Il dollaro australiano ha fatto registrare l’andamento migliore nel comparto G10, mentre il dollaro USD ha lasciato sul campo gran parte dei guadagni di ieri.
Stamattina l’AUD/USD ha aperto a 0,7410 a Tokyo, salendo poi rapidamente a 0,7489 (38,2% di Fibonacci sulla svalutazione di novembre).
In caso di violazione, la prossima resistenza giace a 0,7545 (50% di Fibonacci). Dai future sui Federal Funds si ricava una probabilità del 100% di un rialzo della fascia obiettivo, dallo 0,5% allo 0,75%, da parte della Federal Reserve alla prossima riunione del 13-14 dicembre.
Inoltre, crediamo che il rally del dollaro abbia raggiunto un punto di flesso, perché ha già cominciato ad attenuarsi l’entusiasmo seguito all’elezione di Trump.
Lo yen giapponese si preparava a chiudere la seduta asiatica in territorio negativo sulla scia delle deludenti cifre sull’inflazione giapponese, invece sul finire della seduta si è ripreso rapidamente con l’arrivo degli operatori europei alle loro scrivanie.
L’USD/JPY è salito a 113,90, livello massimo dal 15 marzo, per poi scendere a 112,84.
Le pressioni inflazionistiche sono cresciute leggermente a ottobre, l’indice primario si è attestato allo 0,1% a/a rispetto allo 0,0% delle previsioni medie e al -0,5% del rilevamento precedente, invece l’indice al netto dei generi alimentari e dell’energia è salito di un seppur marginale 0,2%, superando lo 0,1% delle previsioni e il rilevamento piatto di settembre.
Nel complesso, il quadro generale non cambia; la BoJ non è riuscita a far salire l’inflazione, circostanza che ha gravemente intaccato la sua credibilità negli ultimi mesi.
Al rialzo, la resistenza principale giace a 114,87, invece al ribasso si osserva una debole area di resistenza intorno a 109-110 (minimo precedente e 38,2% di Fibonacci sul rally di novembre).
Anche l’EUR/USD venerdì ha trovato richieste migliori e la coppia è tornata a 1,0608.
I guadagni dell’euro sono stati più contenuti perché il mercato prevede che a breve la Banca Centrale Europea prorogherà/aumenterà il programma di allentamento quantitativo. La coppia non è riuscita a violare la resistenza rappresentata dal minimo di dicembre dello scorso anno (1,0524) e stamattina è rimbalzata a 1,0591.
Prevediamo come minimo una fase di consolidamento, se non di correzione, poiché il rally del dollaro sta perdendo slancio.
Tuttavia, rimaniamo prudenti sulle valute dei mercati emergenti perché il mercato non è pronto a passare completamente in modalità di propensione al rischio.
Oggi gli operatori monitoreranno il PIL, le esportazioni, le importazioni e gli investimenti delle aziende nel Regno Unito; le vendite al dettaglio in Italia; il gettito fiscale e il saldo di bilancio del governo centrale in Brasile; le scorte all’ingrosso e il PMI di Markit negli USA.