Dopo una corsa di oltre 5 mesi, da novembre 2023 a qualche giorno fa, il mercato azionario ha messo a segno uno dei rally più forti della sua storia. Purtroppo però molti investitori non hanno potuto approfittarne, perché, nel voler ostinarsi a fare market timing, sono usciti giusto ad ottobre 2023, con il mercato in fase di correzione di circa un 10%, temendo un nuovo bear market (in stile 2022).
Oggi il mercato, dopo una bella corsa appunto, sembra nuovamente in fase di correzione. Ad oggi ancora nulla di che, poiché ricordiamo che statisticamente, correzioni dell’ordine del 5-10% avvengono mediamente una volta all’anno.
Nell’immagine sopra, vediamo l’attuale correzione confrontata con quella estiva del 2023 appunto.
Ora, resto sempre affascinato da come un rally tra i più forti di sempre sia stato solo marginalmente menzionato, mente una normale correzione del 5% negli ultimi giorni venga esaltata come il prossimo crollo (finanza comportamentale, sempre quello).
Eppure ripeto, è normale, vi svelo un segreto: ogni tanto i mercati scendono.
E menomale che lo fanno, perché se i mercati salissero sempre, il loro andamento sarebbe certo, e non avremmo quindi premi per il rischio, extra rendimento, alpha, tutte quelle cose che rendono (con la giusta pazienza) il mercato azionario la migliore asset class in assoluto. I cali (tanti o pochi che siano) sono necessari.
La differenza, come ho scritto nel titolo, tra chi guadagna e chi perde sui mercati la fa l’investitore, è il come si reagisce a questi momenti.
Nell’immagine sopra, vedete tutte le correzioni intercorse dal minimo della grande crisi subprime (marzo 2009) fino al termine del Bear Market 2022.
In tutto, 27 correzioni (più o meno grandi) in 14 anni (quasi 2 all’anno).
Morale cosa ha fatto il mercato in questi 14 anni? Oltre il 620% di performance. Ma lo ha fatto, di nuovo, passando per momenti come questo.
Infine, siamo nel quarto anno di elezioni, pertanto anche qui statisticamente trattasi di un periodo positivo, ma costellato di momenti di calo più o meno ampi, come al solito.
La correzione media in questo specifico ultimo anno di ciclo presidenziale, è del 13.07% per l’S&P 500.
Nella mia precedente chiacchierata con Howard Marks, egli stesso ha specificato molto chiaramente che fare market timing è dannoso perché comporta ben 2 decisioni: quando uscire dal mercato e quando rientrare, e questo porta sempre a scegliere i momenti sbagliati.
Un altro elemento fondamentale che distingue chi guadagna e chi perde sui mercati, è la mancanza di pazienza, figlia anche dell’epoca storica in cu viviamo. Investire ad 1 anno, a 3 anni, o a 5 anni, non è investire, è speculare.
L’investimento in azioni dovrebbe sempre avere un periodo (minimo) di 10 anni, perché? Perché i numeri, le statistiche e la storia ci dicono che così funziona, diversamente no, o meglio diversamente il rischio di scenari negativi è decisamente alto.
L’ultimo importante elemento poi è quello di non conoscere minimamente cosa si sta comprando. Se investi nel mercato azionario mondiale o USA, dovresti sapere che ad un certo punto, può capitarti un -20/30%, o anche -40% se investi su periodi molto lunghi, ed è assolutamente normale. Le persone che investono e poi vendono dopo un -4/5%, dovrebbero a mio giudizio fare esclusivamente conti deposito o al massimo titoli di stato a breve scadenza.
Chiudo ricordando il motto famoso “i ribassisti sembrano più intelligenti, ma i rialzisti fanno soldi”.
Sono tornati alla ribalta molti permabearish in questi giorni, dopo aver parlato nel 2022 di Jeremy Grantham, oggi vediamo John Hussman, che ormai da anni dice che i mercati sono cari.
E bisogna dire che come l’orologio rotto che segna l’ora giusta prima o poi, anche lui si è trovato in situazioni come la bolla dotcom o la crisi subprime. Risultato? Ecco il confronto tra il suo fondo (linea blu) ed il mercato (linea rossa).
In sostanza, lo ripeto, io non sono un ottimista ad oltranza (io stesso invitavo nelle ultime settimana alla prudenza, ad evitare gli eccessi, al riposizionamento tattico di una parte dei portafogli).
Ma da qui al vendere tutto o gridare ai crolli, non fa proprio per me, che spero, se la salute me lo consentirà, di passare sui mercati almeno altri 20 anni (speriamo anche di più).
Alla prossima!
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