato un aumento di 6,1 milioni di barili. La settimana prima, l’EIA aveva indicato un calo di 3,7 milioni di barili per la benzina ed un aumento di 5 milioni di barili per i prodotti distillati.
L’EIA pubblicherà il report sulle scorte della scorsa settimana alle 10:30 ET (14:30 GMT) di oggi, e potremo capire quanto sono accurate le stime dell’API.
Se i numeri ufficiali dovessero rivelarsi essere più ribassisti di quanto si aspetta il mercato, allora sarà il classico caso dei tori che anticipano le aspettative, dicono gli analisti.
“Il mercato [del greggio] è ancora vulnerabile”, afferma Per Magnus Nysveen, a capo delle analisi per Rystad Energy.
“I problemi esistenti non si risolvono magicamente, i problemi dell’immagazzinamento ci sono ancora … Restiamo molto cauti sul breve termine, ma la nostra idea è che vedremo una ripresa del prezzo sul lungo termine”.