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JPY giù dopo il PIL, richieste migliori per le valute oceaniane

Pubblicato 17.11.2014, 10:01
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Market Brief

La settimana si apre all’insegna di cattive notizie dal Giappone. L’economia nipponica è entrata inaspettatamente in recessione: il PIL preliminare riferito al terzo trimestre ha mostrato una contrazione pari all’1,7% t/t su base annualizzata (rispetto al 2,2% previsto e al -7,1% precedente, rivisto al ribasso al -7,3%). L’impatto dell’aumento dell’IVA dello scorso aprile sull’Abeconomia è stato più pesante del previsto. Il primo ministro Abe dovrebbe rinviare il prossimo aumento dell’IVA e annunciare elezioni anticipate a dicembre. L’USD/JPY e i cross con lo JPY sono crollati a Tokyo, il Nikkei ha aperto la settimana in calo del 2,96%. L’USD/JPY aveva raggiunto un nuovo massimo a 117,05 prima di scivolare a 115,46 dopo il PIL. Una volta digerito il PIL negativo, le previsioni di nuove misure accomodanti continuano a fornire supporto ai cross con lo yen. Si osservano ordini di acquisto per le opzioni a 115+. Un ulteriore supporto è costituito da 113,86/112,45 (minimo 3 novembre / minimo 10 novembre). Analogamente, l’EUR/JPY è salito a un nuovo massimo dell’anno pari a 146,53, per poi compiere una correzione.

Le vendite al dettaglio USA, come si evince dal dato pubblicato venerdì, hanno sorpreso al rialzo a ottobre. L’indice headline sulle vendite al dettaglio è cresciuto dello 0,3% su base mensile (rispetto allo 0,2% previsto e al -0,3% precedente), le vendite al dettaglio al netto di automobili e gas sono lievitate dello 0,6% m/m (rispetto allo 0,4% previsto al -0,1% precedente). L’EUR/USD ha testato brevemente ordini d’acquisto a 1,2400, per poi rimbalzare e chiudere la settimana a 1,2525, facendo entrare il MACD in territorio positivo. Gli indicatori tecnici di breve termine ora lasciano presagire una correzione al rialzo più marcata. Si osserva resistenza a 1,2688/97 (media mobile a 50 giorni / base giornaliera di Ichimoku) e poi a 1,2744 (23,6% di Fibonacci sul calo da maggio a novembre). L’EUR/GBP testa la resistenza a 0,80. Con il rafforzamento del momentum rialzista, l’attenzione si sposta verso la media mobile a 200 giorni (0,80573).

In avvio di settimana, le valute oceaniane trovano buoni ordini d’acquisto. L’accordo sul libero scambio fra Australia e Cina stanotte ha conferito supporto all’AUD. L’AUD/USD estende i guadagni fino a 0,8796, la coppia NZD/USD continua a essere richiesta sopra la media mobile a 50 giorni (0,7923). La diffusa forza dello JPY dopo il PIL giapponese ha frenato un po’ la propensione. Poiché anche il sentiment globale per l’USD rimane positivo, i tentativi al rialzo probabilmente saranno limitati. Si osservano offerte per la coppia NZD/USD a 0,8000/0,8034, la resistenza per l’AUD/USD staziona a 0,8870/90 (38,2% di Fibonacci sul calo da settembre a novembre / base giornaliera di Ichimoku).

L’EUR/CHF viene scambiato nella stretta fascia compresa fra 1,20115/1,20185. Giacché permangono le pressioni a vendere 10 pip sopra la soglia critica a 1,20, gli operatori si tengano pronti a un intervento della BNS. Consistenti barriere per le opzioni in scadenza oggi stazionano a 1,2030.

Persiste la debolezza sui mercati del petrolio. Il greggio WTI ha aperto la settimana in calo dell’1,15% dopo aver toccato quota 73,25 USD venerdì scorso; il brent è stato scambiato a 76,76 USD e ha chiuso la settimana in leggero rialzo sulla scia di speculazioni secondo cui l’OPEC sarebbe tentata a tagliare la produzione se i prezzi rimarranno sotto gli 80 dollari. Venerdì l’USD/RUB ha compiuto un rally fino a 47,8754, dopo che il presidente russo Putin ha detto di considerare e ritenere possibili vari scenari, fra cui “un calo catastrofico dei prezzi delle fonti d’energia”. Gli indicatori di trend e momentum dell’USD/RUB sono nettamente positivi, dovrebbero permanere pressioni sulle offerte a 48/50.

Il calendario economico di oggi: tasso di disoccupazione di ottobre in Svezia; bilancia commerciale di ottobre in Norvegia; bilancia commerciale di settembre nell’Eurozona e in Italia; transazioni internazionali in titoli di settembre in Canada; indice Empire sul manifatturiero di novembre negli USA; vendite di case esistenti di ottobre m/m in Canada; indice sulla produzione industriale, tasso di utilizzo degli impianti e indice sulla produzione manifatturiera (SIC) di ottobre negli USA.

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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