Quando parliamo di investimenti ci riferiamo all’apertura di posizioni di medio lungo periodo.
Può sembrare esagerato, ma in effetti il cambiamento epocale in atto porrà fine al sistema economico vincente di cui ha potuto usufruire il modello europeo negli scorsi decenni.
Gli ultimi dati sono chiari: i paesi Europei (compresa la Germania che più di altri ottimizzava alcuni privilegi) hanno un forte deficit commerciale che è destinato a durare nel tempo e che avrà conseguenze esiziali sul proprio sistema economico e sociale.
L’Europa ha vissuto decenni grazie alla propria forza economica e contrattuale di acquisire tutte le materie prime che non possedeva a prezzi molto bassi; prezzi che consentivano di produrre a basso costo, di avere un surplus commerciale notevole, di espandere uno stato sociale illogico e insostenibile supportato da uno stile di vita economicamente elevato e da una domanda interna elevata. Oggi tutto questo è finito. Per sempre.
Le materie prime sono aumentate e non torneranno più ai bassi prezzi precedenti; i paesi che le posseggono sono in grado oggi di imporre prezzi che consente loro di ottenere margini remunerativi adeguati e che mettono in difficoltà il sistema economico europeo che dovrà essere modificato. I rapporti di forza sono cambiati e gli stessi consumatori (domanda) del presente e, soprattutto, del futuro sono altrove e non albergano più nel vecchio continente.
Tutto questo fa sì che, a mio parere, avremo certamente alcune singole aziende che potranno avere delle ottime performance, ma ben difficilmente vedremo gli indici rappresentativi di un sistema paese e di un sistema economico-sociale tornare sui massimi.
È un processo lungo che è in atto da anni; dobbiamo ricordare che gli indici di Italia, Francia e Spagna sono ben al di sotto dei massimi del 2000. Questo significa che dopo 22 anni non si è recuperato il valore di allora.
Un declino costante dell’Europa che continuerà e peggiorerà nei prossimi anni.
Quindi, il futuro in Europa darà soddisfazioni su alcuni singoli titoli ma non sugli indici. Avremo importanti rimbalzi, ma non un trend vero e proprio di medio-lungo periodo.
Il futuro per guadagnare sarà in altre parti del mondo, ma non in Europa.
Esiste, oramai, un mondo che si muove e cresce velocemente. Un mondo che ha risorse materiali, economiche, umane e finanziarie che si accinge e si candida a guidare il futuro da protagonisti e non più da sudditi.
L’investitore deve essere freddo e non tifoso; deve, quindi, guardare con distacco il mercato e valutare razionalmente l’evoluzione in atto e accettare senza remore la vista di zone che conquistano sempre più posizioni e zone che destinate, tra alti e bassi, ad un declino ineluttabile.
Tutto questo perché il problema non è economico, ma culturale: il nostro modello culturale non è più dominante ed è inadeguato per confrontarsi con le sfide future.
L’apertura di posizioni short sull’Europa (in particolare l’Italia) da parte di vari fondi (in primis Bridgewater) fotografa la situazione perfettamente.
Avremo dei rimbalzi, anche consistenti, ma se volete investire per guadagnare nei prossimi 10 anni evitate l’Europa.