Nelle ultime ore è apparso un certo grado di consolidamento sul forex, eccezion fatta per il cambio USD/JPY duramente colpito in mattinata dalle dichiarazioni del ministro del commercio cinese in risposta alle nuove tariffe americane. Cinonostante i colloqui commerciali tra le due superpotenze riprendono e ci si chiede se arriverà il fatidico accordo o se arriverà la rottura totale. Le rivelazioni secondo cui la Cina avrebbe fatto marcia indietro su una serie di accordi sarebbe la causa del pugno duro di Trump.
Se le due parti continuano a sottovalutarsi a vicenda, la seconda metà del 2019 potrebbe essere una corsa senza traguardo. I mercati potrebbero letteralmente esplodere ma in un contesto d’incertezza gli asset rifugio potrebbero rappresentare un’ancora di salvezza. Tutto ciò si va a legare all’incremento di volatilità che ha portato al calo dell’azionario. Tecnicamente, il livello 2860 è un punto chiave da tenere d'occhio sull’S&P 500. Ovviamente se i cinesi abbassassero la guardia cedendo alle richieste USA potrebbe riprendere un rally ancor più forte rispetto a quanto accaduto nei primi mesi dell’anno.
Capite bene che questi prossimi due giorni potrebbero essere cruciali. Tra l’altro si torna a parlare d’inflazione, in Cina ha mostrato segnali di ripresa attestandosi a +2,5% (+2,5% il dato atteso, +2,3% il precedente), mentre il PPI è stato più alto del previsto a +0,9% (+0,6% atteso, +0,4% il precedente), il ché riflette una migliore prospettiva per I produttori quale conseguenza delle misure di stimolo fiscale messe in atto dal governo di Pechino.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri con il Dow quasi piatto mentre l'S&P 500 ha perso -0,2% a 2879 punti. I mercati asiatici rimangono sotto pressione con il Nikkei -0,9% e Shanghai Composite -0,8%, stessa cosa in Europa anche se ora c’è un timido tentative di recupero. Sul fronte materie prime permane il consolidamento su oro e argento mentre il petrolio è tornato indietro dopo il rimbalzo scatenato dal dato sulle scorte.
Oggi spazio all’inflazione USA relativa alla produzione in fabbrica che dovrebbe segnare +2,5% per aprile (da +2,4% di marzo ovvero il minimo degli ultimi 11 mesi). Attenzione anche alla bilancia commerciale USA dove si prevede che il deficit scenda ulteriormente a -$50,2 miliardi per il mese di marzo (da -49,4 miliardi a febbraio). Infine le richieste di disoccupazione settimanali dovrebbero attestarsi attorno a 220.000 da 230.000 della scorsa settimana.