Conosciamo il detto: do ut des.
La promessa dell’OPEC di una produzione maggiore del previsto a luglio e agosto sembra uno stratagemma da parte dell’Arabia Saudita per preparare il terreno alla visita, che romperà il ghiaccio, del Presidente Joseph Biden a Riad.
La popolarità del presidente USA langue in vista delle elezioni di metà mandato di novembre, con i prezzi di carburante, alimentari e la maggior parte di beni di prima necessità alle stelle negli Stati Uniti, tra l’inflazione al massimo di quattro decenni.
Dei 23 paesi che fanno parte o collaborano con l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), solo l’Arabia Saudita e, in parte gli Emirati Arabi Uniti, possono dare immediatamente agli Stati Uniti ciò che gli serve per il problema dell’inflazione: Più petrolio.
Ma Biden non ha ancora avuto questo petrolio perché in tutto questo tempo ha rifiutato di avere a che fare con Mohammed bin Salman, l’erede al trono saudita noto come MbS, che la CIA accusa di aver ordinato l’omicidio di un residente statunitense.
Oltre al riconoscimento e al rispetto che gli spetterebbero in quanto erede al trono, MbS vorrebbe anche un supporto più enfatico dagli USA nella guerra nello Yemen. Sia il principe che la sua controparte degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, sono delusi dall’indifferenza di Biden nei loro confronti, nonché dal fatto che non si sia occupato dei timori del Golfo circa il programma missilistico iraniano.
Da “paria” a leader: il dietrofront di Biden su MbS
Sembra essere arrivata l’occasione per rimediare. La Casa Bianca ieri ha riconosciuto il ruolo di MbS nell’estendere il cessate il fuoco nello Yemen. “Riconosciamo la leadership di re Salman e del principe ereditario dell’Arabia Saudita nel contribuire a consolidare la tregua”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre.
Appena 24 ore prima, il governo aveva dichiarato che Biden considerava il principe un “paria” per il ruolo avuto nell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi, nel 2018.
I diplomatici USA a quanto pare lavorano da settimane all’organizzazione della prima visita di Biden a Riad dopo due anni di relazioni difficili per la questione Khashoggi, il tema dei diritti umani, la guerra in Yemen e la fornitura di armi statunitensi al regno. Appena tre mesi fa, MbS si sarebbe persino rifiutato di parlare al telefono con il presidente.
Ieri la Casa Bianca ha anche riconosciuto il ruolo dei sauditi nel raggiungere il consenso dell’OPEC su un aumento delle esportazioni petrolifere.
Il che ci porta esattamente all’obiettivo di Biden.
Do ut des
I sauditi vogliono ottenere il prezzo migliore per l’oro nero; possibilmente senza uccidere la loro gallina dalle uova d’oro. Questo spiega il desiderio di mantenere i prezzi intorno ai 100 dollari al barile anziché farli schizzare a 150, prezzo che potrebbe causare un crash dell’economia statunitense e di quella globale.
“Non è certamente nell’interesse dell’OPEC far cadere il mondo in recessione”, scrive Jeffrey Halley di OANDA.
Idealmente, Biden e i Democratici potrebbero puntare ad un prezzo della benzina tra i 3,80 e i 3,50 dollari al gallone entro le elezioni di novembre. Per averlo, il greggio dovrebbe scendere a 90-95 dollari al barile.
Cogliendo l’occasione della visita a Riad, il presidente potrebbe continuare a spingere il principe saudita e gli Emirati a fare di più con la loro produzione nell’OPEC+.
I sauditi dicono di stare lavorando per aumentare la loro capacità a 13,4 milioni di barili al giorno entro il 2027, dagli attuali 12,4 milioni. L’attuale produzione di Riad è di 10,5 milioni di barili al giorno e raramente ha testato livelli di produzione sostenuta sopra gli 11 milioni.
Agli Emirati, invece, restano meno di 2 milioni di barili al giorno di capacità di riserva.
A prescindere che ottenga o meno quello che vuole, nessuno si aspetta che Biden si ingrazi MbS quanto aveva fatto il suo predecessore Donald Trump.
“Dipenderà da MbS fino a che punto vorrà arrivare con il presidente”, spiega Kilduff.
E aggiunge:
“I rapporti dei sauditi con Biden non sono ottimi e probabilmente non lo saranno mai. Ma se MbS pensa di voler fregare gli USA dopo aver fatto inchinare il presidente, allora dovrebbe aspettarsi una ritorsione per lo Yemen ed affrontare altri problemi. Biden potrebbe anche, alla fine, stringere un accordo nucleare con l’Iran e riportare il petrolio iraniano sul mercato senza sanzioni. I sauditi sperano ancora che questo accordo non si realizzi”.
Do ut des, no?
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.