- In base alle aspettative 2022, META sembra economico, ma forse non abbastanza
- Gli investitori concentrati sul lungo termine possono considerare questo un “anno di reset” e META un’opportunità di acquisto
- Meta ha davanti delle sfide per il futuro che anche i tori devono prendere in considerazione
Malgrado il tonfo di quest’anno, il titolo Meta Platforms (NASDAQ:META) non sembra tanto economico. La società un tempo nota come Facebook è scambiata a circa 15x le stime sugli utili di quest’anno.
In effetti, questo multiplo è minore rispetto a quello che era il titolo FB negli scorsi anni. Tuttavia, questa versione della società non sembra simile alla precedente.
La crescita di Meta è in stallo; il fatturato è sceso su base annua nel secondo trimestre. Per l’intero anno fiscale, gli utili per azione dovrebbero scendere del 28%.
A dire il vero, ci sono delle considerazioni a breve termine da fare. Ma ciò non significa che il titolo Meta sia una scelta a lungo termine. Queste considerazioni a breve termine somigliano ai rischi a lungo termine.
1. È la recessione il problema?
La gestione di Facebook nella call sugli utili del secondo trimestre ha accusato il contesto economico per i deboli risultati del fatturato. Nei commenti, l’amministratore delegato Mark Zuckerberg ha affermato: “Sembriamo essere entrati in un downturn economico”. Il direttore finanziario Dave Wehner ha attribuito la previsione di un altro calo nel terzo trimestre alla “generale incertezza macroeconomica”.
Effettivamente, la domanda inserzionistica si è ridotta.
Nel secondo trimestre 2019, Facebook ha generato ARPU (ricavi medi per utente) di 7,05 dollari. Nel Q2 2022 il dato è stato di 9,82 dollari. Si tratta di un incremento del 39%, quasi il 12% all’anno.
Secondo Meta, il dato ARPU è sceso del 3% su base annua nello scorso trimestre, e certamente scenderà anche nel Q3, come segnale di recessione. Ma il quadro generale sembra più un’inversione alla media. La domanda inserzionistica è nettamente maggiore rispetto a tre anni fa, quando l’economia mondiale era piuttosto solida. Questo, a sua volta, mina l’idea che il fatturato 2022 sia colpito da questioni esterne.
E ci si chiede cosa succederà quando e se l’economia si dirigerà ancora più in basso.
2. Il metaverso
Facebook ha cambiato nome per evidenziare l’impegno nel cosiddetto “metaverso”. Questo impegno costa.
Nel 2021, il segmento Reality Labs, che comprende il metaverso, ha registrato una perdita operativa di 10,2 miliardi. Nel primo semestre, la perdita è aumentata di altri 1,5 miliardi; gli investimenti sul metaverso probabilmente costeranno alla compagnia 12 miliardi di dollari quest’anno.
Per quanto riguarda i fondamentali, il perno dell’ipotesi rialzista sul titolo META è che si tratta di una delle aziende più grandi del mondo; quasi metà della popolazione adulta mondiale usa un’app META quotidianamente.
Ma, se la domanda inserzionistica si sta normalizzando, non indebolendo, questa prospettiva non è necessariamente un’opportunità di acquisto. A parte questo, gli investimenti nel metaverso non rallenteranno.
Per Zuckerberg l’iniziativa potrebbe sbloccare “migliaia di miliardi” di dollari di valore nel tempo.
Per il bene degli azionisti, speriamo che abbia ragione.
3. Il passaggio ai video
I tori potrebbero dire che, anche se Zuckerberg si sbagliasse e il metaverso si rivelasse un flop, il titolo META resta abbastanza economico. Ad un certo punto, la società ridurrà le perdite, consentendo al potere degli utili dell’attività core di brillare.
Ma eccoci al terzo rischio: l’attività core non è più quella di un tempo. La concorrenza di TikTok resta intensa, al punto che Meta sta copiando la piattaforma con i “Reels”, offerti sia su Facebook che su Instagram.
Il problema non è necessariamente che TikTok ruba tempi di visualizzazione ed engagement alle piattaforme Meta. Le inserzioni sotto forma di video brevi non sono neanche lontanamente redditizie. Il CFO Wehner ha notato nella call del Q2 che il passaggio al tempo speso sui Reels è di fatto un peso sui ricavi.
Meta crede che le cose cambieranno col tempo. Gli inserzionisti si adatteranno. Ma il passaggio ai video è parte del rischio più a lungo termine: che il predominio di Facebook si eroda.
Timori simili esistono praticamente sin da quando Meta è sbarcato in borsa, un decennio fa. Dopo un primo giorno di scambi sottotono, il titolo si era quasi dimezzato nei primi mesi nei timori che la società non sarebbe riuscita a monetizzare l’uso sui dispositivi mobili allo stesso modo di quelli desktop.
Questa paura si è dimostrata infondata: FB/META era a 20x dal bottom al picco nel settembre dell’anno scorso. I tori devono essere consapevoli che queste paure circa il passaggio ai video sono altrettanto infondate.
Nota: Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.