Il bull market non è pago delle brillanti performance conseguite. Le scadenze cicliche che convergevano per la fine della passata ottava hanno imposto a fatica uno stop al rialzo, ma non hanno certo indotto una inversione di tendenza.
D’altro canto, qui si parla di una pausa nel processo di crescita, non di un vero e proprio ribasso. Quello c’è già stato: fra aprile e maggio, ed era abbastanza prevedibile (e fu previsto nell'Outlook di gennaio).
La chiusura di ieri dell’indice MIB mette un po’ in imbarazzo, poiché superiore a quella che riteniamo essere l’ultima soglia prima del top di metà marzo; il quale come si ricorderà fu registrato a ridosso della massiccia area di resistenza fra 17000 e 17500 punti.
Probabilmente lo spunto di ieri risulterà isolato, e compensato nei prossimi giorni; ma se dovesse essere confermato, sarebbe inevitabile per piazza Affari salire a nuovi massimi annuali.
L’ipercomprato può destare qualche legittima preoccupazione. D’altro canto, sono dieci anni che gli investitori affrontano timori e minacce più o meno realistiche (e nel frattempo lo S&P500 è salito del 73%: alla faccia del bear market di lungo periodo!).
Ma è fondato il timore che il mercato possa risultare indebolito da questa considerazione? Vogliamo proporre oggi una versione particolare di RSI: quella filtrata per tenere conto della diversa volatilità di mercato. Ne parliamo nel rapporto di oggi.
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