Il fatto che i sauditi continueranno a ridurre le esportazioni di greggio per portare la materia prima al prezzo che vogliono è indiscutibile. Né può essere messo in dubbio l’impatto positivo per il greggio derivante dal protrarsi della crisi venezuelana o di una Federal Reserve paziente.
Ma lo scisto verrà letteralmente pompato a 55 dollari al barile e oltre per neutralizzare tutti questi fattori?
A questo nessuno può rispondere con certezza.
E la storia dell’oro come beneficiario finale delle azioni della Fed potrebbe diventare più chiara, sebbene il metallo prezioso abbia superato alla grande il tetto dei 1.300 dollari la scorsa settimana prima delle prese di profitto che, secondo gli analisti, erano necessarie per un’ulteriore impennata.
Numerosi i commenti dei membri della Fed previsti questa settimana che i trader seguiranno con particolare attenzione per avere indicazioni sui tassi di interesse. In primo piano, ci saranno le parole del Presidente della Fed Jerome Powell, che interverrà mercoledì ad un incontro per gli insegnanti a Washington DC.
Nel caso del greggio, con il West Texas Intermediate USA salito al massimo di 10 settimane venerdì, i tori del mercato hanno toccato un altro punto debole: il seguitissimo report sul numero degli impianti di trivellazione attivi negli Stati Uniti, pubblicato dal gruppo di settore Baker Hughes, ha rivelato un calo di 15 unità al minimo di nove mesi di 847.
Ma la lettura sugli impianti è stata volatile ultimamente, salendo di 10 unità e scendendo di 21 nelle due settimane precedenti. E, anche se il dato attuale rappresenta il minimo di nove mesi, è comunque superiore ad un anno fa, quando erano attivi solo 765 impianti.
Il numero degli impianti potrebbe salire proprio come è sceso
Il numero degli impianti, un indicatore ritardato della produzione futura ma comunque seguitissimo e sensibile ai prezzi, potrebbe cominciare un trend in salita se il WTI dovesse superare i 55 dollari a febbraio. La scorsa settimana Bloomberg ha riportato che le difficoltà di trasporto nel bacino Permiano potrebbero essere ridotte quattro mesi prima del previsto, grazie alla decisione dell’operatore di oleodotti Enterprise di iniziare le spedizioni di greggio su una linea convertita da 200.000 barili al giorno già questo mese.
Bank of America stima inoltre che tre quarti dei progetti non legati allo scisto nei prossimi cinque anni - che coinvolgono il greggio spedito dal Mare del Nord alla Guyana - saranno redditizi con il greggio a soli 40 dollari.
Reuters suggerisce che il calo della scorsa settimana del numero di impianti possa essere dovuto al fatto che alcune compagnie hanno proseguito con i piani dello scorso anno di spendere meno per nuovi pozzi quando i prezzi del greggio stavano crollando verso i 40 dollari.
Ma la ripresa del mercato segnata da allora (e l’analisi delle ultime call sugli utili e dei profitti delle principali compagnie energetiche statunitensi nel prolifico bacino di scisto Permiano) potrebbe indicare qualcosa di diverso.
Le trivellazioni saranno decise dai prezzi: Exxon e Chevron mostrano già come
Nel corso della call sugli utili di ConocoPhillips (NYSE:COP), giovedì, il Presidente ed Amministratore Delegato Ryan Lance ha affermato che la compagnia ha intenzione di restituire il 30% agli azionisti ma ha anche aggiunto che “vedremo dove si trova il prezzo della materia prima per il mercato” per quanto riguarda le trivellazioni.
È simile a quanto hanno fatto Exxon Mobil (NYSE:XOM) e Chevron (NYSE:CVX), due dei principali produttori mondiali di greggio. Avendo perso la prima fase del boom dello scisto nel bacino Permiano, hanno prodotto un totale di ben 677.000 barili al giorno di greggio e gas nel quarto trimestre, quasi un quinto della produzione totale della regione.
Entrambi hanno riportato utili trimestrali migliorati venerdì, mostrando aumenti percentuali a doppia cifra della produzione. Chevron, in particolare, ha incrementato la produzione senza rinunciare agli alti payout del dividendo per gli investitori.
L’EIA potrebbe annunciare un nuovo record della produzione petrolifera USA
Non bisogna dimenticare i dati della scorsa settimana della Energy Information Administration che hanno rivelato un aumento della produzione statunitense al record di 12 milioni di barili al giorno, due mesi prima del previsto. L’EIA, che ha previsto 13 milioni di barili al giorno per il 2020, probabilmente annuncerà un record aggiornato per quest’anno quando pubblicherà i dati di febbraio.
Per il momento, tuttavia, lo slancio del greggio è in salita e, a meno che non ci sia un balzo del numero degli impianti, il greggio USA tenterà di aumentare il ritorno del 18,5% del mese scorso a febbraio, il massimo mai registrato nel mese di gennaio. I guadagni potrebbero accelerare se Stati Uniti e Cina dovessero riuscire a raggiungere un accordo per mettere fine al loro aspro scontro commerciale. Sull’anno in corso, il WTI è già schizzato di oltre il 21% negli scambi asiatici di questo lunedì.
L’oro potrebbe trarre ispirazione dai discorsi della Fed e dai dati dell’ISM
Per gli investitori dell’oro, l’incontro di oggi del Presidente della Fed Powell è solo uno dei numerosi eventi che potrebbero influenzare la direzione. Altri interventi da parte dei banchieri centrali questa settimana comprendono quelli del Vice Presidente della Fed Richard Clarida, della Presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester, del Presidente della Fed di St. Louis James Bullard e del Governatore della Fed Randal Quarles, che potrebbero fornire segnali sull’eventualità che siano possibili altri massimi a 1.300 dollari per l’oro.
I cinque giorni di impennata dell’oro - la migliore in 17 mesi - si sono conclusi venerdì, quando il Presidente USA Donald Trump ha reso noto che cercherà di incontrare il leader cinese Xi Jinping per arrivare ad un accordo commerciale. Gli investitori hanno comprato l’oro sia come rifugio da ulteriori conseguenze negative con la Cina che come scommessa sul fatto che un accordo commerciale non sarebbe mai stato raggiunto.
Oltre ai discorsi dei membri della Fed, gli investitori dei metalli preziosi probabilmente seguiranno con attenzione anche i dati di domani dell’ISM sull’attività del settore dei servizi a gennaio, che dovrebbe essere scesa a 57,0 dalla lettura del mese precedente di 57,6.