I mercati, ormai lo sappiamo, sono estremamente sensibili alla guerra commerciale USA/Cina. Qualsiasi notizia, in un senso o nell’altro, determinano movimenti importanti. L’ultima notizia, giunta ieri, ci dice che gli Stati Uniti avrebbero annullato un incontro con i funzionari cinesi causa divergenza di vedute sulla proprietà intellettuale e la risposta non si è fatta attendere: giù l’azionario, su i beni rifugio. Si è trattato di una notizia non ufficiale, tant’è che la Casa Bianca ha tenuto a precisare che non era stato programmato alcun incontro e ciò ha consentito una stabilizzazione del sentiment.
Ciò dimostra l’instabilità del momento ed è per questo che le prospettive a breve e medio termine dei tori saranno legate esclusivamente ai progressi nei negoziati commerciali. Se si dovesse procedere verso una soluzione il rally (a favore di titoli azionari e petrolio) potrebbe riprendere. Durante la sessione asiatica è emerso un altro elemento, ovvero il minister delle finanze cinese ha confermato misure di espansione fiscale nel tentativo di bloccare il rallentamento economico. Poi abbiamo avuto il meeting della Banca del Giappone che come al solito non ha minimamente modificato la propria politica monetaria. Come previsto, nessuna mossa sui tassi con il tasso sui depositi a -0,1% e un costante controllo della curva dei rendimenti a 10 anni (così che possa restare attorno allo zero) e c’è stata una rivisitazione al ribasso dell’inflazione e della crescita economica per l’anno in corso.
Torniamo su Wall Street perché ieri ha chiuso al ribasso dopo una serie di sedute decisamente positive. L’indice S&P 500 -1,4% a 2.636 punti, mentre i futures hanno trovato sostegno guadagnando circa lo 0,1%. I mercati asiatici sono apparsi nervosi, con il Nikkei -0,1% e lo Shanghai Composite appena al di sopra della parità. I mercati europei appaiono prudenti.
Per quanto riguarda il forex emerge uno Yen sottoperformante, mentre l'euro prova ad arrestare le perdite recenti così come la Sterlina continua a mostrarsi tonica un po’ su tutti i fronti. Recuperano le valute legate alle materie prime (specialmente il Kiwi dopo una sorpresa positiva giunta dall’inflazione). Sul fronte materie prime abbiamo un oro sostanzialmente laterale mentre il petrolio guadagna circa lo 0,5%.
Il calendario economico è piuttosto soft oggi, eccezion fatta per il dato sulla fiducia dei consumatori dell'Eurozona delle ore 16 (relative al mese di gennaio) per il quale si prevede un ulteriore indebolimento a -6,5 (da -6,2 di dicembre) il ché ci darebbe la peggior lettura da ottobre 2016. Il Richmond Fed Composite Index di gennaio verrà rilasciato egualmente alle ore 16 e dovrebbe ripresentarsi a -6 (da -8 a dicembre).