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Morning adviser, ci pensano le Banche Centrali

Pubblicato 23.01.2014, 09:10
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Davide Marone, 23 gennaio 2014

INTRO

Ieri in questa stessa sede mettevamo in guardia su come, in  un contesto generale di bassa volatilità del mercato, gli elementi che avrebbero potuto fare la differenza nel determinare importanti movimenti di mercato sarebbero provenuti dagli appuntamenti del calendario economico. Non è un caso se le escursioni di prezzo più significative vi siano state infatti su quegli strumenti interessati dai market mover, a dispetto di generalizzate fasi di accumulazione e distribuzione che trasversalmente riguardano tutti i mercai che seguiamo.

BoE e BoC

Se dunque nella giornata di ieri stavamo commentando a quest’ora le dinamiche di prezzo di dollaro australiano e yen, il primo interessato dalle release sull’inflazione e il secondo dallo statement della Bank of Japan, oggi è senza alcun dubbio il turno di sterlina e dollaro canadese. Ieri mattina vi è stato infatti il rilascio di Tasso di Disoccupazione e Variazione Sussidi di Disoccupazione nel Regno Unito, entrambi migliori delle attese (7,1% vs 7,3% e -24k vs -35k) che hanno generato nuovi acquisti di pound sulla scia di un parallelismo tra continui rafforzamenti della divisa e news macroeconomiche in costante incremento positivo; un esempio per tutti, il dato più che raddoppiato sulle vendite al dettaglio del mese di dicembre rilasciato la scorsa settimana. Nel contempo la Bank of England, all’unanimità ancora una volta ha votato per lasciare i tassi invariati e per far rimanere intatto l’attuale Quantitative Easing a 375 miliardi di sterline, fornendo stime ottimistiche per quanto riguarda il famoso thresold del 7% per quello che concerne la disoccupazione e la crescita nel primo trimestre nel 2014. Questo pone la questione di quello che potrebbe palesarsi come un ammorbidimento delle politiche di allentamento monetario da parte dell’istituto centrale del Regno Unito, il che non induce necessariamente a pensare a un eventuale tapering sull’attuale QE ma anche ad una possibile via dell’innalzamento dell’attuale tasso di riferimento allo 0,5%. Ciò che va sottolineato in riferimento alla sterlina e che non vi è stato un sostanziale deterioramento della bilancia dei pagamenti legati all’apprezzamento della divisa, bensì si è verificato un buon recupero della domanda interna. Una sterlina forte quindi starebbe aiutando a contenere i costi di importazione e nel contempo ad ancorare le aspettative di inflazione, all’interno di uno scenario abbastanza differente da altre aree economiche, Eurozona su tutte. Vanno perciò valutati ulteriori apprezzamenti della sterlina anche nel medio periodo, previa naturalmente conferma del trend in ascesa degli indicatori macro. Discorso che invece è ribaltato per il dollaro canadese che ieri ha proseguito il suo deprezzamento, mettendo a segno nuovi minimi contro tutte le major a livelli che non si vedevano da oltre 4 anni contro il dollaro americano.  Ieri la Bank of Canada ha naturalmente lasciato il tasso di riferimento invariato, rilasciando uno statement con più ombre che luci e lasciando intravedere effettive possibilità di ulteriori discese per la divisa domestica delle quali l’economia del paese, in aggiunta ad un miglioramento del quadro statunitenese, sta beneficiando in relazione alle esportazioni, agli investimenti e alla fiducia degli operatori economici. Interessante altresì notare il warning fornito dall’istituto circa quello che potrebbe essere un deprezzamento per quest’anno del valore del petrolio verso un valore medio di 90 dollari il barile. Il focus sulla valuta d’oltreoceano dovrà restare elevato in quanto oggi alle 14,30 sarà pubblicato il dato sulle Vendite al Dettaglio del Canada mentre domani sarà il turno dell’inflazione.

Il quadro generale

Come anticipato in introduzione, i livelli di volatilità sui cambi valutari restano piuttosto bassi e l’assenza di market mover in buona sostanza si traduce in immobilismo dei rapporti di cambio interessati; in questo senso l’eurodollaro è un caso piuttosto palese. In tal senso oggi  dei possibili spunti di interesse proverranno dall’Indice PMI dei Direttori d’Acquisto dell’Eurozona e da PMI Manifatturiero USA e Vendite Abitazioni Esistenti rispettivamente alle 14.30 e alle 16. Abbiamo motivo di credere che non assisteremo a strappi significativi del prezzo che potrà tentare rotture degli attuali confini di supporto e resistenze che comunque non dovrebbero rivelarsi particolarmente significative. Sul fronte valutario l’attenzione è da porre ancora una volta al dollaro australiano che ci ha fatto assistere ad un nuovo round di vendite, mentre varrà la pena monitorare verosimili discese di Bund, ripresa delle Borse dopo i tentativi di discesa di ieri, possibili nuovi ribassi sull’oro ed un quadro tecnico ancora impostato al rialzo per il petrolio.

 

QUADRO TECNICO

EUR/USD: ancora una volta partiamo da un grafico giornaliero sul quale seguiamo il potenziale sviluppo di una divergenza regolare rialzista tra prezzo e oscillatore stocastico. Il quadro tecnico resta ancora quello di una congestione che ha assunto l’interessante connotazione di avere i minimi crescenti e che quindi potrebbe far pensare circa le possibili riprese di area 1,3580 per dei tentativi di allungo verso i primi livelli successivi a 1,3610. Su quei livelli si potrebbe dunque sfruttare un buon rapporto Rischio/Rendimento per pensare a vendite in ottica 1,3550 in primo luogo. Pleonastico guardare e sottolineare il rilievo delle aree di minimo a 1.35.

USD/JPY: ancora totale assenza di direzionalità per il cambio che continua ad alternare fasi al rialzo e al ribasso caratterizzate da buon momentum ma dalla durata piuttosto contenuta. La consecutiva formazione di pin candle sul grafico daily sono la sintesi perfetta di questa dinamica, così come un oscillatore stocastico che sul medesimo timeframe si trova in grande neutralità. Possibile perciò ora un nuovo approdo sui supporto a partire da area 104,10 fino a potenziali raggiungimenti a 103,90 da cui ripensare agli acquisti. 103,90 e 104,70 dunque i riferimenti di supporto e resistenza, livelli attorno ai quali è consigliabile operare per estrarre il miglior rapporto possibile tra rischio e rendimento.

EUR/JPY: perdura ciò che ormai a livello di quadro tecnico generale perdura da alcuni giorni e cioè, come sui osserva sul grafico daily, che tecnicamente ci troviamo ancora in fase di correzione dopo la conferma della tenuta di area 104,50 quale ritracciamento al 38,2% di Fibonacci rispetto al rialzo del cambio dai minimi di inizio dicembre, con la media 21 giornaliera che è ancora una volta estremamente significativa in ottica di resistenza dinamica. La lateralità dei due cambi originali non può che portare a congestione anche su questo cross, che può ottimizzare l’utilizzo di un oscillatore come lo stocastico che in particolare sul 4 ore rivela grande armonia con il prezzo. L’indicazione resta ancora ribassista verso area 141, da cui pensare di acquistare con focus 141,90. In questo caso, vista la volatilità potenziale del cross, può valere la pena di agire in stop&reverse in caso di inverosimili breakout verso le aree di minimo a 140,40 e verso 142,50 al rialzo.

GBP/USD: grande protagonista ieri il cambio che in poche ore, grazie alle ottime release macro, si è portato via dalle aree di supporto a 1,6470 per mettere a segno oltre una figura verso l’1,6580. Il grafico giornaliero ci ha naturalmente dato conferma del pattern di divergenza inversa rialzista che seguivamo da alcuni giorni, mentre il grafico orario si trova ora in correzione con un pennant a minimi appiattiti a 1,6560 che potrebbe favorire ripartenze del prezzo verso area 1,66. 1,6620 e 1,6660 i riferimenti su eventuali e possibili nuovi massimi. Cedimenti sotto 1,6550, area di transito dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi, potrebbero invece portare a ritracciamenti verso 1,6520 in primo luogo ed area 1,6470/80 in secondo.

AUD/USD: ancora vendite di dollaro australiano, complice il dato cinese al di sotto le aspettative in materia di Indice PMI Manifatturiero. Da manuale il livello di resistenza a 0,8890, perfetto ritracciamento di Fibonacci al 38,2% dell’ultimo significativo ribasso del cambio. Possibili ora dei tentativi al rialzo verso area 0,8820/30 per nuove vendite con obiettivo a 0,8775 e possibilità di lavorare la rottura dei minimi a 0,8760. Al di sopra dell’area del pivot daily, per quanto l’RR sia limitato, si può operare in acquisto verso 0,8890 ed eventuali timidi allunghi a 0,8910.

Ger30 (Dax): continua la congestione per il Dax che ha ieri ha tentato discese che non sono però andate oltre i minimi precedenti a 9.675 punti.  Sul daily ci troviamo vicini al completamento  alla divergenza regolare ribassista che, se rotti i minimi, potrebbe accompagnare ampie discese verso area 9,.550 punti. Fondamentale perciò operare vicino ai supporti per operazioni di acquisto con stop&reverse verso ambiziosi target discesisti. La tenuta di area 9.675 confermerebbe le possiblità di ripresa dei massimi e porterebbe ad un ottimo rapporto rischio/rendimento verso 9.740 in primis e aree di massimo poi.

XAU/USD (Oro): va ancora rimarcato il preciso l’approdo in area della trendline di resistenza e in confluenza di livelli statici a 1.263. Sul grafico giornaliero è confermato il segnale di divergenza inversa ribassista, che si trova dal punto di vista del prezzo ad un livello importante e che può estrinsecarsi al sostanziale cedimento di area 1.230, per gli obiettivi già paventati a 1.215 e 1.205. Nel breve quindi aspettiamoci tentativi di risalita verso area 1.240, su cui transita la precisa trendline discesista di congiunzione dei massimi decrescenti a partire dal 20 gennaio, per partenza di vendite verso gli obiettivi indicati. Sopra 1.240 consigliabili operazioni veloci con target a 1.244 e 1.248.

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