Il crash di questi giorni non è come la bolla delle DotCom

Pubblicato 14.09.2020, 14:22
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Se ti è capitato di dare un occhio al mercato azionario durante la settimana prima del Labor Day (lunedì 7 settembre), allora probabilmente avrai notato il forte calo del 3 settembre e quello dell’8 Settembre. Il Dow Jones è sceso di oltre 1500 punti mentre il Nasdaq ha perso quasi il 10% in tre giorni. 

Come di solito accade nei grandi momenti di crisi, molti investitori si sono lasciati prendere dal panico. I marketer di Wall Street hanno speculato selvaggiamente sul fatto che il grande rimbalzo delle azioni dopo il fulmineo mercato ribassista di febbraio e marzo fosse finalmente giunto al termine. I titoli tecnologici preferiti sono stati martellati ancora più duramente portando alla memoria la bolla delle dot-com nei primi anni 2000*.

*Dalla fine degli anni novanta la capitalizzazione dei mercati dei paesi più industrializzati vide un rapido aumento del valore delle aziende attive nell’ambito di Internet e nei relativi settori e più in generale nel settore informatico denominato Dot-com; erano compagnie di piccole dimensioni.  Una combinazione di rapido incremento dei prezzi delle azioni, la convinzione del mercato che le società in oggetto avrebbero prodotto dei profitti in futuro e la speculazione individuale sulle azioni crearono un ambiente in cui molti investitori trascurarono i tradizionali parametri di valutazione in favore della convinzione nel progresso tecnologico.
Il collasso della bolla si ebbe tra il 2000 e il 2001 e venne soprannominata “La Bolla delle Dot-com”. 

In termini assoluti giovedì 3 settembre sono stati persi molti soldi poiché le azioni statunitensi hanno registrato la più grande vendita da giugno. Apple Inc (NASDAQ:AAPL), ancora la prima e unica azienda al mondo da $ 2 trilioni, ha perso $ 219 miliardi di capitalizzazione di mercato nei due giorni di negoziazione dalla chiusura di martedì. 

Ci sono ovvie somiglianze alla famosa bolla delle DotCom? 

Probabilmente no. È impossibile saperlo con certezza, ma finora questa non è nemmeno una correzione e non è malsana anche se sconvolgimenti giganteschi come questo possono accadere solo se qualcosa di malsano è già in corso nei mercati.

Innanzitutto se guardiamo ai FAANG ponderandoli con l’S&P 500 noteremo che la sovraperformance delle principali società tecnologiche sembra ancora notevole. C’è ancora molta strada da fare prima di parlare di vera e propria rotazione settoriale, da tecnologico a settori tradizionali.

Il piccolo rimbalzo di ieri è un semplice segnale che il denaro non sta lasciando il mercato, viene semplicemente rimescolato, noi lo chiamiamo effetto lavatrice. Mi aspetto che la “lavatrice” continui a lavorare poiché il mercato è ancora incerto.

Ad esempio AstraZeneca (AZN) ha frenato il suo vaccino contro il coronavirus dopo che uno dei soggetti del test si è ammalato. Alla fine, ci sarà un vaccino contro il coronavirus, ma potrebbe volerci del tempo per arrivarci.

Ci sono differenze significative rispetto a 20 anni fa. Nei titoli popolari di oggi ce ne sono alcuni molto sopravvalutati che però stanno realizzando profitti ad un tasso di crescita che le dotcom di 20 anni fa difficilmente potevano immaginare.

Tutto questo si basa sul motto di Howell (famoso economista) secondo cui c’è una certa quantità di liquidità in circolazione e gli investitori devono pur metterla da qualche parte. Se confrontiamo la quantità di denaro distribuito in azioni con la liquidità totale negli Stati Uniti e nel mondo, noteremo ancora una volta che il denaro non è eccessivamente allocato in azioni, questo è ancora un segnale che non siamo di fronte ad una nuova bolla come nel 2000, sebbene ci siano chiaramente alcuni aspetti del mercato azionario che sono esagerati, non penso che ci troviamo di fronte ad una nuova DotCom bubble.

Inoltre c’è la questione delle banche centrali. La bolla tecnologica del 2000 è stata alimentata da un enorme aumento della liquidità da parte della Federal Reserve, che prima ha cercato di affrontare la crisi della gestione del capitale a lungo termine e poi ha pompato denaro per affrontare i rischi che circondano il cosiddetto bug del computer nel passaggio nel nuovo millennio. La rimozione di quella liquidità ha contribuito a far scoppiare la bolla. 

Ora aspetto con impazienza la seconda metà di settembre quando ripartirà la nuova stagione delle trimestrali, mi aspetto che i titoli in portafoglio pubblichino buoni risultati alzando le guidance per il 2021. 

Le Big Tech non sono semplici siti web

Come ho scritto in precedenza una delle principali differenze tra la bolla delle dot-com e gli attuali leader di mercato Big Tech è che, a differenza di molti di quei siti Web di prima generazione che sono decollati, aziende come Apple, Amazon (NASDAQ:AMZN), Facebook (NASDAQ:FB) e Microsoft (NASDAQ:MSFT) hanno basi solide.

Mentre gli imbrogli del mercato delle opzioni possono aver contribuito, il principale catalizzatore del loro rally è semplicemente il fatto che le loro attività hanno fatto molto bene, sia in termini assoluti che relativi, durante la crisi del coronavirus. Questo non è cambiato nell’ultima settimana.

Le aziende tecnologiche non stanno solo facendo soldi, lo fanno su base sostenuta e superano i guadagni dell’anno precedente anche in mezzo a una pandemia globale che paralizza la maggior parte dei settori.

Quindi sono convinto che c’è poca somiglianza il 2000 ed oggi. Sebbene le valutazioni siano estese, la maggior parte dei titoli growth secolari a grande capitalizzazione sono redditizi. Nel 2000 ce lo sognavamo.

Purtroppo dobbiamo segnalare che esistono ancora settori al palo, l’industria aerea ha licenziato migliaia di persone, poiché i consumatori evitano completamente gli aeroporti o non sono in grado di viaggiare all’estero. Compagnie aeree tra cui American (AAL) e United (UAL) sono addirittura arrivate al punto di eliminare le commissioni di cambio sui voli nazionali per invogliare ulteriormente i consumatori a volare.

L’industria della ristorazione è stata colpita in modo simile, prima dalle chiusure e poi dall’incapacità di riempire il locale per colpa del distanziamento sociale.

Rimane poco altro per gli investitori di cui essere entusiasti al di fuori di Big Tech.  Gli investitori stanno guardando la tecnologia come a un rifugio sicuro mentre altre industrie lottano in mezzo alla pandemia.
Ora giustamente rivendicare i profitti che hanno guadagnato negli ultimi mesi. 

La caccia all’affare è iniziata, il denaro intelligente sta acquistando le migliori azioni, visti gli utili superiori e la crescita delle vendite dei miei titoli, non mi aspetto che testino nuovamente i loro minimi.

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