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Eur/Usd l'ultima ottava si chiude con una volatilità ridotta

Pubblicato 01.02.2015, 15:02
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Trend weekly ribassista dal 04.05.2014
Trend daily ribasissta dal 08.05.2014

Partenza all’arrembaggio per la coppia euro contro green back. Il primo mese del 2015 è stato proficuo di ottimi trade per tutti coloro che hanno venduto la coppia; tali movimenti sono stati agevolati anche dal ritorno di un ottima volatilità. Ma nonostante gli ottimi affari, pesano in capo agli investitori il rallentamento dell’economia globale e la debolezza dei prezzi del petrolio, ai quali si aggiungono anche i dati non positivi delle ultime trimestrali di diverse grandi società statunitensi. Inoltre, l’apprezzamento del biglietto verde, stà creando non pochi problemi alle partner ship statunitensi, le quali devono far fronte non solo alla debolezza dell’economia mondiale, ma anche del cambio sfavorevole. Al momento di questa situazione la Fed non sembra tanto preoccupata, tanto che ha confermato di voler alzare i tassi di interesse solo a giugno, sostenendo che l’economia del paese resta ben solida, e che la diminuzione dell’inflazione resta un problema passeggero, mentre nel lungo periodo dovrebbe attestarsi sul 2%. Molto probabilmente nelle prossime settimane Wall Street verrà sostenuta dal QE europeo, e per consuetudine le piazze borsistiche europee dovrebbero avere risultati migliori di quelle americane. Sul fronte macro, nell’ultima seduta della settimana appena conclusa, per quanto riguarda i singoli stati europei, in Germania le vendite al dettaglio hanno evidenziato a dicembre una crescita annua del 4% dal precedente -1% (dato rivisto da -0,8%), mentre su base mensile il dato ha mostrato un progresso dello 0,2% dal +0,9% della passata rilevazione (dato rivisto da +1%). Il mercato si attendeva una crescita del 3,6% a/a e dello 0,3% m/m. Mentre per l’Eurozona, sempre venerdì l’Eurostat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è sceso a dicembre all’11,4%. Si tratta del più basso livello dal dicembre del 2012. Gli economisti avevano previsto un tasso di disoccupazione invariato all'11,5%. Il numero totale dei senza lavoro è sceso, rispetto al mese di precedente, di 157.000 unità a 18,129 milioni. Tra i singoli Paesi il più elevato tasso di disoccupazione lo hanno registrato la Grecia (25,8%) e la Spagna (23,7%), il più basso l'Austria (4,9%) e la Germania (4,8%). Nell'intera Unione Europea il tasso di disoccupazione è sceso a dicembre, rispetto a novembre, dal 10% al 9,9%. Sempre l’Eurostat, ha comunicato anche le stime preliminari dei prezzi al consumo calate nel mese di gennaio dello 0,6%. Si tratta del più forte calo dal luglio del 2009. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,5%. L’inflazione era calata a dicembre nella zona euro dello 0,2%. Si era trattato del primo calo dall'ottobre del 2009. La Banca Centrale Europea ha come obiettivo un tasso d'inflazione al di sotto del 2% per il medio termine. Sempre per quanto riguarda la crescita economica, ieri negli Stati Uniti è stato diffuso l’indice relativo l’andamento del Pil, cresciuto nel quarto trimestre del 2,6% annualizzato. Nonostante era atteso un rallentamento rispetto al +5% del Q3, il dato ha sorpreso un mercato orientato a una contrazione minore (consenso in quota 3%). Inoltre, sempre negli oltreoceano, è stato rilasciato l’indice del costo del lavoro (Employment Cost Index) aumentato nel quarto trimestre del 2014 dello 0,6%. Gli economisti avevano atteso un aumento dello 0,5%. L'indice del costo del lavoro era aumentato in entrambi i due trimestri precedenti dello 0,7%. Su base annua l'indice del costo del lavoro è aumentato lo scorso trimestre del 2,2%. Poi sempre nel pomeriggio sono stati rilasciati altri due dati: il Chicago PMI salito a gennaio, rispetto a dicembre, da 58,3 a 59,4 punti. Gli economisti avevano atteso un calo a 58 punti; ed l’indice che misura l’andamento della fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall’Università del Michigan a gennaio, in versione definitiva, si è attestato a 98,1 punti. Gli analisti avevano stimato 98,5 punti. Dal punto di vista valutario, le indicazioni contrastanti dei vari eventi macro dell’ultima seduta della settimana, hanno favorito la prudenza dell’eurodollaro, che dopo la prima parte della giornata con il segno positivo, resta a fine giornata sostanzialmente invariato chiudendo a 1,1300. Dal grafico inoltre, si evince che non solo l’ultima seduta è rimasta pressochè invariata, nel senso che sia l’apertura che la chiusura giornaliera differiscono per pochi punti; ma anche le passate sedute, è più precisamente da martedì scorso in poi, le quotazioni hanno sempre oscillato intorno al livello di 1,1300, contribuendo a formare una piccola zona di trading range tra 1,2230 ed 1,3800. Ma nonostante la fase laterale a bassa volatilità, la struttura del sentiment generale resta sempre ribassista, situazione evidenziata anche dai vari indicatori che uso abitualmente nell’analisi tecnica, infatti le candele si mantengono al di sotto di tutte e tre le medie mobili esponenziali, posizionate a cascata dalla più lenta (linea verde) alla più veloce (linea turchese) con inclinazione diretta al ribasso. L’area da tenere sotto stretta osservazione nelle prossime sedute resta quella tra 1,1150 ed 1,1100, ovvero la zona dell’ultimo minimo assoluto raggiunta dalla major, la quale se verrà confermata il suo superamento potremmo assistere ad un ulteriore affondo con prima zona di atterraggio intorno alla parità tra le due valute. Eur/Usd

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