Stamattina, l’unica valuta del comparto G10 in territorio positivo era il dollaro australiano, dopo che l’Ufficio di Statistica australiano ha diffuso l’ultimo rapporto sul lavoro.
Giovedì l’aussie ha guadagnato lo 0,26% contro il biglietto verde, in rialzo a 0,7451 USD, mentre gran parte delle altre divise ha stornato parzialmente i guadagni estemporanei di ieri contro l’USD.
Ad aprile, il tasso di disoccupazione è sceso per il secondo mese consecutivo, calando al 5,7% dal 5,9%, con l’economia che ha creato 37.400 mila posti di lavoro (dato destagionalizzato).
Il tasso di partecipazione è rimasto stabile al 64,8%. I dettagli del rapporto, però, non sono così incoraggianti; l’occupazione a tempo pieno ha fatto registrare un calo di 11.600 posti di lavoro, invece sono aumentati di 49.000 unità gli impieghi a tempo parziale; ciò indica che il mercato occupazionale non è così in salute come suggerisce la cifra complessiva.
Ribadiamo che, secondo noi, il quadro non è così roseo per l’Australia, soprattutto alla luce delle crescenti preoccupazioni sulle prospettive economiche cinesi, che hanno fatto precipitare i prezzi del minerale di ferro.
Non escludiamo, quindi, un’ulteriore debolezza dell’AUD, anche se la narrativa più in voga al momento è una stabilizzazione dell’AUD.
Come spiegato la scorsa settimana, gli investitori sono fortemente esposti a un ulteriore apprezzamento dell’AUD.
La liquidazione delle posizioni speculative lunghe – come riferito dalla CFTC, le posizioni nette lunghe non commerciali si aggirano al momento intorno al 21% del totale delle posizioni aperte – dovrebbe continuare e ciò potrebbe potenzialmente accelerare la svalutazione dell’AUD.