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Stiamo giungendo al bivio tra mondo reale e mondo fittizio. Un mondo in cui ha predominato la speranza fondata sui metodi, oramai, tradizionali in uso dal 2009. Metodi che si esplicitano con l'immissione, in modalità cascata, di denaro senza limiti come soluzione a qualsiasi problema. Fallisce una banca to big to fail? Stampiamo moneta. Crolla l'economia? Stampiamo moneta. Arriva un virus? Stampiamo moneta. Moneta per tutto: per acquistare asset di ogni tipo e per sostenere chiunque. Staccando definitivamente la moneta in circolazione dalla sostenibilità delle entrate.
I debiti sono monster (lo erano già prima del covid. 3 volte il pil mondiale) ma per convenzione si ritiene che la carta (virtuale) in uso abbia comunque valore.
L'idea è sempre quella di immettere denaro sul mercato confidando che si incentivi la domanda e si riaccendano i consumi. Domanda di beni, vendite al dettaglio e, conseguentemente, economia in crescita. Ma vi è un problema che è stato tralasciato e che travalica la tecnica e il semplice pragmatismo così come la capacità di arginare i buchi nel breve termine che si vanno creando: è la psicologia.
C'è una contraddizione in termini in quanto sta accadendo nel mondo. Da un lato assistiamo ad un sistema che è come se dicesse: non preoccupatevi faremo di tutto e di più per sostenere l'economia, quindi, se sarà necessario vi riempiremo le tasche di denaro. Ma dall'altro fa da contraltare, la costanza con la quale si trasmette pericolo e paura in tutto il mondo per la presenza continua e paralizzante del virus. Si terrorizzano le persone informando pedissequamente sulla gravità dei contagi e sulle conseguenti morti. Anche se in realtà i morti sono solo lo 0,11% della popolazione mondiale e i contagi conclamati lo 0,32%, la percezione generata da una gestione caratterizzata dalla paura è che ci possa essere una strage dovuta al virus in ogni momento.
Non è qui che si deve discettare su cosa sia giusto o sbagliato a livello politico, ma è facile registrare il fatto che pur stampando moneta è difficile, senza l'indispensabile sentimento di fiducia, tradurre quella quantità di denaro delle banche centrali in spesa, consumi e crescita sostenibile. Anzi, gli effetti attuali rischiano di essere opposti a quanto si vorrebbe ottenere.
Le persone spendono quando non hanno paura e hanno fiducia nel futuro. La ripresa dei primi mesi dopo il lockdown è fisiologica: si è passati dal nulla alla ripartenza, ma la crescita ulteriore stenta. Oggi, il dato europeo sulle vendite al dettaglio di luglio in Europa è stato negativo e ha stravolto le attese. Siamo passati dal +5% precedente ad aspettative del mercato per un +1,5% e ad un dato reale pari a -1.3%. E su base annuale ci si aspettava un +3,5% che nella realtà si ridotto ad un +0,4%.
Lo shock psicologico generato in questo periodo è entrato a piedi uniti nella testa delle persone, e viene alimentato da una comunicazione che continua a trasmettere sentimenti negativi che portano ad una visione del futuro nefasta. E questo costituirà un limite enorme alla possibilità di tornare all'euforia di spesa che ha contraddistinto l'era pre-covid.
I mercati hanno scontato una positività totale, su tutti i fronti. L'illusione di un veloce ritorno ai numeri e alle abitudini precedenti che, invece, richiederà tempo affinché si realizzi e sarà meno breve di quanto creduto fino ad oggi.
Ecco perchè siamo ad un bivio; andare oltre questi limiti è difficile senza riscontri reali. Alle banche centrali, oltre a stampare ulteriormente denaro, è rimasta la speranza che l'annuncio di un vaccino che funzioni almeno in parte per ridare slancio all'economia.
Ma se così non fosse aspettiamoci per lo meno un po' di nervosismo.
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