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Morning adviser

Pubblicato 10.12.2012, 09:20
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Punti tecnici post payrolls

La settimana che ci lasciamo alle spalle è stata ricca di eventi macroeconomici culminati con la decisione sui tassi BCE e relativa conferenza stampa del Governatore Mario Draghi nella giornata di giovedì, e la release sulla disoccupazione e sui nuovi posti di lavoro creati negli Stati Uniti. In particolare le nuove paghe erogate sono state 146mila, con attese che si attestavano a 95mila unità, ed il tasso di disoccupazione è sceso al 7,7% ai minimi di dicembre 2008; inoltre i dati del mese precedente sono stati rivisti al ribasso a 138mila da 171mila. Va da sé che un dato ancora molto basso (ricordiamo che valori ritenuti “obiettivo” sono uguali o superiori a 250mila) non è stato di per sé sufficiente a far calare la disoccupazione, scesa esclusivamente per il progressivo calo del tasso di partecipazione alla forza lavoro (al 63,6%). E’ comunque bene notare che nonostante l’eseguità delle cifre, la crescita nel comparto lavoro degli Stati Uniti– si notino quanto meno gli ultimi tre mesi – si è dimostrata lenta ma costante; per quanto concerne il quadro economico globale americano sarà comunque decisivo l’accordo a risoluzione del fiscal cliff per il quale ieri si sono incontrati il Presidente Obama e lo speaked repubblicano della Camera Boehner, i quali si sono però astenuti da ogni commento. Senza alcun dubbio sarà questo il market mover in queste ultime tre settimane del 2012, in grado di generare importanti tendenze di prezzo che molti prevedono al rialzo in quanto la paura del manifestarsi dell’ormai noto precipizio fiscale, che porterebbe in recessione il globo intero (o quasi), verosimilmente prevarrà sulle distanze tra le posizioni dei contendenti. Tornando alla giornata di venerdì, come auspicato la news ha generato molta volatilità a tutto beneficio del dollaro americano e dell’azionario Usa. Il cambio principale Eurodollaro ha infatti proseguito nelle vendite successive al meeting BCE del giorno precedente riportandosi con decisione sotto l’1,29, seguito a ruota dal cable, ed è esemplificativo di ciò il Dollar Index che si è riportato sopra quota 10mila punti; l’indice S&P500 è stato invece in grado di rivedere quota 1420 vicino ai massimi che, prima di inizio dicembre, risalgono ad oltre un mese prima.
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Ad ogni modo la settimana che ci apprestiamo a vivere sarà senza alcun dubbio meno ricca di dati e questo permetterà di tornare con maggiore tranquillità ad affidarsi all’analisi tecnica per l’individuazione dei livelli di prezzo rilevanti e la ricerca di pattern in grado di farci prendere posizionamenti anche di breve senza il timore di uno stravolgimento del quadro tecnico legato a news foriere di volatilità e conseguenti violenti strappi. Il mercato comunque potrebbe ancora regalarci direzionalità e fornirci spunti operativi, non dimenticando che assisteremo mercoledì all’ultimo meeting della Fed da molti atteso per come si pronuncerà Bernanke sulla questione fiscal cliff e soprattutto sull’operazione twist di cui lo stesso banchiere centrale potrebbe annunciare la fine. Ma di questo parleremo nei prossimi giorni, passando come di consueto all’analisi dei principali livelli.

EUR/USD
Gli ultimi due giorni della settimana scorsa sono stato piuttosto pesanti per il cambio principe in grado di passare da quotazioni sopra l’1,31 ai minimi a 1,2885. Se lo storno di giovedì aveva trovato il suo punto di arresto nel primo ritracciamento di Fibonacci, tracciato dai minimi recenti di metà novembre, quello di venerdì con estrema precisione si è appoggiato sul secondo ritracciamento salvo poi recupeare nel finale nei pressi di 1,29 (sul primo ritracciamento). Proprio i livelli di Fibonacci restano perciò di grande attualità nell’identificazione di supporti e resistenze importanti; al ribasso la zona delimitata da 1,29 e 1,2885 resta molto forte ed in caso di violazione ci condurrebbe diretti al ritracciamento a 1,2840 e vicini al supporto di lungo periodo a 1,2820. Ancora 1,2950 è invece la resistenza significativa.

USD/JPY
Molto delicato il livello di prezzo del cambio. Come auspicato venerdì, il prezzo è risalito andando ad infrangersi in maniera molto puntuale con la resistenza statica a 82,80 e andando proprio a conformare un pattern di triplo massimo sul quale il prezzo ha poi brevemente ritracciato. Se il setup venisse confermato sarebbe ragionevole aspettarsi un ritorno al supporto rilevante a 81,70 per breakout ribassisti sui ritracciamenti di Fibonacci in area 80,70 e 80 figura. Nel breve è bene osservare 82,30 come supporto mentre avvicinamenti alla resistenza sopra citata ci condurrebbero in ottica di rottura al rialzo fino a target teorici di 85.

EUR/JPY
Come già affermato venerdì il movimento generalizzato di vendita di euro si è naturalmente ripercosso anche su questo cambio che, dopo aver violato la resistenza di breve e soglia psicologica di 107, si è pericolosamente portato vicino quota 106. Su un grafico daily resta di grande attualità la divergenza ribassista che potrebbe trovare ulteriore conferma nel raggiungimento dei supporti in area 105,60 per target di medio periodo a 104. I livelli attuali tuttavia possono ancora costituire punti di rebound, sopra il pivot, per obiettivi in area 107.

GBP/USD
Il cable è rimasto nella sua dinamica molto vicino all’eurodollaro, a differenza di altri cambi che hanno spesso e volentieri disatteso le classiche correlazioni. Anche qui il ritracciamento di Fibonacci ha funto perfettamente da supporto al prezzo in area 1,60, per poi consolidarsi tra quest’ultimo e 1,6050. Nel breve gli spunti appaiono ancora ribassisti e favorirebbero i livelli, dopo 1,60, di 1,5980 ed 1,5940.

AUD/USD
Resta di grande attualità sull’aussie il livello di resistenza fondamentale a 1,0520 per il passaggio di una bearish trendline di lungo corso e lato superiore del triangolo ben visibile su daily e weekly. La dinamica di prezzo appare ancora controversa, in quanto il dollaro australiano mostra ancora un’inaspettata forza e la pin candle sul daily potrebbe essere tra quelle interpretabili come di prosecuzione del moderato trend ascesista. Breakout sopra 1,0520 avrebbero 1,0630 come obiettivo, mentre nel breve appare più verosimile guardare al supporto a 1,0455.

XAU/USD
Dopo le vendite delle ultime due settimane, l’oro si è dimostrato ben solido e non ha approfondito con forza sotto 1700, mostrando anzi segnali di ripresa che potrebbero però indurre a considerazioni che lo rivredebbero come asset rifugio. Nel breve tuttavia 1715 è ancora una discreta area di resistenza, mentre sul grafico orario si può apprezzare una divergenza ribassista per target a 1700.

CRUDE OIL
Come da manuale di analisi tecnica, 8570 è stato l’approdi perfetto per il WTI. Nel medio periodo il quadro tecnico resta ancora pesante e guarda ancora ai fondamentali livelli in area 84, mentre nel breve resta più utile guardare a 87,45 come target al rialzo.

Matteo Paganini
DailyFxAnalyst FXCM

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