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Mercati in attesa del black friday

Pubblicato 23.11.2023, 08:42

È la settimana del Black Friday, sono ufficialmente autorizzata a fare battute scontate” (Anonimo)
Alla vigilia del black friday calma piatta sui mercati. Non è un dato macroeconomico ne statistico ma la giornata celebrativa dei consumi di massa, nata nei Paesi anglosassoni e poi dilagata a livello mondiale, è sempre più considerata una buona approssimazione dello stato di salute dell’economia. Per completare il quadro sarà necessario attendere l’esito del cyber monday, ma il mercato non ci metterà molto ad adeguare le aspettative una volta che saranno resi noti i risultati ufficiali. E mai come nel 2023, questo evento assume un’importanza anche per le piazze finanziarie, considerato che concorrerà a formare le aspettative del mercato sulle prossime mosse delle banche centrali. Scontato che sino a fine anno non assisteremo a ulteriori rialzi, non ancora escluso che in Usa, la Fed, possa pensare a un ultimo ritocco. Ma se il black friday dovesse delineare una recessione, questa ipotesi si allontanerebbe ulteriormente aprendo la strada a un primo taglio a cavallo tra il primo e il secondo semestre del 2024, come si potrebbe anche pensare dalle minute del FOMC da cui non è emersa alcuna indicazione in merito a un inasprimento della stretta monetaria. Causa la chiusura di Wall Street nella giornata di oggi, il calendario macroeconomico prevede alle 9:30 l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero e dei servizi a novembre in Germania. In serata attese delle dichiarazioni di Schnabel, componente della Bce.

L’oro nero aiuta la lotta all’inflazione

Il prezzo del petrolio potrebbe rivelarsi un alleato inaspettato nella lotta all’inflazione. A sorpresa l’OPEC Plus ha rinviato la sua riunione politica dal 26 al 30 novembre, spingendo le quotazioni del Brent sotto gli $80, in calo di oltre il 10% nel corso dell’ultimo mese, mentre il WTI potrebbe scendere sotto i $70. Il rinvio dell’appuntamento dipenderebbe dallo scontento dell’Arabia Saudita nei confronti degli altri membri rispetto ai loro livelli di produzione. E se i sauditi si arrabbiano hanno davvero il potere di fare male agli altri componenti del cartello, facendo crollare i prezzi. In aggiunta nonostante la notevole riduzione della produzione statunitense (il dato diffuso ieri sulle scorte di petrolio è stato nettamente inferiore alle attese), e il taglio complessivo di oltre cinque milioni di barili al giorno da parte dei membri dell’OPEC Plus, Morgan Stanley (NYSE:MS) prevede che la crescita dell’offerta non OPEC sarà pari al rallentamento della domanda previsto per il prossimo anno. La banca d’affari ha quindi fornito indicazioni sulla traiettoria del mercato petrolifero, suggerendo che il Brent potrebbe stabilizzarsi intorno agli $85 al barile. Si stanno stabilizzando anche i prezzi del gas sia in Usa che in Europa. Il prezzo del future alla Borsa di Amsterdam (il TTF) ha perso oltre il 12% nell’ultimo mese, il 4% nell’ultima settimana. In questo scenario difficile pensare che i prossimi dati sull’inflazione mostrino una recrudescenza, più probabile che si stabilizzino su un tasso di crescita molto vicino al target di Fed e Bce.

Ritorno al futuro

OpenAI ha reso noto di aver raggiunto un accordo per il ritorno di Sam Altman come CEO a pochi giorni di distanza dal suo licenziamento, mettendo fine al conflitto tra azionisti e dipendenti sul futuro della startup al centro del boom dell’intelligenza artificiale. Una specie di ritorno al futuro. Oltre al ritorno di Altman, la società ha stabilito di sostituire buona parte del consiglio di amministrazione che lo aveva cacciato, inserendo anche un rappresentante di Microsoft (NASDAQ:MSFT). Il consiglio di amministrazione di OpenAI non aveva fornito dettagli per spiegare il licenziamento di Altman, a parte la sua mancanza di franchezza e la necessità di difendere la missione di OpenAI di sviluppare l’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità. Secondo Reuters ci sarebbe invece stato un tentativo di “golpe” per sostituire il fondatore con Davide Amodei, italoamericano e fondatore della rivale Anthropic con cui promuovere anche un’aggregazione (anche per diluire il peso di Microsoft). Il ritorno di Altman inaugura una fase probabilmente nuova per la società che a lungo si è dibattuta tra i timori del personale circa i pericoli dell’IA e il proprio potenziale commerciale. La ricomposizione del board rappresenta una vittoria di Altman e del suo principale finanziatore Microsoft che punta a distribuire la tecnologia di OpenAI ai propri clienti aziendali in tutto il mondo.

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