Nel corso degli ultimi due anni ed in particolare negli ultimi mesi, la Banca Centrale Europea ha prima dichiarato e poi messo sul piatto una composizione sempre più ampia e variegata di strumenti a sostegno della liquidità dei mercati e del sistema finanziario in generale, con la finalità sia di dare immediato sollievo alle banche sia, in seconda battuta,di fornire supporto all’economia reale, ancora in pieno stallo un po’ in tutti i paesi. Questo ha impresso una ulteriore accelerazione ai titoli obbligazionari che si spingono sempre più verso territori inesplorati, come spesso abbiamo in passato sottolineato nelle nostre analisi.
A soli due anni dal record assoluto di tutti i tempi raggiunto dallo spread Btp-Bund in area 550 punti base, ci ritroviamo oggi su un differenziale di rendimento tra il titolo italiano e quello tedesco che si è ridotto fino a 130/140 punti. Eppure con sempre maggiore insistenza si ritengono probabili ulteriori nuovi cali. Come si può vedere nel grafico importanti livelli su cui si potrebbe arrivare si collocano a 120, poi a 100, e addirittura fino a 60.
Fonte: Bloomberg. Differenziale di rendimento tra il decennale italiano e quello tedesco.
Come spesso abbiamo evidenziato, il quadro di bassa crescita a bassissima inflazione che ha imprigionato l’eurozona in questi ultimi mesi, sembra destinato a perdurare anche in conseguenza delle politiche di austerity in vigore un po’ in tutti i paesi, che impediscono una politica fiscale espansiva azzerando di fatto il ruolo espansivo della spesa pubblica in un momento in cui manca anche quella privata.
In questo contesto è ragionevole dunque ipotizzare che i tassi possano rimanere bassi o molto bassi per un lungo arco di tempo, così come più volte esternato dallo stesso Draghi. Inoltre la presenza attiva della Bce sui mercati, nonché la convinzione sempre più diffusa che nei prossimi mesi si possa vedere nel vecchio continente un quantitative easing simile a quello americano, contribuisce a ridurre ulteriormente la percezione del rischio sul mercato obbligazionario. L’avversione ai titoli portoghesi o a quelli spagnoli e persino a quelli italiani, che dominava solo fino ad un anno e mezzo fa si è come dissolta per lasciare spazio ad una caccia al rendimento che si è fatta sempre più serrata.
Se oggi guardiamo i rendimenti dei titoli di stato dei paesi euro-periferici con scadenze fino a 3 anni, possiamo vedere quanto vicini ai titoli tedeschi si siano spinti. Gli acquisti su questi titoli permangono tutt’oggi nonostante ormai lo yield sia solo una frazione di quello che era solo un anno fa.
Come possiamo notare anche nella figura che sotto abbiamo riportato l’obbligazione portoghese a 2 anni rendeva il 6% a settembre 2013 ed oggi rende solo lo 0,42% Nonostante il rendimento sia irrisorio, questo potrebbe scendere ancora in direzione di quello tedesco che, come possiamo vedere, è in territorio negativo.
Fonte: Bloomberg. Rendimento dei titoli a due anni di Portogallo (azzurro chiaro), Italia (blu), Spagna (verde chiaro) e Germania (nero)
Nel momento in cui si annulla la percezione del rischio, il rendimento teoricamente si approssima ai tassi di riferimento, che come sappiamo oggi nell’eurozona sono a 0,10%.
Nulla vieta quindi di supporre ragionevolmente che tutti i titoli di stato dell’eurozona possano arrivare ad avere rendimenti molto vicini allo zero.
Lo stesso titolo greco a tre anni che, unico in eurozona, rende ben il 3,7%, potrebbe vedere salire le proprie quotazioni anche in modo corposo qualora venisse individuato come prossima preda nell’infinita caccia al rendimento che domina i mercati.