Il 2022 è un anno che ha scosso molte certezze per l'investitore italiano, le blue chip tricolori sono state protagoniste di forti ribassi che hanno impattato negativamente sulle performance dei nostri portafogli di investimento. Il FTSE MIB, indice bancocentrico, che ha aperto l’anno a oltre 27.700 punti, ora si ritrova a circa 21.500, un ribasso di oltre il 20%.
Sapere individuare il “bottom” in un contesto come quello attuale diventa praticamente impossibile, vi sono troppe incertezze: l’inflazione, trainata dai prezzi in rialzo delle materie prime, che non viene scalfita dalle politiche monetarie restrittive delle banche centrali; la guerra che attanaglia i mercati impedendo una ripartenza; lo spettro di una recessione che potrebbe influire negativamente sui business floridi delle grandi aziende internazionali; la Cina, ancora bloccata da un aumento del numero di casi covid.
Diventa difficile prevedere il futuro quando ci sono troppe variabili in gioco, per questo l’investitore deve muoversi in due direzioni: da un lato proseguire con la prudenza sul suo portafoglio “core”, proteggendosi nel caso in cui la discesa non fosse finita, dall’altro puntare ad ottenere un maggiore rendimento: in un contesto rischioso, l’investitore deve richiedere un rendimento adeguato per il rischio.
In questo contesto si colloca un certificato di recente emissione di Barclays (LON:BARC) costruito su Intesa (BIT:ISP) e Unicredit (BIT:CRDI), che presenta un connubio rischio-rendimento interessante per il "core" del nostro portafoglio.
Intesa ha perso circa il 26% da inizio anno e al momento quota circa 1.7 euro. Il target price medio degli analisti è pari a 2.68 euro, con un target minimo a 1.61 euro.
Unicredit, colpita più duramente quest’anno a causa dell’esposizione sul business russo, ha ceduto il 32% da inizio anno e ora quota circa a 9.3 euro. Il target price medio degli analisti è pari a 14.63 euro, con target minimo a 6.8 euro. Entrambe le azioni hanno confermato dei piani di buy-back ossia di acquisto di azioni proprie, Intesa per 3,4 miliardi di euro e Unicredit per 1,6 miliardi di euro.
Il Certificato su Unicredit e Intesa che ha catturato la nostra attenzione è un certificato con una serie di caratteristiche ultra difensive:
- Si tratta di un Fixed Cash Collect ossia un certificato che paga un premio fisso, incondizionato, indipendentemente dall’andamento dei sottostanti di 0.84 euro al mese. Quindi se anche i sottostanti dovessero azzerarsi in ogni caso l’investitore riceverà 0.84 euro ogni mese, fino alla data di scadenza. Questa caratteristica aiuta il mantenimento del prezzo vicino al valore nominale anche in caso di ribasso delle azioni.
- E’ un Certificato Low Barrier ossia ha la barriera di protezione del capitale a scadenza posta al 40% dagli strike, in particolare a 3.5312 euro per Unicredit e 0.66856 per Intesa. Pertanto a scadenza (il 5 luglio 2024) se Intesa è superiore a 0.66856 euro e Unicredit a 3.5312 euro, il certificato protegge il capitale investito e restituisce il valore nominale di 100 euro. Questa caratteristica è fortemente difensiva perchè consente di avere una protezione del capitale anche in caso di forti ribassi del sottostante (fino ad un -60%).
- Presenta l’Autocall Step-Down molto profonda, discendente del 2% al mese: dal 100% fino al 56% - quindi anche in caso di ribasso il certificato potrebbe rimborsare anticipatamente, pagando il premio e restituendo il valore nominale, fino ad un -44% del peggiore dei sottostanti.
- Ha un premio davvero interessante per la struttura fortemente protettiva: 0.84 euro al mese (10.08%), premio incondizionato e fisso.
- Il certificato scade il 5 luglio 2024 ed è negoziabile sul segmento TLX di Borsa Italiana. Il prezzo di acquisto del certificato è a circa 100 euro.
- L’emittente è tra i migliori (in quanto a rischio emittente) del mercato: Barclays (Rating: S&P A, Moody’s A1, Fitch A).
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