La curva dei rendimenti obbligazionari 3 mesi/10 anni USA è una preoccupazione non di poco conto e lo si percepisce nelle manovre degli investitori. Ieri è stato interessante notare come il biglietto verde sia rimbalzato con decisione, anche se i dati immobiliari e la fiducia dei consumatori non hanno rispettato le consegne. Che vuol dire? Che ancora una volta il dollaro è tornato a rappresentare un bene rifugio.
Le principali banche centrali di tutto il mondo ormai sembrano orientate ai toni accomodanti. La politica monetaria della Reserve Bank of New Zealand procede in quella direzione, i tassi sono rimasti invariati a+ 1,75% ma ciò che ha sorpreso il mercato è stata l’apertura verso un possibile taglio del costo del denaro. Citando crescenti rischi al ribasso, la prossima escursione è più probabile che sia un taglio dei tassi, questo si leggeva nello statement. Il dollaro neozelandese, che ultimamente era apparso tonico, è stato pesantemente venduto dell'1,5% circa. Un movimento che potrebbe mettere il Kiwi sui binary della correzione contro le altre majors.
Il circo della Brexit nel frattempo prosegue e oggi è il turno dei "voti indicativi" (non vincolanti per il governo). Le opzioni per i parlamentari includono un secondo referendum, un'unione doganale con l'UE (Brexit più morbida), addirittura revocare interamente l'articolo 50 (no Brexit). L’accordo della May potrebbe essere votato per la terza volta sul finire della settimana.
Wall Street ha chiuso la sessione di martedì con l’S&P 500 + 0,7% a 2818 punti e con I futures che hanno guadagnato qualcosa durante la notte. In Asia, i mercati sono stati altalenanti, col Nikkei -0,2% e lo Shanghai Composite + 0,9%. In Europa le varie dichiarazioni dei membri BCE hanno buttato giù l’azionario, col DAX sotto quota 11400 e conseguentemente anche coi futures USA in deciso arretramento. Detto in precedenza del Forex, sul fronte materie prime abbiamo una fase di consolidamento tanto sull’oro quanto sul Petrolio.
Ancora una volta l'attenzione sul calendario economico si rivolge ai dati degli Stati Uniti, in particolare con la bilancia commerciale che per gennaioo dovrebbe migliorare leggermente portandosi a - $57,0 miliardi, sebbene si tratti di un dato ancora elevato dopo che a dicembre si registrò - $ 59,8 miliardi che è stato il più ampio deficit commerciale degli ultimi dieci anni. Le scorte di petrolio dovrebbero mostrare un calo di -3,3 milioni di barili (la scorsa settimana -9,6 miliardi).