Domenica è iniziato il Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese. Li Keqiang, il primo ministro del Consiglio di Stato, ha aperto la riunione con un discorso che ha riguardato soprattutto la situazione economica, ma anche il disastroso inquinamento atmosferico del paese.
La previsione sulla crescita annuale per il 2017 è stata fissata al 6,5%, cifra lievemente inferiore al 6,7% della previsione per l’anno scorso.
Un tale ottimismo segnala che la Cina non è ancora pronta ad accelerare la riduzione della leva finanziaria, nonostante le preoccupazioni crescenti sui prestiti deteriorati.
Dalla crisi finanziaria, infatti, la seconda economia mondiale scommette massicciamente sul debito per far funzionare a pieno ritmo l’economia.
La zombificazione dell’economia cinese rimarrà uno dei temi caldi del 2017.
Il paese, però, trarrà beneficio da una presenza più debole degli USA nell’area – grazie alla visione protezionistica di Donald Trump, – il che permetterà alla Cina di rafforzare la sua posizione di leader regionale.
Stamattina il cambio USD/CNY perdeva lo 0,10%.
Ciò nonostante, nel medio termine il renminbi scambia all’insegna di un momentum ribassista, la coppia di valute è salita, infatti, da 6,8315 a gennaio a circa 6,90 registrato oggi.
Manteniamo la nostra impostazione ribassista sullo yuan, l’obiettivo di medio termine è 6,96.