Il greggio WTI è sprofondato sotto i $15 al barile, facendo scendere di più dell’1% l’indice ASX 200, ad alto tasso di titoli energetici, a Sydney, con un avvio di settimana altrimenti contrastato in Asia.
In Cina l’azionario ha annaspato sull’onda del taglio, previsto, della banca centrale cinese (People’s Bank of China, PBoC) del suo tasso di riferimento di 20 punti base, al minimo storico del 3,85%. È il secondo taglio del tasso operato dalla PBoC nell’anno in corso e, anche in futuro, le autorità cinesi si terranno pronte per fornire il supporto di cui hanno bisogno i mercati per riprendersi dalla grave crisi del Covid-19. In Cina l’attività si sta riprendendo a un ritmo migliore del previsto, cosa che, insieme al supporto monetario, contribuisce a migliorare l’umore altrove nel mondo.
I futures del FTSE sono scesi inizialmente sotto la soglia dei 5800 punti, ma poi hanno stornato le perdite insieme ai prezzi del petrolio. Il FTSE 100 si prepara a un avvio positivo a Londra, anche se i titoli del comparto energetico britannico subiranno le ripercussioni dell’inaspettata ondata di vendite sui mercati petroliferi. Con quest’ultimo movimento, gli investitori hanno inviato un messaggio chiaro al fronte delle forniture, suggerendo che si devono aumentare decisamente gli sforzi se s’intende capovolgere la situazione sul mercato.
Acquistare petrolio è una buona idea? Questa è la domanda da un milione di dollari. I livelli vicino ai $15 sono interessanti per gli investitori che vogliono cavalcare l’onda di una correzione positiva, anche se prevalgono i rischi al ribasso, perché i venditori sembrano più agguerriti del previsto. Tuttavia, nel medio termine, dovrebbe esserci una notevole correzione al rialzo dei prezzi del petrolio. Non si sa ancora, però, quanto scenderanno i prezzi prima di rimbalzare. Con pochi spiragli all’orizzonte in grado di rinfrancare la propensione degli investitori, il crollo del prezzo potrebbe arrivare fino ai $10 al barile.
Sulle borse si apre una settimana all’insegna della volatilità bidirezionale. Nei pensieri degli investitori c’è ancora la stagione degli utili, anche se la graduale riapertura delle aziende, dopo settimane di chiusure, dovrebbe confortare un po’ gli investitori, in quanto con le cifre che stiamo per vedere dovremmo toccare quasi il fondo. Gran parte delle società non darà una guidance sulle vendite e sugli utili previsti nei prossimi trimestri, perché lo scoppio del coronavirus e la paralisi dell’attività senza precedenti confonderanno le previsioni.
L’oro è sceso a $1670 l’oncia, nonostante il sentiment contrastato in Asia.
Sul forex, le valute legate al petrolio sono state sotto pressione per il calo del petrolio. L’USD/CAD si è rafforzato salendo sopra quota 1,40. I cali del prezzo potrebbero essere interessanti opportunità di acquisto sui minimi, per un ulteriore progresso verso l’area 1,4250/1,4350.
L’USD/JPY è rimbalzato da 107,40, dopo che le esportazioni giapponesi sono crollate dell’11,7% a/a a marzo, più del 10,1% previsto dagli analisti.
L’euro non si è mosso granché contro l’USD. Probabilmente la moneta unica rimarrà sotto pressione, sotto il livello a 1,10, sull’onda delle incertezze politiche dopo che il compromesso raggiunto la scorsa settimana dall’Eurogruppo non è riuscito a convincere il mercato. Tuttavia, dagli ultimi dati CFTC si evince che la scorsa settimana i tori dell’euro hanno continuato ad acquistare la moneta unica; i lunghi netti speculativi sono aumentati più che nelle settimane precedenti, suggerendo che, sugli attuali livelli di prezzo, gli investitori stanno accumulando euro.
D’altro canto, emissioni di debito più elevate in Europa per coprire l’incremento della spesa pubblica peseranno sui bond europei; intanto, al vertice UE di giovedì, Italia e Francia dovrebbero continuare a spingere per l’emissione di corona-bond comuni. Un accordo su questo tipo di bond sembra poco probabile, ma i leader europei dovrebbero trovare terreno comune su un accesso agevole alla linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), su un rifinanziamento della Banca Europea degli Investimenti (BEI) e sul finanziamento di un programma temporaneo di aiuti alla disoccupazione (SURE) per aiutare le nazioni dell’UE a far fronte alle conseguenze disastrose dello shutdown economico provocato dal coronavirus.
La sterlina continua a essere offerta sotto il livello a 1,25 contro il dollaro USA più debole. La formazione a croce della morte (la media mobile a 50 giorni che incrocia sotto la media mobile a 200 giorni) dovrebbe pesare sulla sterlina in vista dei dati in uscita questa settimana su disoccupazione, inflazione e vendite. La propensione dovrebbe restare limitata, poiché la Gran Bretagna ha annunciato una proroga di altre tre settimane delle misure di contenimento, mostrandosi al contempo molto decisa nei confronti dell’UE rispetto alla scadenza di fine anno per la Brexit.