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Fed, i policymaker reagiscono all’inflazione: è troppo tardi?

Pubblicato 17.01.2022, 15:28

I policymaker della Federal Reserve sembrano aver scoperto l’acqua calda, per quanto riguarda l’inflazione, dopo essersela presa comoda per mesi, definendola transitoria. Ma potrebbe essere troppo tardi.

Il Presidente della Fed Jerome Powell ha definito l’inflazione una “seria minaccia” alla ripresa economica, incalzato dalle domande durante la sua udienza di conferma al secondo mandato, martedì. Dopo aver affermato per tanto tempo che la Fed doveva mantenere l’accomodamento monetario per supportare la ripresa, ora ha detto che l’economia non ha più bisogno del supporto di emergenza.

La governatrice della Fed Lael Brainard, comparsa davanti alla Commissione Bancaria al Senato giovedì per la conferma a vice-presidente, ha dichiarato:

“Abbiamo un potente strumento” per l’imitare l’inflazione: tassi di interesse più alti. Dopo essersi opposta per anni ad un inasprimento della politica monetaria, Brainard ha riferito alla commissione che combattere l’inflazione è “il compito più importante” della Fed.

Powell potrebbe aver perso l’occasione

Anche Powell ha affermato che la Fed sa come contenere l’inflazione ed userà i suoi strumenti per farlo se necessario.

Ma aumenta lo scetticismo che alzare i tassi di interesse per placare la domanda sarà inefficace a questo punto per sistemare un’inflazione causata dalla carenza di lavoratori ed altre risorse. Il danno ormai è stato fatto sul fronte della domanda, dopo aver aumentato la massa monetaria e inondato i consumatori di aiuti con i programmi della pandemia.

Powell non sembra ancora d’accordo con la riduzione degli alti livelli di accomodamento monetario: ha detto ai senatori che, secondo lui, la Fed può mantenere intatto il suo rigonfio bilancio e cominciare a ridurre i bond in suo possesso “più in là” quest’anno. Anche se la Fed smettesse di aggiungere acquisti di bond, continuerebbe a reinvestire i bond in scadenza in un portafoglio da quasi 9 mila miliardi di dollari.

Richard Shelby, senatore Repubblicano dell’Alabama a capo della commissione bancaria per anni, ha dichiarato che la Fed ha “perso la sua occasione” ed ha bisogno di intervenire con misure contro l’inflazione molto più in fretta. Ha aggiunto che la Fed, secondo lui, “ha perso molta credibilità” a causa del ritardo di Powell.

Un vero coro di discorsi ed interviste ha fatto eco a Powell e Brainard: altri membri del Federal Open Market Committee si sono detti pronti ad inasprire la politica monetaria quest’anno per fornire un cosiddetto “atterraggio morbido” all’economia, domando l’inflazione senza una recessione.

L’interventista capo della Fed di St. Louis James Bullard, ad esempio, in un’intervista ha dichiarato che secondo lui il FOMC dovrà agire aggressivamente per combattere l’inflazione, alzando i tassi quattro volte quest’anno, a partire da marzo.

Un altro falco, la Presidente della Fed di Kansas City Esther George, afferma che la banca centrale dovrebbe intervenire molto più velocemente per ridurre i bond in suo possesso, cominciando a farlo nonostante l’aumento dei tassi di interesse.

Ma gli economisti di tutto il mondo dicono che molte cose, dai lockdown cinesi alle politiche energetiche verdi, esacerberanno la crisi degli approvvigionamenti, mentre la carenza di lavoratori alimenterà l’inflazione per molti mesi.

L’ex capo della Fed di New York, William Dudley, la scorsa settimana ha dichiarato che la Fed guidata da Powell ha fatto quattro errori cruciali: cambiare la politica per consentire il superamento dell’obiettivo di inflazione al 2% fino ad un surriscaldamento dell’economia, sottovalutare la forza del mercato del lavoro, considerare l’inflazione transitoria, ed evitare di ridurre gli acquisti di bond per paura di un altro “taper tantrum”.

“Penso che il problema al momento sia che i mercati non la stiano prendendo abbastanza sul serio”, scrive Dudley su Bloomberg.

I candidati al consiglio della Fed

I nomi dei candidati del Presidente Joe Biden al consiglio dei governatori della Fed probabilmente non incoraggeranno i partecipanti dei mercati a pensare che la banca centrale sia focalizzata totalmente sull’inflazione.

Sarah Bloom Raskin, candidata alla vice-presidenza per la regolamentazione, non nasconde il fatto che pensa che la Fed dovrebbe spingere le banche a destinare capitale in linea con il tema della riduzione delle emissioni di carbonio.

Il Senatore Repubblicano della Pennsylvania Pat Toomey è stato esplicito nella sua opposizione all’intervento sul clima della banca centrale, dicendo che non è compito della Fed, e la scorsa settimana si è detto “molto preoccupato” per la nomina di Raskin proprio per questo motivo.

Gli altri due candidati al consiglio, Lisa Cook e Philip Jefferson, pur apportando una tanto attesa prospettiva di minoranza alle decisioni della Fed, sono stati coinvolti nell’istituto per la diversità della Fed di Minneapolis. Toomey si è opposto anche all’enfasi sulla diversità della banca regionale, che esula dal compito della Fed secondo lui.

Toomey e Shelby difficilmente faranno saltare gli sforzi per il cambiamento della politica della Fed, ma i loro dubbi potrebbero essere condivisi dagli investitori, che preferirebbero che la Fed non perdesse di vista il bersaglio.

 

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