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Il petrolio crolla su ossessione cinese per i lockdown, l’oro sui timori per i tassi

Pubblicato 25.04.2022, 13:15
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La Cina dovrebbe continuare ad inasprire la sua lotta al COVID questa settimana, aggiungendo pressione ribassista alle materie prime, soprattutto ai prezzi del petrolio, con grande ira dell’OPEC+. Crude Oil Daily

Mentre il lockdown a Shanghai entra ufficialmente nella quarta settimana, senza alcun segno di una fine vicina, gli analisti si aspettano un tonfo della domanda energetica per via della limitazione della mobilità nella città.

Alle 13:00 di Singapore (1:00 a New York), il greggio WTI a New York crolla di 3,17 dollari, o del 3,1%, a 98,90 dollari al barile. E questo dopo il tonfo del 4,5% della scorsa settimana.

A Londra, il Brent, il riferimento globale, resta sopra i 100 dollari al barile ma non così in alto da dare conforto. Il Brent è sceso infatti di 3,29 dollari, o del 3,1%, a 102,86 dollari, dopo essere crollato del 4,5% la scorsa settimana, proprio come il WTI. Brent Oil Daily

Il calo del petrolio è arrivato in scia alla notizia di Bloomberg della scorsa settimana che la domanda cinese di benzina, gasolio e carburante per aerei ad aprile dovrebbe essere il 20% in meno di un anno fa.

Si tratterebbe di un calo dei consumi di petrolio pari ad 1,2 milioni di barili al giorno, spiega, il colpo maggiore alla domanda dal lockdown del 2020 a Wuhan.

Inoltre, il FMI ed alcune banche come UBS, Bank of America, Barclays e Nomura la scorsa settimana hanno abbassato le stime sulla crescita 2022 per la Cina.

Malgrado una crescita annua del 4,8% nel primo trimestre, gli economisti dicono che ci sono nubi nere all’orizzonte, in quanto le vendite al dettaglio, indicatore chiave della salute economica, sono crollate del 3,5% a marzo rispetto allo scorso anno.

Ma molti a Shanghai combattono anche contro la nota reputazione di Pechino per la disinformazione nei due anni di pandemia, per la sua ossessione per la segretezza e il desiderio di controllare la narrazione a tutti i costi.

Il petrolio non deve fare i conti solo con la paura cinese del COVID. Le revisioni al ribasso della crescita globale da parte del FMI la scorsa settimana, nonché la prospettiva di aumenti aggressivi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel 2022 per contrastare l’inflazione USA alle stelle, pesano sul petrolio e su altri asset legati al rischio, compresi i titoli azionari a Wall Street.

I tori del petrolio e in particolare l’OPEC+, l’alleanza globale degli esportatori petroliferi, guardano all’imminente stagione estiva di guida negli Stati Uniti, alla guerra in Ucraina ed alla crescente minaccia di un divieto totale dell’Occidente sul petrolio russo ad un certo punto, come fattori che contribuiranno a mantenere le scorte globali pericolosamente basse.

La Russia è il principale fornitore di gas dell’Europa ed il secondo maggiore esportatore petrolifero dopo l’Arabia Saudita.

Per quanto riguarda l’oro, il contratto dei future di giugno sul COMEX a New York scende di 16,35 dollari, o dello 0,9%, a 1.917,95 dollari l’oncia.Gold Daily

L’oro di giugno ha perso il 2% la scorsa settimana in un calo inaspettato dopo il suo rimbalzo di lunedì al massimo di sei settimane di 2.003 dollari.

L’oro è sceso quando l’indice del dollaro ha toccato il massimo di oltre due anni di 101,34 venerdì ed il rendimento dei Treasury decennali si è avvicinato ai massimi del dicembre 2018.

La liquidazione di venerdì delle materie prime è arrivata in scia ai commenti sugli aumenti dei tassi da parte di una serie di funzionari della Fed, tra cui James Bullard e Mary Daly, a capo delle banche di St. Louis e San Francisco, rispettivamente, ai quali ha fatto eco anche lo stesso Presidente Jerome Powell.

Tutti insistono per un aumento da 50 bps, mezzo punto percentuale, in occasione del prossimo vertice della Fed in agenda il 4-5 maggio, dopo il rialzo di 25 bps a marzo. Bullard ad un certo punto ha persino suggerito un aumento da 75 bps, spiegando che la Fed è indietro nella lotta all’inflazione, che non mostra segni di cedimento dal massimo di 40 anni.

Gli investitori attendono i dati economici preliminari USA del primo trimestre giovedì, con la crescita del prodotto interno lordo per il periodo che probabilmente sarà rallentata all’1,1% dal 6,9% del quarto trimestre del 2021 per via dell’ondata della variante Omicron all’inizio dell’anno.

Venerdì sarà invece pubblicato l’indice PCE, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed. L’ultima lettura dell’indice PCE aveva rivelato un’inflazione del 6,4% sull’anno a febbraio, sempre l’espansione più rapida in quattro decenni.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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