Lo S&P500, punto di riferimento degli investitori di tutto il mondo, sta vacillando. Con un calo dell’8% dal massimo di settembre al minimo di ieri, è stato in questo autunno uno degli indici peggiori al mondo.
Ciò, malgrado le diffuse divergenze intermarket di cui ci siamo occupati.
I margini per ulteriori cali sono a questo punto limitati: l’indice è sceso ieri a ridosso della parete inferiore del canale ascendente in essere da un anno; questo, dopo aver sperimentato una seconda capitolazione, dopo quella di una settimana fa (un episodio analogo fu registrato a maggio, come denuncia il grafico in ultima pagina).
Al tempo stesso, le quotazioni hanno interessato l’area della media a 200 giorni. Il livello anzi è stato marginalmente penetrato. Da quando quasi dieci anni fa è iniziato il bull market di Wall Street, si contano in tutto 10 episodi simili: ne parliamo in dettaglio statistico nel Rapporto Giornaliero di oggi.
Nel frattempo piazza Affari tenta una reazione, ma per ora non riesce a negare la violazione della congestione triangolare. Il merito della tenuta è riconducibile al supporto fra 15000 e 15350 punti, ma ciò per ora non basta a scongiurare il peggio. Significativo nel frattempo il livello ieri raggiunto dal Panic Index, prossimo ormai alla tripla cifra.