Gli Stati Uniti avrebbero già dovuto essere in recessione, in base a numerose previsioni di inizio 2023. Ma le previsioni bearish hanno fallito miseramente, con la crescita rimasta positiva. Il PIL è schizzato nel terzo trimestre, un brutto colpo per le aspettative di un downturn imminente. Ma, anziché ammettere la sconfitta, chi prevede la recessione l’ha semplicemente rinviata.
L’ultima notizia che sta circolando: la debolezza dei nuovi ordinativi manifatturieri per il mese di novembre (tramite i dati ISM) indica un alto rischio di recessione. Come ha osservato un analista in un post su X questa settimana:
“Non c’è mai stata una #recessione con i nuovi ordinativi ISM (#LEADINGIndicator) a 55,5.”
Questo indicatore può essere, ma anche no, una stima del rischio del ciclo economico, ma è difficile (se non impossibile) dirlo. Lo stesso vale per qualsiasi altro indicatore (o anche due o tre) usato per stimare la probabilità in tempo reale che una recessione per come definita dal NBER sia iniziata o sia imminente.
Quello che sappiamo è che lo storico del settore manifatturiero come fonte puntuale (qualcuno direbbe affidabile) per stimare il rischio di recessione è inciampato negli ultimi anni. Ciò non significa che possiamo ignorare il dato, anzi. Ma ci ricorda che il fallimento periodico di un qualsiasi indicatore, non importa il suo storico, è inevitabile. Fa parte del gioco.
Tutto ciò ci riporta ad un tema ricorrente su CapitalSpectator.com: c’è solo un modo per generare stime puntuali e relativamente affidabili del rischio di recessione in tempo reale, ossia sviluppare un metodo che usi una serie di indicatori attentamente selezionati e diversificati. Tutti gli indicatori a volte danno falsi segnali. Sebbene non si possa evitare del tutto questo rischio, lo si può minimizzare sostanzialmente con un metodo multi-fattoriale.
Qual è il lato negativo?
Un metodo multi-fattoriale è più affidabile, ma sarà “in ritardo” rispetto all’indicatore importante del momento. Il problema è che nessuno sa davvero quale singolo indicatore prevarrà nel tempo. Questo elenco infatti continua a cambiare. L’arte/la scienza delle previsioni sulla recessione bilancia segnali puntuali con segnali affidabili. Trovare il livello giusto che massimizzi ciascuno di essi, simultaneamente, è l’obiettivo. È chiaro che l’obiettivo non si può raggiungere con un solo indicatore.
Su questo punto, l’ultimo aggiornamento settimanale del The US Business Cycle Risk Report continua a rispecchiare un rischio di recessione basso (al 1° dicembre). Il principale indicatore della newsletter (l’indice Composite Recession Probability Index (CRPI)) stima una probabilità di circa il 5% che una flessione come definita dal NBER sia in corso. Per i dettagli sul metodo, è possibile consultare la versione gratuita della newsletter qui).
Un’altra serie di indicatori che guardano avanti di 2-3 mesi (la più lunga finestra possibile per mantenere una stima relativamente affidabile) indica un’espansione in corso fino a gennaio.
Il multi-indicatore Economic Trend Index (ETI) e l’Economic Momentum Index (EMI) rispecchiano entrambi una ripresa dell’attività economica per la maggior parte di quest’anno (vedi questo aggiornamento da maggio, ad esempio).
Arriviamo al profilo attuale: i numeri sono ancora leggermente positivi, come mostra il grafico sotto. Entrambi gli indicatori sono al di sopra dei rispettivi punti (50% e 0%) che indicano condizioni di recessione.
Usando un kit di strumenti econometrici per sviluppare previsioni a breve termine per l’ETI e l’EMI fino a gennaio, scopriamo che l’espansione probabilmente durerà all’inizio del prossimo anno.
È possibile una recessione nel corso del 2024? Ovviamente. È probabile? Questa è una domanda più difficile. Ci sono molti metodi per provare a immaginare cosa potrebbe succedere, diciamo, entro giugno 2024. Ma siamo chiari: guardare oltre una finestra di 2-3 è tirare a indovinare.
E questo ci porta ad una regola semplice ma efficace, che si è dimostrata duratura nel tempo: per cercare di avere previsioni di recessione puntuali e relativamente affidabili, non c’è alternativa all’aggregazione di un’ampia gamma di indicatori accuratamente selezionati che colgano i fattori chiave dell’andamento dell’economia.