"Per far fronte all'aumento del prezzo del petrolio, consiglio ai francesi di andare in bicicletta" (Christine Lagarde)
Caos calmo. Potrebbe essere questa la frase per descrivere l’andamento dei mercati nel corso dei primi 6 mesi del 2023. In un contesto di politica monetaria molto restrittiva, conflitti geopolitici, venti di recessione i mercati sarebbero dovuti crollare, ed invece continuano a trattare sui massimi dell’anno. Il rendimento del Btp a 10 anni, è sceso addirittura sotto il 4%, lo spread sotto i 160 punti, nonostante la Bce abbia alzato i tassi 8 volte consecutivamente, portandoli ai massimi dal 2008 mettendo molto sotto pressione il nostro debito pubblico. A supportare la positività sono i dati macro. Ieri l’inflazione in Italia ha fatto segnare un aumento del 6,4% (la core inflaction al +6%), sotto le attese e sui minimi da aprile 2022. A livello sequenziale il costo della vita non si è mosso sulla rilevazione precedente. Nel frattempo le dichiarazioni rilasciate da Powell e Lagarde in occasione del forum dei grandi banchieri centrali a Sintra, confermano la strategia “più alti più a lungo", ovvero i tassi saliranno ancora a luglio ma che le loro scelte dipendono sempre dai dati quindi a settembre non è escluso uno stop ai rialzi in caso di concreto raffreddamento del costo della vita e una recessione più forte delle previsioni. Attenzione quindi ai dati macro di oggi: alle 14:00 l’inflazione in Germania a giugno (+0,2% la crescita sequenziale attesa) e alle 14:30 il Pil Usa nel primo trimestre 2023 (+1,4% l’attesa).
Il rendimento c’è
Il ritorno del rendimento è il driver che che ha spinto verso l’alto l’interesse per il mercato obbligazionario nel 2023 dopo che nell’anno precedente era stato quasi del tutto assente. Nell'anno in corso il mercato dei bond ha infatti beneficiato di un costante flusso cedolare che ha protetto dalla volatilità e permesso di ottenere risultati positivi rispetto al 2022, quando i rendimenti erano negativi nella parte a breve della curva. Secondo gli esperti nei prossimi mesi sono da privilegiare le scadenze a breve della curva ovvero titoli che scadono tra 12 e 18 mesi, con una bassa esposizione alla volatilità dei tassi. Obbligazioni governative e societarie ad alto rating sono da considerare rispetto al corporate high yield ovvero i settori “a spread” che sono molto esposti al ciclo economico. Per chi vuole rischiare la strategia dovrebbe essere quella di entrare in fasi di volatilità, approfittando del rialzo dei rendimenti. Ricordiamo infatti che il BTP a 10 anni è da poco sceso sotto il 4% ma ha toccato un picco del 4,9% lo scorso mese di ottobre.
Il credit crunch favorisce Piazza Affari?
I presti alle famiglie e alle imprese nell’area euro stanno rallentando. Secondo la Bce il credito bancario a maggio ha registrato un tasso di crescita dei presti alle famiglie del +2% su base annua, mentre quella delle imprese del +4%. Valori in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente e in deciso calo rispetto al picco. Nel frattempo ieri è avvenuto il rimborso di una tranche di Tltro da €476 miliardi, di cui €140 miliardi per le sole banche italiane. Aumentano quindi i rischi di credit crunch dal momento che venendo meno la liquidità “agevolata” da parte della Bce, le banche avranno un approccio restrittivo nei confronti delle Pmi con ripercussioni oggi non prevedibili. Per questo le imprese dovrebbero guardare con sempre maggiore attenzione al mercato dei capitali, ed in particolare il listino Euronext (EPA:ENX) Growth Milan, dedicato alle Pmi ad alto potenziale di crescita. Non a caso quindi continua il flusso di nuove quotazioni e tra queste due nuove matricole che a breve faranno il proprio ingresso sul listino ovvero AAtech e Green Oleo, entrambe esposte favorevolmente al mega trend della transizione digitale ed energetica, accompagnate sul mercato da Integrae SIM.