La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 28.05.2020
Sono passate quasi sette settimane dal cosiddetto accordo “storico” sul taglio della produzione OPEC+ e l’organizzazione si prepara ad un altro vertice in agenda il 9 e 10 giugno.
Il 12 aprile, i membri dell’OPEC+ hanno deciso di tagliare 9,7 milioni di barili al giorno di produzione petrolifera tra maggio e giugno. Da allora, la produzione della maggior parte dei principali produttori del gruppo (Arabia Saudita, Kuwait, EAU, Nigeria, Kazakistan e Russia) è scesa. (L’Iraq, che ha promesso di tagliare un milione dei suoi 4 milioni di barili al giorno di produzione, finora ha operato solo un taglio minimo rispetto alla quota concordata).
Anche la produzione petrolifera dei produttori non-OPEC+ è scesa, soprattutto da parte degli Stati Uniti, dove si stima che siano stati eliminati 2,3 milioni di barili al giorno dal mercato da quando la produzione aveva raggiunto il picco di 13,2 milioni di barili al giorno a marzo.
Ciononostante, dopo questo recente patto, i prezzi del greggio sono crollati ancora. Solo di recente hanno cominciato a salire sopra i livelli di aprile. Infatti, il prezzo del Brent ha visto un rialzo netto di soli 4 dollari circa al barile dal 12 aprile. Perciò, malgrado l’autocompiacimento, l’accordo non ha avuto successo se l’obiettivo era quello di far salire i prezzi. L’accordo di aprile è servito solo a rallentare la caduta libera risultata dal vertice fallito a marzo.
Grafico giornaliero Brent
Il 10 giugno, l’OPEC+ si incontrerà in modo virtuale per valutare i progressi dei 9,7 milioni di barili al giorno di tagli. (L’OPEC terrà il suo vertice ministeriale ufficiale il giorno prima, il 9 giugno, anche questo in videoconferenza probabilmente). L’accordo del 12 aprile comprendeva un previsto aumento (proprio così) della produzione per un totale d 2 milioni di barili al giorno a partire dal 1° luglio. Tuttavia, le misure adottate durante il vertice del 10 giugno potrebbero soprassedere su questo aspetto se il gruppo dovesse decidere che “è necessario un ulteriore intervento per bilanciare il mercato”.
Quindi la questione è se l’OPEC+ procederà con il piano per aumentare la produzione, se estenderà gli attuali livelli di produzione o cercherà di implementare ulteriori tagli. Lo status quo richiede un incremento a luglio.
(Ricordiamoci che Arabia Saudita, EAU e Kuwait si sono anche impegnati a tagliare 1,8 milioni di barili al giorno extra per il mese di giugno. Questi tagli vanno ad aggiungersi a quelli richiesti dall’OPEC+. Tuttavia, resta da vedere se saranno effettuati o meno).
Al vertice mancano solo meno di 2 settimane, ma sembra già prospettarsi un disastro come quello di marzo. La riunione di marzo è risultata in uno scontro tra Russia ed Arabia Saudita (e la “guerra dei prezzi” che in realtà non è stata una guerra dei prezzi).
Ricordiamoci che a fine febbraio la Russia aveva segnalato di non essere intenzionata ad effettuare altri tagli in occasione del vertice OPEC+ di marzo, ma l’Arabia Saudita aveva insistito lo stesso per delle riduzioni maggiori. La riunione è saltata e l’Arabia Saudita ha poi cercato di produrre più della Russia, una strategia che ha fatto crollare i prezzi del 30%.
Grafico giornaliero future del greggio WTI
Questa settimana, la Russia ha reso noto di essere a favore del piano per l’aumento della produzione a partire dal 1° luglio. Le notizie di Bloomberg indicano che l’Arabia Saudita sarebbe in disaccordo e non ha intenzione di supportare un aumento della produzione, preferendo al contrario estendere gli attuali tagli.
Un altro scontro tra Arabia Saudita e Russia sarebbe disastroso per i prezzi del greggio. Il Brent è ancora a 10 dollari dalla chiusura del 5 marzo ed un vertice OPEC+ che non sia amichevole probabilmente gli farebbe cancellare quei pochi guadagni che aveva registrato dalla risoluzione della disputa il 12 aprile.
Tuttavia, sembra che l’Arabia Saudita voglia darsi da fare per non ripetere gli errori precedenti. Durante il vertice di marzo dell’OPEC+, l’Arabia Saudita aveva insistito per mettere sul tavolo altri tagli di 1,5 milioni di barili al giorno, pur sapendo che la Russia non voleva neanche estendere i tagli già in vigore.
Stavolta, l’Arabia Saudita non ha reso ufficialmente nota la sua posizione. Dopo la notizia che la Russia (almeno per ora) intende aumentare la produzione, l’erede al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman, ha chiamato il Presidente russo Vladimir Putin. La Russia ha rilasciato una dichiarazione sulla telefonata confermando che le parti hanno deciso di proseguire con una “stretta coordinazione” sulla politica della produzione petrolifera.
Questa telefonata non significa che Russia ed Arabia Saudita la pensino allo stesso modo sulla produzione petrolifera, ma lascia intendere che stavolta l’Arabia Saudita darà priorità alla cooperazione russa con l’OPEC+. Mentre a marzo l’Arabia Saudita era intenzionata a scommettere di poter massimizzare la sua produzione per incrementare le entrate, ora questa strategia non sembra convincerla più, con i mercati del greggio tanto nervosi. In altre parole, l’Arabia Saudita sta segnalando l’intenzione di fare molto di più (compreso appoggiare un taglio persino maggiore della produzione e rimettendoci con le vendite in Asia) solo per mantenere intatta l’OPEC+ e rendere felici i mercati.