Trend weekly ribassista dal 04.05.2014
Trend daily ribasissta dal 08.05.2014
L’andamento della coppia più tradata del mercato forex, EUR/USD, ha le stesse dinamiche di quasi tutte le major che si rapportano con il green back. In pratica, se ritorniamo agli inizi del mese di maggio, notiamo che dopo un trimestre e più di rafforzamento del dollaro americano abbiamo assistito ad un rallentamento graduale della forza della stessa valuta dovuta in parte ai timori di un rallentamento dell’economia statunitense. Dal punto di vista tecnico – grafico daily, la debolezza della valuta americana ha comportato un rallentamento del trend ribassista in atto nei confronti della moneta unica. La major, dopo aver raggiunto il bottom ad 1,2500, toccato l’ultima volta nel settembre del 2012, ha iniziato, a partire dalle ultime tre settimane, una fase di lateralità comportando l’appiattimento della media mobile esponenziale a 21 periodi. La fase di stallo è dovuta principalmente ai rumors inerenti alla politica monetaria statunitense, ovvero ai possibili ritardi nell’aumento dei tassi e le diverse prospettive legate al Quantitative Easing. Nonostante questa fase di lateralità giornaliera, il weekly chart resta sempre con un impronta decisamente short, tale da implementare nelle prossime sedute, o meglio nel prossimo mese di novembre, strategie di vendita sulla coppia, in virtù anche del sentiment ribassista della moneta unica sulla scia delle parole di Mario Draghi. Lo scossone con un aumento considerevole della volatilità nella stessa direzione del trend di fondo, è stato fornito a chiusura della seduta di ieri dal FOMC (Federal Open Market Committee), il comitato esecutivo della Federale Reserve, che ha annunciato la chiusura del suo programma di allentamento quantitativo. La decisione, attesa dal mercato, è stata presa con nove voti a favore ed uno contrario. Il programma di allentamento quantitativo aveva originariamente un volume di $85 miliardi. A seguito del miglioramento delle condizioni dell'economia la Fed aveva deciso alla fine dello scorso anno di ridurlo gradualmente per terminarlo questo mese. I tassi d'interesse sono stati confermati in un range compreso tra lo 0,00% e lo 0,25%. La Fed ha indicato per la prima volta che potrebbe alzare il costo del denaro prima di quanto si attendano i mercati se la crescita dell'economia dovesse essere più veloce del previsto. La Fed è diventata leggermente più ottimista sull'occupazione. Nella nota che accompagna le sue decisioni di politica monetaria il FOMC osserva che la sottoutilizzazione del mercato del lavoro si sta gradualmente riducendo. La Fed aggiunge che la pressione inflazionistica ha rallentato di recente a causa del calo dei prezzi dell'energia. La Fed non si attende tuttavia che l'inflazione resterà nel lungo termine al di sotto del 2%. Dal punto di vista valutario, subito dopo le news provenienti oltre oceano, abbiamo assistito ad un considerevole aumento della volatilità da parte del green back il quale ha subito un forte apprezzamento nei confronti delle principali valute. Nei confronti della moneta unica il dollaro statunitense è passato in poco più di mezz’ora da 1,2740 ad 1,2640, portandosi nella parte bassa del movimento di congestione delle ultime tre settimane. L’area da monitorare per un intervento in vendita sulla coppia resta sempre la rottura del minimo della mother candle del 15 ottobre che tra l’altro corrisponde anche all’ultimo minimo relativo formatosi il 23 ottobre.