Franchi Umberto Marmi (MI:FUMA) [FUMA.MI] manda in archivio il 2020 della pandemia e guarda con ottimismo al nuovo anno: nei primi due mesi la domanda è stata vivace, in continuità con il quarto trimestre dello scorso esercizio.
II totale dei ricavi e altri proventi dell’anno passato è stato di 51,2 milioni di euro (-21,5% rispetto al 2019). Il risultato netto è stato invece di 10,3 milioni di euro, rispetto ai 16,6 dell’anno precedente.
“Nonostante le difficoltà della pandemia, i risultati in termini di fatturato sono stati buoni”, racconta a Websim l’amministratore delegato Alberto Franchi, “infatti, c’è stato un forte rallentamento nel secondo trimestre, ma abbiamo recuperato molto bene nella seconda parte dell’anno con un ultimo trimestre che è stato di gran lunga migliore di quello del 2019. Alla luce di questo, siamo fiduciosi che il 2021 sarà un anno di crescita omogenea”. I numeri, infatti, parlano di una forte ripresa delle vendite nell’ultimo trimestre 2020 pari a 15,3 milioni di euro in crescita del 53% rispetto al terzo trimestre del 2020 e in aumento del 19,5% rispetto al quarto trimestre del 2019. Alla luce di questi risultati, il gruppo ha proposto un dividendo di 0,241 euro per azione.
Il gruppo del marmo si è quotato in Borsa lo scorso ottobre sul mercato AIM, attraverso una business combination con il veicolo TheSpac. A cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 ha poi perfezionato un’acquisizione rilevando il 50% delle quote dell’Ingegner Giulio Faggioni Carrara S.r.l. per un corrispettivo di oltre 67 milioni di euro. L’operazione di acquisizione ha visto inoltre il parziale reinvestimento da parte dell’imprenditore Gualtiero Vanelli per il tramite della GVM – La civiltà del marmo S.r.l. che ha così acquisito il 9% del capitale sociale di Franchi oltre ad essere stato nominato consigliere del CDA.
“Per noi si è trattato di un deal molto importante con un operatore di escavazione di rilievo”, spiega Marco Nannini, CFO ed Investor Relator manager di Franchi Umberto Marmi, “questo accordo ci permetterà di avere accesso al 25% della produzione della cava, una delle principali nel distretto, in modo da conseguire margini più consistenti e di consolidare la nostra leadership tra i produttori del marmo di Carrara”.
E se da un lato il radar continuerà a essere attivo per l’acquisizione di nuove cave di marmo, ci saranno iniziative per favorire la crescita per linee interne. I piani per il futuro passano per l’apertura di nuovi showroom in tutto il mondo, come del resto è già avvenuto a Sidney e come presto avverrà a New York.
L’azienda, del resto, è molto orientata all’export, con il quale realizza circa il 52% del suo fatturato complessivo. “La domanda in questo primo trimestre è stata vivace in tutto il mondo”, osserva Franchi, “in particolar modo in Cina, dove l’economia è ripresa a grandi ritmi e ci pervengono numerose richieste, domande e molti prendono il visto per venire in Italia a collaudare i nostri prodotti a più alto valore aggiunto”. Ci sono ottimi segnali anche da altri mercati chiave come per esempio la Corea e gli Stati Uniti.
La vendita a livello internazionale non si è fermata nemmeno durante la pandemia, che è stata un buon trampolino per far sviluppare l’azienda a livello tecnologico: “Si è spinto molto sulla vendita attraverso fotografia e video, una tecnica che usavamo già ma che abbiamo avuto modo di affinare”, spiega l’ad, “abbiamo notato che molti clienti stanno adottando questo sistema per acquisire i prodotti a minor valore aggiunto, forse perché hanno capito che è un risparmio anche per loro”.
Sempre guardando al futuro, l’azienda ha voluto ottenere la certificazione ambientale Life Cycle Assessment, divenendo la prima società del distretto del marmo ad averla. “Quest’ultima è una certificazione volontaria, che dimostra il basso impatto ambientale del marmo”, spiega Nannini, “Da questo studio è emerso che la produzione delle lastre in marmo provoca impatti ambientali molto modesti sui comparti aria ed acqua, data la quasi totale assenza di sostanze chimiche nel processo produttivo e la stessa filiera presenta anche bassi impatti di CO2”.