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Ecco il prossimo MEGATREND!

Pubblicato 27.02.2023, 11:46
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Prevale la linea dura!
Questo è quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione della FED con l’inflazione sempre distante dall’obiettivo del 2%. Il mantenimento di un’impostazione nel complesso restrittiva, è per i partecipanti de FOMC necessaria finché i dati macro non confermeranno che l'inflazione si trova su un percorso “discendente” e per questo potrebbe volerci del tempo.

La lettura del PIL USA
per il quarto trimestre 2022 evidenzia un indebolimento dell’economia americana con un +2.7% annualizzato nel quarto trimestre 2022, più basso del +2.9% della prima lettura e del consensus e del +3.2% registrato nel trimestre precedente.

Area Euro: il tasso di inflazione su base annua è risultato pari al +8.6% il mese scorso, leggermente superiore alla stima flash diffusa a inizio mese e in calo rispetto al +9.2% con cui si era chiuso il 2022. Guardando nel dettaglio le componenti, emerge che i principali contributori sono stati i generi alimentari, tabacco e alcool, seguiti da energia e servizi con un dato core rimasto invariato al +5.2%.
Ciò rappresenta un ulteriore argomento a sostegno dei falchi della BCE, ovvero che sia preferibile un rialzo da 50bps in occasione della riunione di politica monetaria di marzo.

Oggi il nostro focus è rivolto alle materie prime e al fenomeno della GREENFLATION, che può rappresentare il megatrend a cui partecipare nel prossimo decennio.


Come ampiamente documentato e vissuto tramite le quotazioni globali dell’ultimo anno, l’inasprimento della politica monetaria, la crisi energetica in Europa e i blocchi del COVID-19 in Cina hanno contribuito all’incremento dell’avversione al rischio nell'economia reale e nei mercati.


Proprio sul versante dell’economia reale, aziende appartenenti a molteplici settori, da quello alimentare a quello relativo alla produzione di energia per citarne alcuni hanno ridotto le proprie scorte e sospeso i nuovi acquisti, lasciando il proprio “magazzino” sostanzialmente vuoto.


La riapertura della Cina e la spinta verso nuove implementazioni di investimenti ecosostenibili potrebbero però cambiare la suddetta attitudine imprenditoriale di breve termine facendo subentrare un nuovo ciclo di accumulo di materie prime: si sancirebbe così il passaggio, dal destocking al restocking, spingendo così nuovamente le quotazioni delle materie prime.

Come già discusso nell’articolo pubblicato per investing.com in data 13 febbraio, la riapertura della Cina post COVID poteva mettere sotto pressione le scorte globali già limitate e sembra che tale effetto sia già in corso.

E’ ovvio che la mobilità globale è in crescita dopo quasi tre anni di restrizioni e in questo inizio 2023 con la Cina riapre tutta l’Asia. Basti pensare alle compagnie aeree locali e internazionali che reintroducendo rotte di volo prima sospese e aprendone di nuove, nella prima metà dell'anno genereranno circa 1,5 milioni di barili al giorno di domanda aggiuntiva di carburante per aerei. L’effetto domino si presenta all’istante: la nuova domanda si ripercuote su altre materie prime, con la Cina che ha visto ridursi le scorte di origine russa a buon mercato andando probabilmente in deficit necessitando dunque di nuovi rifornimenti per soddisfare la domanda di carburante per aerei.

Gli investimenti Green potrebbero essere la chiave di svolta nella lotta all’inflazione energetica di lungo termine.

Proprio in Cina, l’aumento della domanda di rame nello scorso anno è stata strettamente connessa ai record di veicoli elettrici.
Negli Stati Uniti, allo stesso modo, con l'Inflation Reduction Act (IRA) si dovrebbero distribuire 1,6 trilioni di dollari per investimenti Green nel prossimo decennio, sotto forma di sussidi e sovvenzioni a coloro che costruiranno industrie e infrastrutture Green sul suolo americano.

L’Europa non starà ferma a guardare: sembra probabile l’implementazione di un programma europeo IRA concorrente, con una distribuzione potenziale di circa 4 trilioni di dollari nel prossimo decennio.

Tale competizione appare virtuosa e sana, capace di creare maggiore concorrenza sui prezzi delle risorse necessarie e di decentralizzare le aree logistiche dalle roccaforti dell’attuale industria dell’automotive.

E’ palese che la realizzazione di uno scenario Green di questa portata, indurrebbe le nazioni coinvolte nei vari progetti sopra elencati a far scorta di materie prime quali zinco, nichel, rame e alluminio fin da subito, rendendole estremamente appetibili.

Ulteriori segnali tangibili di cambiamento energetico arriva dalla trasformazione delle raffinerie di petrolio in raffinerie di biocarburanti che utilizzano il mais come input principale. La produzione di biodiesel è già aumentata di oltre dieci volte nell'ultimo decennio e l'Energy Information Administration degli Stati Uniti prevede che raddoppierà di nuovo nei prossimi tre anni.

Ci si allontana dunque dalla politica del "cibo prima per le persone e poi per gli animali" verso una futura politica di "cibo in cambio di carburante". Circa il 50% del raccolto di mais negli Stati Uniti e il 35% della frantumazione di soia è già stato diretto alle raffinerie di biocarburanti.
Ne consegue che anche il mais, al pari delle materie prime “ecologiche”, possa inevitabilmente crescere in maniera significativa nel prossimo decennio.

In definitiva ci si riuscirà ad allontanare dell’inflazione energetica ma migrando verso la Greenflation: con l'ondata di investimenti verdi all’orizzonte, i metalli e non solo potrebbero essere il nuovo petrolio. Questi risultati probabilmente ritarderanno qualsiasi significativa normalizzazione dell'inflazione non energetica e creeranno potenzialmente una "greenflation" strutturale.


Se tale prospettiva risulterà corretta, oggi più che mai accumulare sulle materie prime coinvolte nel cambiamento strutturale, potrebbe essere estremamente interessante.

SCENARI PROSPETTICI sui futures SP500 e MIB CONFERMATI RISPETTO ALLA PRECEDENTE ANALISI del 21 FEBBRAIO.

Buon investing!

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