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Lo stop alle esenzioni da sanzioni iraniane spinge il greggio, ma quanto durerà?

Pubblicato 25.04.2019, 13:21
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 25.04.2019

Lunedì mattina, il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha annunciato che il governo statunitense metterà fine a tutte le esenzioni per riduzione significativa (SRE) concesse agli acquirenti di greggio iraniano. Ciò significa la fine delle esenzioni che hanno permesso ad alcuni paesi di comprare determinate quantità di greggio dall’Iran negli ultimi sei mesi. D’ora in poi, qualunque paese acquisti greggio dall’Iran dopo il 1° maggio incorrerà in sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti.

Quando la notizia dell’imminente decisione ha cominciato a circolare domenica notte, i future del greggio hanno immediatamente iniziato a salire. Alla chiusura degli scambi lunedì, il Brent è rimbalzato del 2,8% a 74,04 dollari ed il WTI è schizzato del 2,7% a 65,70 dollari. La maggior parte dei trader e degli analisti non si aspettava che il governo Trump avrebbe messo fine a tutte le esenzioni: si prevedevano delle riduzioni ma, considerato il desiderio del Presidente di tenere bassi i prezzi di greggio e benzina, non si pensava fosse probabile un’improvvisa fine delle esenzioni.

WTI/Brent prices

Quanto greggio iraniano possiamo stimare che venga eliminato dal mercato?

Secondo il governo USA, l’Iran al momento esporta un milione di barili al giorno di greggio e verrà messa massima pressione agli importatori affinché interrompano gli acquisti di greggio iraniano. Tuttavia, i servizi di tracciamento non governativi indicano che ci sono quantità decisamente maggiori di greggio iraniano sul mercato. In base ai dati di marzo, l’Iran ha esportato tra gli 1,7 milioni (Platts) e gli 1,9 milioni (TankerTrackers) di barili al giorno di greggio e prodotti equivalenti. La Cina è il maggiore singolo importatore di greggio iraniano al momento.

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È probabile che Corea del Sud, Giappone, Turchia ed India (altri importatori di greggio iraniano) rispetteranno le sanzioni USA. Ciò eliminerebbe circa 700.000 barili al giorno di greggio iraniano dal mercato. Tuttavia, la Cina probabilmente continuerà ad importare malgrado le sanzioni. Ci sono oltre 20 milioni di barili di greggio iraniano in magazzino a Dalian, in Cina, a cui il paese vuole attingere e solo una piccola parte di queste scorte è stata utilizzata finora. La Cina sarà particolarmente motivata a comprare greggio iraniano a tariffe scontate con l’aumento del prezzo del greggio.

Come sarà rimpiazzato il greggio mancante?

Secondo il Dipartimento di Stato,

“Il mercato del greggio è ben rifornito ed i livelli delle scorte petrolifere sono forti a livello stagionale” mentre gli Stati Uniti hanno ricevuto “promesse da parte dei paesi produttori, compresi il regno dell’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, di un aumento della produzione per controbilanciare la riduzione delle esportazioni petrolifere iraniane”.

Tuttavia, il Ministro del Petrolio saudita, Khalid al Falih, mercoledì ha risposto affermando che non vede la necessità di aumentare la produzione immediatamente. Al contrario, l’Arabia Saudita risponderà alla domanda dei clienti. Falih si aspetta che la domanda di greggio saudita aumenti con l’inasprimento delle sanzioni sul greggio iraniano, ma non alzerà la produzione preventivamente. In occasione del vertice di giugno a Vienna si discuterà del fatto che l’OPEC e i suoi alleati non-OPEC intendano o meno aumentare la produzione nel secondo semestre dell’anno.

C’è chiaramente un divario tra quello che gli Stati Uniti pensano che Arabia Saudita ed EAU faranno e quello che l’Arabia Saudita è pronta a fare. Non c’è alcun dubbio che Arabia Saudita ed EAU siano in grado di compensare i barili mancanti, ma è evidente che questi produttori intendono fornire solo quanto chiedono i clienti e non rimpiazzeranno il greggio iraniano barile per barile.

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Quali sono le prospettive a breve e a lungo termine?

Ci sono vari scenari per il mercato del greggio. Con il calo delle esportazioni petrolifere, i prezzi saliranno. La domanda, ovviamente, è: quanto? Questo dipenderà da quanta pressione gli Stati Uniti faranno all’Arabia Saudita per produrre e da quanto i sauditi resisteranno a questa pressione. La Russia ha inoltre intenzione di aumentare la produzione quest’estate. Quando l’OPEC ed i suoi partner non-OPEC si incontreranno a Vienna a fine giugno, è possibile che l’accordo sulla produzione vada in pezzi. In questo caso, molti produttori sentiranno l’urgenza di mettere il maggior numero possibile di barili sul mercato, una mossa che trascinerà giù i prezzi. D’altra parte, l’OPEC, con l’aiuto della Russia, potrebbe decidere di mantenere le quote con solo un modesto aumento della produzione e ciò impedirebbe ai prezzi di schizzare troppo o di crollare troppo.

Ovviamente, la produzione statunitense rappresenta un altro fattore importante. Se il WTI manterrà i recenti guadagni e verranno attivati nuovi oleodotti come previsto, le scorte USA potrebbero contribuire a rimpiazzare il greggio leggero ed a compensare le esportazioni mancanti dall’Iran. La produzione statunitense ha già raggiunto livelli da record negli ultimi mesi e non si sa con esattezza quanto ancora potrà salire.

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