Inflazione, l'azionario ha cose più importanti a cui pensare

Pubblicato 11.06.2021, 15:04
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Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com

Dopo i dati sull’occupazione più deboli del previsto la scorsa settimana, i rendimenti dei bond sono in calo, con il rendimento decennale ora sotto l’1,5%. Sono scesi ulteriormente dopo la lettura più alta del previsto dell’indice sui prezzi al consumo il 10 giugno. Tutto questo ci dice qualcosa, perché i prezzi del rame sono crollati di quasi l’8% dal 10 maggio. Insieme al calo delle aspettative sull’inflazione di pareggio a 10 anni, sembra indicare non inflazione ma disinflazione, o un tasso di inflazione più basso.

Ed ha contagiato altre parti del mercato azionario, con gli indici PHLX Housing e Dow Jones Transportation Average crollati rispettivamente del 13% e del 6% dai picchi. Improvvisamente ci sono delle incredibili somiglianze che si sono sviluppate e che contengono tutti i segnali di avvertimento dell’autunno 2018.

Lo stesso, ma diverso

Sebbene la situazione odierna sia diversa dal punto di vista della politica monetaria rispetto al 2018, i timori di una crescita più lenta alla fine del 2018 e la possibile recessione avevano contribuito ad un crollo di quasi il 20% dell’indice S&P 500. Le cose potrebbero non essere tanto diverse ora, con i tassi di crescita degli utili che dovrebbero crollare drasticamente entrando nel 2022.

Considerato insieme al calo dei prezzi delle materie prime e delle aspettative sull’inflazione, alcune parti del mercato potrebbero cominciare a preoccuparsi per un rallentamento della crescita all’inizio del 2022. Il settore dei trasporti e quello immobiliare sono due delle parti del mercato più sensibili all’economia. Questi due settori stanno assistendo al calo delle aspettative sull’inflazione e del rendimento dei bond. Tutto questo lancia l’assordante messaggio che il problema potrebbe non essere l’inflazione. Ma che le preoccupazioni dovrebbero invece spostarsi sul rallentamento dell’inflazione e della crescita.

Crescita più debole

Le ipotesi di una recessione sicuramente non sono al centro della scena. La crescita dell’occupazione più debole del previsto ci dice che l’economia statunitense è destinata ad una ripresa economica più lunga e più lenta di quanto inizialmente stimato. Potrebbe essere uno dei motivi per cui abbiamo assistito a questo forte cambiamento in alcune delle parti più economicamente sensibili dei mercati finanziari. E confermerebbe inoltre perché le aspettative sull’inflazione ed i prezzi delle materie prime stanno scendendo nei timori di un indebolimento della domanda.

Nel 2018, l’indice immobiliare a cominciato ad allontanarsi dall’indice S&P 500, a partire da luglio. Il Dow Transports aveva cominciato a farlo entro metà settembre.

Possiamo notare che nelle ultime settimane è cominciata la stessa cosa, con l’indice Housing in netto ribasso, e ora anche l’indice Dow Transports comincia a scendere. L’indice S&P 500 sta tendendo lateralmente per la maggior parte del tempo in questo periodo e deve accettare o ignorare questo trend.

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Potrebbe volerci molto di più

A questo punto non ci sono chiari segnali che l’economia stia per rallentare drasticamente, se non i dati deludenti sull’occupazione. Tuttavia, la crescita degli utili il prossimo anno dovrebbe rallentare nettamente. Le stime per la crescita degli EPS dell’indice S&P 500 nel 2022 sono dell’11,7%, in base agli ultimi dati di Refinitiv, in calo da circa il 17% di inizio gennaio. Inoltre, si tratta di un brusco crollo rispetto al tasso di crescita previsto del 37% nel 2021.

Se le aspettative di una crescita più lenta cominciano ad attanagliare il mercato, allora ha senso vedere le parti più economicamente sensibili del mercato essere colpite per prime, mentre l’indice generale resisterà più a lungo. Si tratta di un pattern quasi identico a quello del 2018, con i timori di un super-inasprimento della Fed a causare una recessione. Stavolta potrebbe essere diverso, perché la Fed sta già attuando una politica monetaria molto accomodante. In fin dei conti, la differenza tra oggi e il 2018 è questa.

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