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Il Beige Book dipinge un'economia da soft landing. Ma tassi su di 50 bp

Pubblicato 19.01.2023, 06:41

Alle 14:30 sarà reso noto il PhillyFed di gennaio (stima -11 punti contro -13,8 di dicembre) e la disoccupazione settimanale (stima 214k contro 205k della scorsa settimana).
 
L’inflazione Europea di dicembre è risultata in linea con le stime al 9,2% e in discesa rispetto al 10,1% di novembre. In maggiore flessione, ad evidenza della riduzione dell’attività produttiva, sono risultati i dati USA di dicembre: i prezzi alla produzione sono diminuiti dello 0,5% (-0,1% la stima) e la produzione industriale ha fatto registrare una flessione dello 0,7% (-0,1% la stima). In frenata anche i consumi sempre di dicembre, che subiscono un calo dell’1,1% (-0,8% la stima).
 
Come di consueto, quindici giorni prima del meeting della FED, ieri alle 20 è stato reso noto il beige book. Secondo quest’ultimo, l'attività economica complessiva dei diversi distretti è rimasta relativamente invariata rispetto alla relazione precedente. Cinque distretti hanno riportato aumenti lievi o modesti dell'attività complessiva mentre sei non hanno notato cambiamenti o lievi diminuzioni.
 
La spesa dei consumatori è aumentata leggermente, con alcuni rivenditori che hanno riportato vendite più robuste durante le vacanze. Altri rivenditori hanno invece notato come l'elevata inflazione abbia continuato a ridurre il potere d'acquisto dei consumatori, in particolare tra le famiglie a reddito basso e moderato. I produttori hanno indicato che l'attività è diminuita in media in modo modesto grazie all’attenuazione delle interruzioni delle catene di approvvigionamento.
 
L'occupazione ha continuato a crescere a un ritmo da modesto a moderato e diverse imprese hanno continuato a segnalare difficoltà nell'occupare le posizioni aperte. Molte aziende hanno esitato a licenziare i dipendenti anche se la domanda per i loro beni e servizi è rallentata e hanno pianificato di ridurre l'organico attraverso il logoramento, se necessario. Con mercati del lavoro costantemente tesi, le pressioni salariali sono rimaste elevate.
 
I prezzi di vendita sono aumentati a un ritmo modesto, ma con una dinamica in rallentamento rispetto a quella degli ultimi periodi di riferimento. Sono sempre più numerosi i rivenditori che hanno notato una maggiore difficoltà a far passare gli aumenti dei costi, suggerendo una maggiore sensibilità al prezzo da parte dei consumatori.
 
I dati che via via vengono rilasciati e il beige book sembrano indicare come probabile un soft landing dell’economia USA. L’inflazione è in fase calante, i consumi si stanno riducendo e la disoccupazione ora stabile. Questo fa propendere i mercati per un aumento di 25 bp nel meeting della FED del primo febbraio prossimo.
 
In realtà l’inflazione, pur in calo, rimane intorno a livelli elevati, (soprattutto quella core), la riduzione dei consumi non sembra sufficiente a guidare l’inflazione all’obiettivo del 2% e la disoccupazione rimane molto bassa. 
 
Non crediamo quindi che la FED diventerà meno falco. E ci aspettiamo che nel prossimo meeting l’aumento dei tassi sarà di 50 bp. Del resto, riportare il sistema economico in equilibrio richiederà (secondo Powell) sacrifici da parte di tutti. Con i numeri rilasciati fino ad ora, non ci sembra che gli americani stiano facendo molti sacrifici.

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