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Inflazione, tassi di interesse e recessione: a che punto siamo?

Pubblicato 02.05.2023, 10:48
Aggiornato 17.07.2023, 15:31

Prima di iniziare ad esplorare il tema di questo nuovo appuntamento, ci tengo ad augurarvi, cari lettori buoni inizio di settimana e buon trading! 
Questa settimana, non a caso, voglio portare il focus dell'attenzione verso dei temi che forse ultimamente il mercato ha messo in un angolo, rimpiazzandoli con un affiatato senso di speranza: l'inflazione, i tassi e la recessione. Infatti domani, 3 maggio 2023, in serata conosceremo la decisione definitiva in materia di politica monetaria messa in campo dalla Federal Reserve, mentre il giorno successivo sarà il turno della Bce, guidata da Christine Lagarde. Si tratta di decisioni estremamente importanti, non tanto per l'entità dei possibili rialzi, quanto per dare al mercato una concreta informazione riguardante alla politica messa in pratica e le proiezioni future in materia dei tassi. Il mercato infatti, da molto tempo, si attende un taglio o quantomeno uno stop ai tassi di interesse, in particolare uno stop per i Fed Funds Rates, tuttavia i dati non lasciano intendere questo scenario come possibile, almeno per la riunione di questa settimana.
Ci sono, come detto, molti dati che indicano che il percorso di rialzo del costo del denaro non sia giunto al suo termine, cercherò di esporli qui di seguito nel modo più chiaro possibile:

  1. L'inflazione resta ancora molto alta rispetto a quello che i tassi possono fare: se ragioniamo in termini di cosa fa effettivamente l'inflazione (svaluta il denaro, riducendo il suo potere d'acquisto), appare chiaro che se il denaro si deprezza ad una velocità superiore a quella che esso si apprezza (grazie al rialzo dei tassi, in quanto i tassi in rialzo rendono più costoso il denaro), l'equilibrio non potrà essere raggiunto, e soprattutto non potrà esserci un favorevole scenario per l'economia. Questo significa che i tassi devono almeno incontrare la curva inflattiva, quindi salire ancora almeno di 0,5% (forse anche 0,75% nel caso in cui ci sia una riaccelerazione dell'inflazione), così da raggiungere un livello di stallo nel deprezzamento del denaro, e permettendo poi di riaccompagnarlo gradualmente verso il target di medio termine del 2%. Se pensiamo che fermarci ora con i rialzi sia corretto, ci sbagliamo. Fermarsi sarebbe sinonimo di dire "abbiamo fallito nella lotta contro l'inflazione";
  2. La banca australiana ha rialzato i tassi dopo uno stop: se vogliamo avere un riscontro pratico, abbiamo il piatto servito; la banca centrale australiana rialza i tassi dopo un periodo di stop, in quanto l'inflazione torna a mostrare segnali di minore calo (si attesta al 7%). Certo, l'economia australiana è ben diversa da quella americana, e più piccola, tuttavia abbiamo già un riscontro oggettivo che fermarsi non è la soluzione corretta fintanto che non si ferma con decisione la corsa dell'inflazione. In Australia si parla già di ulteriori rialzi possibili, un target del 2% raggiungibile solo verso metà 2025 e un rallentamento economico in vista;
  3. La recessione ci sarà? A mio avviso, ma non solo come vedremo, la risposta è sì. Se pensiamo che in America è stato proprio l'eccesso di domanda a spingere in alto il picco inflattivo, se non c'è un raffreddamento del motore dell'economia, raffreddarlo adeguatamente in modo "artificiale" potrebbe essere più difficile. Una recessione infatti sarebbe un elemento positivo per la lotta all'inflazione, oltre che ad essere un normale processo del ciclo economico, che naturalmente si compone di periodi di espansione e periodi di rallentamento, quindi la recessione non deve essere demonizzata. Venendo ora a dei dati, di seguito troverete il grafico dei tassi di interesse negli USA, e le varie recessioni: potrete notare facilmente con quale precisione i picchi dei tassi sono puntualmente seguiti da delle fasce verticali (che indicano le recessioni economiche), stando a significare come storicamente non ci sono precedenti di "soft landing", che le recessioni sono parte dell'economia, e soprattutto che uno stop ai tassi potrebbe effettivamente dare il "la" per la tanto attesa recessione. Quindi secondo la mia opinione, e guardando ai dati la recessione ci sarà. Per quanto riguarda il timing, chiaramente non bastano i dati, ma serve la sfera di cristallo quindi lascio l'arduo compito ad altri. Quello che posso dire è che qualora arriveremo ad una riunione della Fed in cui sarà presentato uno stop dei tassi, quello potrà essere il momento di iniziare a prestare attenzione. 
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Grafico storico dell'andamento dei tassi di interesse. Fonte: Fred


Infine se vogliamo altri dati si potrebbe andare ad osservare la curva della disoccupazione, la quale illustra molto bene lo stato di salute dell'economia. Attualmente essa risulta essere sui minimi, ma realisticamente è sensato pensare come da questi livelli aspettarsi un movimento al rialzo sia molto più probabile; un movimento di questo tipo si tradurrà dunque in un rallentamento dell'economia e quindi in una probabile recessione. Allego di seguito il grafico.Grafico storico dell'andamento della disoccupazione. I minimi arrivano prima di una recessione, i massimi arrivano dopo. Fonte: Fred


Concludo ringraziandovi per l'attenzione e augurandovi una buona settimana.

Disclaimer: il presente articolo non ha alcuna finalità di consulenza finanziaria e non rappresenta un consiglio su come investire o disinvestire i propri soldi. La consapevole valutazione dell'investitore non può essere in alcun modo sostituita, anche alla luce del personale profilo di rischio.

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