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Le vere ragioni dell’impennata del prezzo del greggio

Pubblicato 27.06.2018, 13:51

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 27.06.2018

Il prezzo del greggio sta andando alle stelle. Ma le motivazioni hanno meno a che fare con l’aumento della produzione petrolifera dell’OPEC, annunciato venerdì scorso, e più con altri fattori meno evidenti.

Oil 300 Minute Chart

Sebbene i prezzi del greggio siano decisamente saliti in seguito all’annuncio dell’OPEC alla fine della settimana scorsa, con il greggio Brent rimbalzato di circa il 3% ed il riferimento USA WTI schizzato di più del 4% sulla scia della decisione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), gli ulteriori rialzi sono stati dovuti a due fattori in particolare:

  1. L’annuncio originale dell’OPEC è stato vago e fuorviante. Venerdì il cartello ha fatto sembrare che l’aumento della produzione sarebbe stato inferiore a quanto avessero preventivato i mercati. L’OPEC potrebbe essere stata costretta a presentare una tale immagine venerdì al fine di soddisfare le considerazioni politiche iraniane.
  2. Un importante fornitore di greggio canadese agli Stati Uniti, Syncrude, venerdì ha annunciato che le esportazioni di greggio di circa 300.000 barili al giorno verso gli USA saranno bloccate per il resto di giugno così come per almeno tutto luglio. La compagnia ha subìto un’interruzione di energia elettrica la scorsa settimana e sta lavorando per sistemare il trasformatore difettoso presso la struttura di Alberta.

Da un esame più approfondito della tempistica dell’annuncio dell’OPEC emerge che la seguitissima pubblicazione di venerdì ha riportato solo una versione incompleta dell’accordo. Il giorno seguente, i rappresentanti di Russia, Kazakistan, Azerbaijan, Oman e di altri paesi si sono uniti all’OPEC per discutere di un accordo più ampio sulle quote di produzione per il resto del 2018. Ed è stato solo allora che hanno deciso che il gruppo avrebbe aumentato la produzione petrolifera. Sebbene il cartello miri tecnicamente ad un aumento di un milione di barili al giorno, molti analisti si aspettano che l’aumento sarà solo di circa 600.000 barili al giorno, in quanto alcuni paesi (come Venezuela ed Angola) sono al momento impossibilitati a produrre al di sopra dei livelli attuali.

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Ed effettivamente i dati sulla produzione venezuelana sembrano destinati a continuare a scendere. Anche la produzione a breve termine da parte della Libia, membro dell’OPEC, è a repentaglio dal momento che degli incendi la scorsa settimana hanno distrutto numerosi serbatoi di stoccaggio per l’esportazione ed hanno ridotto la sua capacità di esportazione di 450.000 barili.

La Russia e l’OPEC hanno chiarito durante il vertice di sabato che ai paesi con capacità di scorte sarà chiesto di aumentare la produzione per compensare i barili persi in Venezuela e in altri paesi. La Commissione di Controllo Ministeriale Congiunta (JMMC) assegnerà questi aumenti ad Arabia Saudita, Russia, EAU, Kuwait ed altri man mano che sarà necessario.

Anche se il Ministro del Petrolio saudita Khalid al Falih ha affermato che il gruppo starà attento a non aumentare la produzione troppo velocemente con il rischio di allagare il mercato, l’Arabia Saudita ha già annunciato che produrrà 10,8 milioni di barili al giorno a giugno. Si tratterà di un livello da record per la nazione.

Aramco, la compagnia petrolifera nazionale saudita, di recente ha rivelato che intende produrre 11 milioni di barili al giorno a luglio. L’Amministratore Delegato di Aramco, Amin Nasser, ha sottolineato che la compagnia, che ha prodotto 10,01 milioni di barili al giorno a maggio, potrebbe generarne 12 milioni se necessario. (Ricordate che la produzione petrolifera nazionale saudita registra sempre un’impennata nel periodo estivo).

Sia il Brent che il WTI sono crollati quando i mercati dei future hanno aperto domenica notte. Tuttavia, per via dell’interruzione di Syncrude, il WTI è crollato molto di più rispetto al Brent. E questo ha ridotto lo spread tra il Brent e il WTI che era salito fino a ben 10 dollari al barile all’inizio del mese.

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L’interruzione di Syncrude significa che il prezzo del riferimento canadese, il West Canadian Select (WCS), dovrebbe salire nelle prossime settimane. Era stato venduto ad un prezzo significativamente inferiore.

Dovremmo anche aspettarci notizie su un calo della produzione petrolifera nel Bacino Permiano (in Texas), dal momento che le compagnie hanno ridotto la produzione per via di difficoltà legate al trasporto. Pioneer Resources (NYSE:PXD) ha annunciato che intende chiudere i pozzi nel Bacino Permiano entro i prossimi 4 mesi. Altre compagnie probabilmente ne seguiranno l’esempio, in quanto c’è una carenza di capacità degli oleodotti. Le previsioni generali sulla crescita per le regioni produttrici di petrolio da scisto negli Stati Uniti sono ancora buone ma alcune compagnie faranno fatica a breve termine per via dei problemi di trasporto.

Intanto, i trader dovrebbero prestare attenzione agli sviluppi in Iran. Ieri, il governo Trump ha invitato i principali acquirenti di greggio iraniano, soprattutto paesi asiatici, a bloccare gli acquisti del greggio del paese prima che le sanzioni entrino pienamente in vigore a novembre.

Si tratta una politica statunitense decisamente più dura rispetto a quella del 2012, che garantiva delle esenzioni agli importatori asiatici di greggio iraniano. La politica del 2012 permetteva ai mercati asiatici di continuare ad importare il greggio dal paese ammesso che ne riducessero progressivamente la quantità. La linea attuale potrebbe far restare elevati i prezzi del greggio quest’estate anche se Arabia Saudita, Russia ed altri produttori aumenteranno la produzione.

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