Banche italiane più appetibili dopo la tempesta
La tempesta che ha scosso il settore bancario in Usa e in Europa ha creato ben pochi danni in Italia. Segno che gli istituti di credito del nostro Paese, per decenni tacciati di mancanza di efficienza e bassa redditività, hanno una solidità intrinseca che li mette al riparo dalle crisi di fiducia.
Non è andata così per alcuni grandi nomi del credito europeo, come Deutsche Bank (ETR:DBKGn) e Société Générale, che nell’ultimo mese hanno visto le loro quotazioni di Borsa scendere rispettivamente del 26% e del 24%. Su questi due istituti si è avventata la speculazione internazionale facendo leva sulla forte esposizione di queste banche ai prodotti derivati e agli alti rischi connessi.
Intesa Sanpaolo e Unicredit (BIT:CRDI), le due principali banche italiane, nello stesso periodo hanno visto le loro quotazioni scendere soltanto del 9% e del 7%: era certamente impossibile attraversare un uragano come il fallimento della Silicon Valley Bank e il salvataggio forzato del Credit Suisse senza pagare un minimo pegno.
Il risultato è che oggi Intesa Sanpaolo e Unicredit godono di un riconoscimento internazionale del loro buono stato di salute e offrono quotazioni di ingresso interessanti ai potenziali investitori.
Unicredit: la Bce approva il buyback da 3,34 miliardi
Prendiamo Unicredit. Il 28 marzo scorso la Bce ha detto sì al maxi-buyback proposto dal cda per un importo massimo di 3,34 miliardi di euro da eseguire nel 2022. E’ la conferma dell’apprezzamento da parte dell’Autorità di Vigilanza della solidità della banca.
L’approvazione, ha spiegato Unicredit, è basata sulle informazioni finanziarie fornite dalla società, che hanno evidenziato “una significativa solidità dei livelli di capitale e una generazione organica di capitale ai vertici del settore”.
Insieme al dividendo proposto, il buyback comporta una distribuzione totale agli azionisti per il 2022 di 5,25 miliardi di euro, con un aumento del 40% rispetto al 2021. Nel contempo la banca punta a mantenere una posizione di capitale robusta: il Cet1 ratio di Unicredit, pro-forma per la distribuzione, è pari al 14,9% alla fine dell’anno 2022 “e si prevede un ulteriore aumento nel primo trimestre 2023”, spiega il comunicato della banca.
Intesa registra un incremento delle entrate superiore alle attese
Per quanto riguarda Intesa, la prima banca italiana ha chiuso l’ultimo trimestre del 2022 registrando un aumento del 13,1% delle entrate rispetto all'anno precedente. Il dato è stato superiore alle attese degli analisti. L’indice di solidità patrimoniale Cet1 ratio FL è aumentato dal 12,4% al 13,5%, grazie all'ottimizzazione dei requisiti patrimoniali ponderati per il rischio. La banca ha confermato un payout ratio del 70% (quota di utili distribuibili agli azionisti) e ha annunciato un buyback (acquisto di azioni proprie) di 1,7 miliardi di euro, da concludersi entro il 22 maggio.
Significative le parole del Ceo Carlo Messina sulla recente crisi: “Non è che se fallisce una banca mal gestita negli Usa e un'altra in Europa i cui problemi erano noti a tutti, possiamo mettere in discussione la solidità del sistema bancario europeo e italiano. Il sistema bancario italiano si fonda sui depositi e ha una solidità molto superiore. Quindi non vedo nessun tipo di problema".
I programmi di riacquisto di azioni proprie decisi dalle due banche costituiranno un importante sostegno alle quotazioni. Dall’inizio dell’anno le azioni Unicredit sono salite del 30% e negli ultimi 12 mesi segnano una performance del 72%. Intesa guadagna il 12% dall’inizio dell’anno e l’11% negli ultimi 12 mesi.
Soluzione di investimento
Per chi vuole approfittare del recente calo delle quotazioni e investire su Intesa Sanpaolo e Unicredit segnaliamo un interessante strumento recentemente lanciato sul mercato da Marex Financial, che si caratterizza per premi molto consistenti e una buona protezione del capitale.
È il certificate Autocall Snowball con codice Isin IT0006754870 con scadenza fra quattro anni che offre premi trimestrali 4,375%, pari a un premio annuo del 17,50%. Il capitale è protetto da una barriera al 65% che garantisce fra quattro anni il rimborso al 100% del Valore nominale (1.000 euro) anche in caso di ribasso dei due sottostanti, fino a un arretramento massimo del 35%.
La caratteristica di questo prodotto è che i premi non vengono distribuiti trimestre dopo trimestre, ma si accumulano “nella pancia” del certificate. L’investitore li riceverà tutti insieme o alla scadenza finale, o in caso di rimborso anticipato del prodotto (autocall).
Come funziona
La possibilità del rimborso anticipato scatta a partire dal prossimo 7 novembre. A quella scadenza il certificate, che è stato emesso il 10 febbraio 2023, arriverà con già “in pancia” tre bonus da 43,75 euro l’uno, pari a 131,25 euro.
Se il 7 novembre i prezzi di chiusura di tutti e due i sottostanti saranno superiori ai Valori iniziali (Strike), il certificate verrà rimborsato a 1.000 euro (il 100% del Valore nominale) e in più l’investitore riceverà i 131,25 euro di bonus. A questo si aggiungono 24,5 euro perché il certificate oggi quota sotto la pari a 975,53, in tutto 155,75 euro su 975,53 ovvero il 15,9% in poco più di 7 mesi pari al 27% annualizzato.
Se invece anche uno solo dei sottostanti quoterà allo stesso livello dello Strike, o al di sotto, non succederà niente e l’appuntamento viene rinviato alla scadenza successiva, con la differenza che tre mesi dopo il certificate si presenterà con “in pancia” quattro bonus, equivalenti a 175 euro. Ogni trimestre il monte-bonus crescerà di 43,75 euro fino a quando non ci saranno le condizioni per il rimborso anticipato.
Cosa succede alla scadenza finale
Alla scadenza finale dell’8 febbraio 2027, se il certificate non sarà stato rimborsato anticipatamente, si potranno verificare tre ipotesi.
- Entrambi i sottostanti quotano sopra i Valori iniziali. Il certificate viene rimborsato a 1.000 euro (100% del Valore nominale) e l’investitore riceve tutti i 16 bonus per un importo complessivo di 700 euro. L’investimento si chiude con un rendimento annuo del 17,5%.
- Anche solo uno dei sottostanti ha una quotazione inferiore al Valore iniziale, ma il ribasso è inferiore al 35%. Non verrà pagato nessun bonus e il certificate verrà rimborsato al 100% del Valore nominale (1.000 euro).
- Anche solo uno dei sottostanti accusa un ribasso di oltre il 35% rispetto al Valore iniziale, quindi è stata perforata la barriera al 65%. L’investitore non riceve nessun bonus e il certificate viene rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei due sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore sia Unicredit con una discesa del 40% dal Valore iniziale: il certificate verrà rimborsato al 60% del Valore iniziale, cioè a 600 euro.
Oggi il certificate IT0006754870 è acquistabile sul mercato a 975,53 euro, un prezzo inferiore del 2,5% rispetto al Valore nominale. Questo prezzo riflette il fatto che sia Unicredit che Intesa Sanpaolo oggi valgono in Borsa circa il 4% in meno dei Valori iniziali, che sono le quotazioni dello scorso 7 febbraio, ovvero 2,4685 euro per Intesa Sanpaolo e 18,262 euro per Unicredit.
Di seguito una tabellina riassuntiva sui livelli di riferimento del prodotto
Da notare che gli analisti sono positivi su entrambe le banche. Per Intesa Sanpaolo la media dei target price è 2,99 euro (potenziale di rialzo del 28%).
Per Unicredit la media dei target price è 21,95 euro, un obiettivo di prezzo che indica un potenziale di rialzo del 27%.
Attenzione: Il Certificate IT0006754870 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento. Marex Financial gode di un buon rating BBB da parte di S&P. I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione. Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
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Entrambi i sottostanti quotano sopra i Valori iniziali. Il certificate viene rimborsato a 1.000 euro (100% del Valore nominale) e l’investitore riceve tutti i 16 bonus per un importo complessivo di 700 euro. L’investimento si chiude con un rendimento annuo del 17,5%.
Anche solo uno dei sottostanti ha una quotazione inferiore al Valore iniziale, ma il ribasso è inferiore al 35%. Non verrà pagato nessun bonus e il certificate verrà rimborsato al 100% del Valore nominale (1.000 euro).
Anche solo uno dei sottostanti accusa un ribasso di oltre il 35% rispetto al Valore iniziale, quindi è stata perforata la barriera al 65%. L’investitore non riceve nessun bonus e il certificate viene rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei due sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore sia Unicredit con una discesa del 40% dal Valore iniziale: il certificate verrà rimborsato al 60% del Valore iniziale, cioè a 600 euro.