Sebbene l’oro stia schizzando per il quarto giorno di fila, si ritrova in mezzo a temi fondamentali di mercato conflittuali, tra cui il rallentamento economico globale, la forza del dollaro e l’attuale politica dei tassi di interesse della Fed. Comprendere i vari fattori e parametri può aiutare a valutare il prossimo movimento.
Dal minimo dell’agosto 2018 al livello di 1.160 dollari, l’oro è salito grazie al suo status di asset rifugio. Da maggio ha ricevuto un’ulteriore spinta dalla prospettiva di tassi di interesse USA più bassi, con le aspettative di un rendimento minore del dollaro che hanno fatto aumentare il valore relativo della materia prima, senza rendimento.
Il rialzo di ieri ha seguito le parole di Bullard della Fed secondo cui la banca centrale potrebbe dover allentare ancor di più la politica monetaria, per contrastare i rischi ribassisti derivanti dagli scontri commerciali e da un’inflazione troppo bassa.
Ma l’oro stava già salendo da giovedì, prima delle dichiarazioni di Bullard. In precedenza, il metallo prezioso era scambiato all’interno di un pattern di attesa, attivo da metà agosto, con gli investitori che aspettavano maggiori chiarimenti circa l’andamento dei tassi di interesse della Fed dal momento che la recente divergenza di opinioni tra i policymaker ha ridotto le probabilità di altri tagli, sebbene il Presidente della banca Jerome Powell continui a ribadire che la Fed sta monitorando la situazione tenendosi pronta a proseguire con l’allentamento quando necessario.
Il rialzo della materia prima è particolarmente straordinario se si considera che sta procedendo malgrado il peso di un terzo giorno consecutivo di rafforzamento del dollaro.
Ma perché il biglietto verde sta salendo se l’impennata del metallo prezioso è il risultato delle aspettative di tassi più bassi? Una simile eventualità dovrebbe pesare sul dollaro.
Forse la domanda di dollaro arriva da oltreoceano, dove la recessione è una conclusione tutt’altro che evitabile e tassi di interesse vicini allo zero o persino negativi fanno sembrare una manna il rendimento dei Buoni del Tesoro USA.
Date le conflittuali dinamiche intermarket, dove potrebbe andare l’oro da qui?
L’attuale impennata ha portato l’oro al massimo in quasi tre settimane, rallentandolo al contempo. L’equilibrio fra scorte e domanda rivela un senso collettivo di indecisione tra gli investitori. La materia prima si trova ancora all’interno di un trend rialzista dal fondo di maggio, ma il pattern di attesa di cui abbiamo parlato prima ha formato un’inversione del testa e spalle, il cui breakout al ribasso indicherebbe un trend in discesa.
Tuttavia, l’impennata sta spostando il prezzo dalla neckline di 1.480 dollari, la “linea di confine” del trend. Però, il prezzo è rallentato dai massimi del 12 settembre, nonché dalla linea di trend (punteggiata) dal massimo del 13 agosto della spalla sinistra.
In altre parole, questa impennata potrebbe semplicemente assecondare le dinamiche del pattern, creando la spalla destra per un pattern che metterà fine al trend in salita.
Quindi, come procedere?
Strategie di trading
I trader conservatori dovrebbero aspettare o un breakout al ribasso della neckline o un nuovo massimo per un trend in salita continuato, usando un filtro del 3% per evitare eventuali whipsaw ed avere una prova del trend con rispettivi consolidamenti oltre i punti di rottura citati.
I trader moderati potrebbero aspettare gli stessi punti di rottura dei trader conservatori, anche se, pur volendo attendere una mossa di ritorno per entrate migliori, non avrebbero necessariamente bisogno di un supporto o una resistenza a rafforzare le prospettive.
I trader aggressivi potrebbero entrare con una posizione short contraria, approfittando della prossimità alla resistenza fornita dal massimo del 12 settembre e da quella della spalla destra.
Esempio di trading - posizione corta
- Entrata: 1.522 dollari
- Stop-Loss: 1.527 dollari, sopra il massimo del 12 settembre
- Rischio: 5 dollari
- Obiettivo: 1.507 dollari, linea di trend rialzista e supporto della congestione
- Ricompensa: 15 dollari
- Rapporto di rischio-ricompensa: 1:3