Perché il prezzo del gas continua a salire?
A parte la speculazione, a far crescere o diminuire le bollette sono i prezzi del gas all’ingrosso, fissati ogni giorno sui mercati internazionali e che salgono e scendono in linea con la domanda globale. Non esiste un prezzo unico internazionale per il gas e il sistema di determinazione dei prezzi varia da paese a paese. Nel Regno Unito, il prezzo spot viene calcolato utilizzando il National Balancing Point (NBP) britannico. Negli USA c’è l’Henry Hub Natural Gas. Per l’UE c’è il “TTF” (Title Transfer Facility, struttura per il trasferimento dei titoli), un mercato all’ingrosso virtuale che ha sede ad Amsterdam.
I prezzi del gas all'ingrosso sono determinati dal costo che i fornitori di energia pagano ai produttori nazionali e internazionali. Ovviamente le speculazioni o il timore di un'imminente interruzione delle forniture possono far crescere il prezzo del gas sui mercati internazionali. Sul TTF gli operatori negoziano contratti futures, ovvero prezzi di acquisto e di vendita del gas per diverse scadenze. La più vicina è quella di settembre 2022, la più lontana è dicembre 2027 che tuttavia al momento non ha alcun prezzo perché nessuno la sta scambiando. Nessuno è in grado di prevedere quale sarà il prezzo futuro o quando esattamente i prezzi inizieranno a scendere, ma si può vedere l’andamento dei prezzi secondo le previsioni dei mercati in base ai prezzi a cui sono scambiati i futures.
I prezzi del gas sono guidati dalle aspettative generali
Alla borsa olandese i prezzi segnati dai futures, determinati dalle aspettative a breve e medio termine degli operatori, sembrano tuttavia sganciati dalla realtà, quasi fossero profezie al rialzo che si autoavverano: se il future prevede la consegna per esempio a tre mesi e per qualche motivo temo di non poter avere la fornitura, la struttura finanziaria assicurativa del contratto verrà appesantita e, uniti ai costi operativi del fornitore di energia, dei costi di manutenzione e alle imposte, contribuisce al prezzo del gas.
I governi ci hanno messi una pezza, ma nel lungo periodo non è sostenibile
I governi europei hanno stanziato quasi 300 miliardi di euro per proteggere le rispettive economie dalla crisi energetica. Chiaro che aiuti di questo calibro non sono sostenibili nel medio periodo e anzi appaiono pure dannosi da un punto di vista geopolitico. L'UE si sta muovendo anche in altre direzioni per frenare la crescita dei prezzi dell’energia il cui risultato più importante sarà probabilmente una riforma strutturale del mercato dell’elettricità: da una diversa connotazione del mercato all’ingrosso dell’energia, allo sganciamento del prezzo marginale dell’energia elettrica dal prezzo del combustibile più costoso richiesto per soddisfare la domanda ogni giorno (chiamato ordine di merito) che risulta proprio il gas naturale. Se il prezzo dell’energia elettrica non dipendesse da quello del gas, non solo costerebbe meno ma darebbe pure una mano alla BCE nel controllo dell’inflazione.
Con lo stop del gas Russo, recessione di circa il 2% in Europa e del 2,5% in Italia e Germania
Secondo l’analisi di tre economisti del MES, uno stop totale del gas russo ad agosto porterebbe ad esaurire le riserve nei paesi dell’euro già a fine anno e porterebbe una recessione tra l'1,7% e il 2% medio del PIL dell’eurozona e del 2,5% circa in Germania e in Italia. Con una riduzione dei consumi del 15%, come da piani della EU, l’impatto sui paesi euro sarebbe dell’1,1%.