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L’inflazione sottozero rende ancora appetibili i bond

Pubblicato 20.02.2015, 15:17


Il calo dei rendimenti che ha caratterizzato il mondo obbligazionario internazionale, e che sembra non avere fine, non arresta la domanda di titoli da parte degli investitori che paiono disposti ad acquistare bonds a qualsiasi livello di rendimento. Prova ne è il fatto che ormai la maggior parte dei governativi europei a breve scadenza offre una remunerazione negativa, come riscontrabile nella tabella sottostante che abbiamo allegato e che evidenzia i rendimenti dei titoli a due anni in molti paesi d’Europa.


Ma cosa spinge un investitore ad acquistare un bond che offre un tasso negativo?

Fonte Bloomberg. Rendimenti dei titoli a due anni di molti paesi in Europa

Se osserviamo la tabella notiamo subito che Svizzera e Danimarca hanno rendimenti molto più negativi, rispettivamente di -1,147% e -0,715%, degli altri paesi che oscillano invece tra 0% e -0,2%: in questo caso specifico intervengono probabilmente fattori legati ad aspettative sul tasso di cambio.
Il franco svizzero è da sempre considerato infatti una moneta rifugio ed un investimento in strumenti espressi in divisa elvetica non è certo dettato dagli interessi offerti, quanto piuttosto dalle attese di apprezzamento del cambio, come abbiamo anche recentemente osservato dopo lo sganciamento da 1,20 con l’euro da parte della SNB. Di recente poi si è diffusa la convinzione tra gli operatori che anche la corona danese, attualmente agganciata all’euro, possa essere costretta a rivalutare la propria divisa in conseguenza della pressione al ribasso che verrà probabilmente esercitata sull’Euro dopo l’avvio del QE da parte dellabanca centrale europea.


Per quanto riguarda invece i titoli degli altri paesi, diversi possono essere i fattori che comportano l’accettazione di rendimenti negativi da parte degli investitori. Innanzitutto l’abbondanza di liquidità presente sui mercati finanziari (esattamente l’opposto di quanto accade per l'economia reale) spinge gli investitori comunque ad investire, ed una parte di questi flussi va necessariamente verso i titoli ed i paesi giudicati più affidabili, indipendentemente dal ritorno offerto. Non dimentichiamo inoltre che il contesto europeo è caratterizzato da una deflazione ormai conclamata che mantiene i tassi reali comunque in territorio positivo.
L’ultimo dato aggregato sui prezzi a livello europeo parla di un’inflazione annua a -0,6%, livello che a questo punto va sommato algebricamente ai rendimenti nominali che ne risultano dunque accresciuti.


In alcuni paesi europei, quale la Spagna per esempio, l’inflazione annua è addirittura a-1,5%, fenomeno che accresce di molto i rendimenti reali per un residente spagnolo. Se osserviamo il grafico che qui sotto abbiamo allegato possiamo vedere che nonostante i rendimenti nominali dei titoli trentennali abbiano raggiunto i nuovi minimi di tutti i tempi, i rendimenti reali sono ancora molto appetibili. Il trentennale spagnolo sfiora il 4% e quello italiano il 3%.

Fonte Bloomberg. Elaborazione JCI Capital. Rendimenti reali, ovvero al netto del tasso di inflazione annuo, del trentennale italiano (linea azzurra) e di quello spagnolo (linea nera)

Addirittura, se allarghiamo lo sguardo agli ultimi 15 anni, i livelli risultano ampiamente posizionati nella fascia superiore delle oscillazioni.
Ma questo non è solo un fenomeno legato ai paesi periferici: la stessa Germania infatti è entrata di recente in deflazione ed i suoi rendimenti reali sono balzati al rialzo, come non si vedeva da almeno 4 anni.


Se osserviamo il grafico successivo possiamo riscontrare che il trentennale tedesco ha comunque un rendimento che sfiora l’1,5% e, nonostante il numero possa apparire basso in senso assoluto, questo non solo va inserito nel particolare contesto finanziario storico che l’economia europea sta vivendo, ma addirittura questo valore si colloca tra i più elevati dal 2011 ad oggi.

Fonte Bloomberg. Rendimenti reali del Bund trentennale dal 2000 ad oggi

Dunque, fino a che rimarrà in essere l’attuale scenario economico che scaturisce da una malsana combinazione di scarsa crescita ed inflazione nulla o negativa, difficile pensare che possano esaurirsi gli investimenti in titoli di stato nonostante il loro rendimento nominaleappaia risibile.
Non dimentichiamo inoltre la sempre più avvolgente presenza della BCE, che garantirà nei prossimi diciotto mesi cospicui acquisti mensili di titoli obbligazionari, rendendo i bond governativi un asset ancora più ricercato.

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Se poi il tasso è fisso per i primi anni e poi diventa variabile (in attesa di un rialzo dei tassi), ancora meglio. Lo ha fatto Cdp e mi sembra una buona soluzione http://obbligazioni.cdp.it/
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