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Il Bitcoin è una cravatta?

Pubblicato 25.02.2021, 10:36
BTC/USD
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Tutto può avere un prezzo: una azione ha un prezzo, ma anche una cravatta ha un prezzo. Però possiamo notare che
→ possedere una azione dà un reddito; cioè spendo soldi per avere indietro altri soldi;
→ avere la cravatta non dà reddito e se va male si macchia. Cioè spendo e basta.

E allora perché comprare cravatte? Nessuno sano di mente dovrebbe comprarne. Eppure si vendono, e a volte anche a caro prezzo. Perchè? Per due ragioni.

1) la cravatta offre piacere a chi la indossa; e questo piacere si può monetizzare. Poi sta a ciascuno noi decidere quanto. Cioè se vogliamo una cravatta da 50 euro o una da 1000 euro.
2) costa produrla.

Queste osservazioni portano alle seguenti due domande:

1) Ma allora cosa è un prezzo? Cosa esprime quel numero?
2) Perché un oggetto ha proprio quel prezzo? Chi determina il prezzo? E come fa a farlo?

Tutti abbiamo sentito dire che “il prezzo è dato dall’incrocio tra la domanda e l’offerta”, ma cosa vuol dire veramente questa frase? Attenzione però: riflettere su questa domanda porta anche a chiederci: “Ma cosa succede al prezzo se si riesce a influenzare o la domanda o l’offerta?” Vi anticipo che divideremo queste domande in due puntate. Su questo ultimo tema torneremo nella puntata successiva.

Oggi parleremo di prezzi e di cosa sono; ma anche di bitcoin, azioni e cravatte.
Il prezzo di un oggetto che dà un reddito è abbastanza facile da calcolare: secondo la teoria il prezzo è pari al valore attuale dei suoi redditi futuri.

Se avete comprato una casa anche voi, magari senza saperlo, avete fatto una stima dei redditi futuri della casa che avete comprato. Per decidere avete fatto - magari a muzzo – la stima del valore attuale degli affitti futuri meno le future e poi avete deciso:”la compro”. Curioso che abbiate fatto una cosa così elaborata magari senza rendervene conto... eh la mente umana.

I più attenti mi diranno: “ma non c’è un solo prezzo, perché quando devo vendere una casa chiedo un tot in più, per poi accontentarmi di un po’ meno”.

Vero! In economia - a differenza del linguaggio comune - quando vendete voi siete l’offerta, mentre quando comprate voi siete la domanda. Ma domanda e offerta sono cose diverse dal prezzo: solo quando firmate davanti al notaio avete fatto il prezzo. Cioè vi siete messi d’accordo con la controparte per es. 100 mila euro. Quella cifra rappresenta - sia per chi compra sia per chi vende - il valore attuale dei redditi futuri di quella casa. Chi compra pensa che possa esserci ancora un margine di guadagno o monetario o di piacere; chi vende la pensa all’opposto.

Se invece non andate davanti al notaio è perché c’è un disaccordo tra le due stime sui flussi futuri immaginato dal compratore e dal venditore. Capite allora cosa è il prezzo? E’ la stima del valore che in futuro potrete ricavare da quell’oggetto. Non importa se sia una casa o una cravatta.
E finché siamo su oggetti come case o azioni siamo a posto. Il problema diventa quando dobbiamo stimare il prezzo di una cravatta. Lì si tratta di capire quanto godimento ci dà una cravatta. Ma ci torneremo.

Adesso cambio argomento per un momento, ma è molto importante che vi ricordiate quello che vi dirò perché ci tornerà utile in seguito.

La cosa interessante è che i tecnici, per stimare il valore attuale di un bene – ad es. una casa - devono fare delle ipotesi numeriche precise sul valore degli affitti e delle spese che ricaveranno nel futuro e poi devono riportare ad oggi quei valori.
Lo sappiamo tutti che avere 1000 euro oggi o tra 10 anni sono cose differenti: ed è meglio averli oggi. I tecnici hanno quindi un problema: come si calcola il valore attuale dei 1000 euro che avrò tra 10 anni? La risposta è complicata ma a noi basta sapere che si usano alcune formule dove l’ingrediente principale è il tasso di interesse. Quello stesso tasso che i Governatori delle Banche Centrali stabiliscono con estrema cura. E lo fanno perché con quello si governa l’economia reale.

Mi spiego meglio. I tassi sono il fulcro dell’economia: se un Governatore ha paura che ci sia troppa inflazione (cioè i prezzi si alzano troppo rapidamente) alza i tassi: con i tassi alti la gente invece che comprare una casa preferisce tenere i soldi in banca e godersi gli interessi, senza sbattimenti con l’inquilino. Ma poichè la gente tiene i soldi in banca anziché comprare case allora cala la richiesta di case. Quindi sappiamo che quando cala la domana il valore delle case scende. E questo avviene per es. quando si alzano i tassi. E analogamente la stessa cosa avviene anche ai bond alle azioni.

Viceversa se l’economia va a rilento i Governatori delle Banche Centrali ci dicono: “troppo comodo tenere i soldi in banca. Voi vorreste un reddito senza sbattimenti, ma io non ve lo permetto! Adesso abbasso i tassi, così vi costringo a prendere i vostri soldi e a comprare una casa. Poi trovatevi un inquilino e affittategliela. A quel punto, poiché i tassi sono scesi, la richiesta di case aumenta, e i valori delle case crescono, così come quelli delle azioni e dei bond.

Vedete come i tassi sono la cerniera tra l’economia reale e quella finanziaria? E credetemi capire questo passaggio non è da tutti.

Adesso torniamo a noi. Ricordate che avevamo detto che se un oggetto dà un reddito è possibile calcolare il suo prezzo come somma dei suoi redditi futuri riportati ad oggi?

Adesso passiamo alle cravatte. Se un oggetto, una cravatta, non dà un reddito perché vale?
Mi direte. Per il piacere che procura. E quanto vale? E come faccio per stimare il suo prezzo?

Per esempio si potrebbe stimare il suo costo di produzione. Ma se il costo di produzione è sproporzionatamente basso? Per es. un quadro celebre: il costo della tela e dei colori è certamente minimo rispetto al valore totale. Allora come si fa?

Si prova a monetizzare il piacere di possederlo: se qualcuno spende molto per averlo vuol dire che c’è almeno una persona disponibile a spendere quella cifra. Ma poiché l’offerta è unica (perché il quadro è uno solo) allora quel quadro vale quella cifra.

Capite però che in assenza di flussi di reddito stimare il prezzo di un oggetto basandosi su questi ragionamenti crea una stima del valore un po’ traballante. Quante cose possono accadere perché il valore di un bene unico, possa cambiare di colpo? Sia nel bene che nel male. Immaginate un’opera d’arte in due copie. Pensate poi che una di queste vada persa. L’altra diventa un pezzo unico e il suo prezzo potrebbe almeno raddoppiare, o più.

E adesso invece immaginate un miliardario, che so Elon Musk. Se rischiasse la rovina economica, magari, per provare a salvarsi proverebbe a vendere un quadro unico; magari, pur di vendere alla svelta, sarebbe disponibile a venderlo alla metà di quanto lo aveva pagato. Ma se la quotazione di quel quadro scende di botto, cosa sarà del prezzo degli altri quadri dello stesso pittore? Resteranno fermi o scenderanno solo perché uno dei suoi quadri è sceso?

Altre volte per cercare di capire come valutare un bene che non dà flussi di reddito potremmo provare a valutarlo in base alla sua utilità. Questo avviene per le materie prime. Vi ricordate del sale nell’antichità? Si parla ancora oggi di “salario”. Il sale nell’antichità era utile per conservare il cibo e quindi era indispensabile e diventato quasi moneta anche s edi sale in mare ce n’è a bizzeffe.

Quindi come possiamo valutare il bitcoin? Per la loro scarsità? Come se fosse una litografia a numerazione limitata? Certamente. Ma anche le unghie di varano sono quasi introvabili, ma non per questo sono molto richieste. E allora perché è desiderabile il bitcoin? Serve per fare scambi. Ma non è mica il solo. Ci sono una pletora di concorrenti.

E quale sarà il suo prezzo nel prossimo futuro? E chi lo sa. Ma nel lungo periodo ho una opinione ben precisa, se non sul prezzo almeno sul suo ruolo. La domanda per me è: chi gioca contro il bitcoin?

Tecnicamente - anche se non da un giorno all’altro - il bitcoin potrebbe essere sostituito senza troppe difficoltà da qualsiasi altra moneta elettronica simile. La forza del bitcoin oggi, come quella dell’oro nei secoli - sta nell’essere accettato, ma nulla più. Come ogni criptovaluta non ha un valore in sé.

Si tratta di un mezzo, non di un bene. Con l’ro ci puoi fare dei circuiti stampati o delle monete o dei gioielli. Ma con una moneta virtuale cosa ci fai? Solo scambi.

I governi in modo molto intelligente non lo hanno proibito e così non ne hanno fatto un simbolo. Anzi lo hanno accolto. Lo sapete che hanno creato futures sul bitcoin, quotati su un mercato regolamentato? Questo pone le premesse affinché venga soppiantato in modo soft da sistemi analoghi, ma sotto il controllo dei governi nazionali.

La questione del bitcoin, per i governi, è vitale: vi ricordate che con i tassi si governa l’economia reale? Ma i tassi si governano usando la quantità di moneta. Se si cede il controllo della moneta si cede il controllo dell’economia e quindi si perde sovranità. A certe condizioni è anche utile e vantaggioso perdere sovranità, ma in genere gli scambi di sovranità si fanno a due condizioni. Uno guadagnarci qualcosa; due sapere a chi la si cede la sovranità. E nel caso del bitcoin non si sa né cosa ci guadagna uno Stato, né a chi si sta cedendo la sovranità. Ma anche se non la si cedesse a nessuno, non sarebbe per nulla rassicurante.

Quindi per me il Bitcoin è in prospettiva morto. Che poi possa andare a 200 mila euro al pezzo da qui a un paio di anni, ci sta, ma ci sta anche il contrario.

Prima di lasciarvi creo un aggancio per la settimana entrante.

Qui di seguito vedete un elenco di beni ordinati in base alla stabilità del prezzo:
 
tabella

A questo punto dovreste “vedere” anche solo per esperienza che i beni che producono flussi di reddito hanno una maggiore intrinseca stabilità di prezzo per le ragioni che ci siamo detti.

Poichè agli uomini piace la stabilità (notate che il famoso “...e vissero tutti felici e contenti” delle favole non è altro che la promessa della stabilità eterna), un oggetto che abbia una certa stabilità di prezzo lo rende più desiderabile. Così è un preciso interesse di chi tratta beni che non producono redditi, controllare attentamente il flusso di domanda e di offerta, proprio per stabilizzare i prezzi del loro articolo.

Non a caso, per i diamanti, dove metà del mercato mondiale è fatto dalla De Beers, questa controlla attentamente l’offerta di gemme, adeguandola costantemente alla liquidità presente sul mercato, in modo da far crescere i prezzi nel tempo, senza troppi scossoni. E dandogli così l’aura di essere un bene rifugio. Ma capite che si tratta di un artificio?
Per l’arte poi c’è una lobby informale delle case d’asta che controlla il mercato.
Per l’oro e le merci addirittura c’è un mercato formale, molto controllato dai governi mondiali. 

Insomma come potrete vedere anche con il video che vi consiglio avere un monopolio è sempre una garanzia... per chi ce l'ha.

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