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La guerra per Gallio e Germanio sarà il cigno nero dei Mercati?

Pubblicato 06.07.2023, 08:55
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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"La Cina non è più vicina: incombe" (Sergio Angeli)
Dal mese di agosto la Cina bloccherà l’esportazione di Gallio e Germanio di cui è il maggiore produttore mondiale. Contemporaneamente il Governo di Pechino rimanda la visita del rappresentante europeo senza dare motivazioni. Un segnale di “guerra fredda” nelle catene di fornitura di terre rare nei confronti dell’Europa dopo che a fine marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dettato la linea invitando i Paesi membri a ridurre i rischi (il cosiddetto de-risking) nei confronti del gigante asiatico, come ad esempio la dipendenza nell’approvvigionamento delle terre rare. Gallio e Germanio sono materiali utilizzati per la produzione di semiconduttori ad alta velocità e frequenza utili per la produzione di radio e radar e con alti livelli di resistenza a calore quindi utilizzati anche per il rivestimento di missili, oltre che pannelli fotovoltaici. La Cina nel frattempo perde slancio nella ripresa post pandemica: a giugno l’attività del settore dei servizi è stato inferiore alle attese e sui minimi da gennaio. La Cina è il terzo mercato principale per le merci provenienti dall’Unione europea e il primo fornitore mondiale del mercato unico. Nel 2022 lo scambio di merci tra UE e Cina ha raggiunto gli €856 miliardi, quasi al pari di quello con gli Stati Uniti. L’interesse comune è quindi quello di perseguire relazioni costruttive e stabili.



Il MES in pausa penalizza il BTP?

Il Parlamento vota sulla richiesta di sospensiva del MES per non procedere alla legge di ratifica della riforma. L’obiettivo è prendere tempo per ottenere dall’Europa modifiche sulle nuove regole del patto di stabilità. Il nuovo MES entrerà in vigore dal primo gennaio a meno che l’Italia, in assenza di ratifica (è l’ultimo a non averlo ancora fatto tra i Paesi dell’Unione), lo blocchi, lasciando in vigore le vecchie regole. Ma oltre al MES da mesi il Governo italiano ha un atteggiamento conflittuale nei confronti delle istituzioni europee su temi come la politica monetaria della Bce e il Pnrr. Un contesto che sta avendo ricadute sul nostro debito pubblico come dimostra anche il recente rialzo dello spread Btp-Bund in allargamento ovvero salito sino a 174 punti e il rendimento del BTP decennale italiano tornato al 4,2%. Ricordiamo che i titoli di stato italiani sono stati tra i best performer nel comparto obbligazionario da inizio anno, ma le tensioni politiche potrebbero favorire prese di beneficio anche ai fini di una diversificazione di portafoglio, come ad esempio obbligazioni considerate più interessanti anche tra i Governativi. Nel frattempo però le aste di debito italiano continuano a registrare alti livelli di copertura a dimostrazione della fiducia degli investitori nei confronti del Paese.



L’Abi in conclave

Ieri si è tenuta l’assemblea dell’Abi, l’organo di autogoverno degli istituti di credito italiano. Una giornata ricca di contenuti iniziata con l’intervento del Presidente Antonio Patuanelli, a seguire quello del Governatore Ignazio Visco e in conclusione del Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo il tema dell’inflazione e quello dei mutui, i cui tassi sono saliti in modo insostenibile per molte famiglie e imprese che rischiano di andare in "default" con ricadute sulla qualità del credito. Il Governo ha annunciato di avere allo studio delle misure per contenere l’aumento dei costi bancari, ma prima si aspetta un intervento autonomo del sistema bancario come ad esempio un aumento della remunerazione dei tassi sui depositi e un allungamento della durata dei mutui a tasso variabile per alleggerire le rate. Nel mezzo grandi profitti per tutte le società del settore che rendono più solida la propria struttura patrimoniale, remunerano generosamente gli azionisti e, in vista di una ipotetica recessione, aumentano la competitività contribuendo a sostenere il rally di Piazza Affari che ha superato stabilmente la soglia di 28mila punti, sui massimi dalla crisi di Lehman Brothers. Uno scenario che non sembra destinato a cambiare nel breve sostenendo ancora il rialzo del mercato. 

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