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Petrolio: possibile recessione globale ed effetti su domanda e prezzi

Pubblicato 08.07.2022, 10:20
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Il WTI ed il Brent sono scesi sotto i 100 dollari negli scambi del 6 e del 7 luglio dopo i cali importanti del 5 luglio, in cui Brent e WTI sono crollati rispettivamente del 9% e dell’8%.

La domanda è se i prezzi continueranno a scendere.

1. Timori di una recessione

La causa principale del calo del prezzo del petrolio di questa settimana è il timore di una recessione globale. È possibile che ci troviamo già in una fase di recessione, e lo sapremo solo quando verranno resi noti alcuni dati. Tuttavia, gli indicatori economici di alcune delle maggiori economie mondiali non sono positivi.

Ad esempio, la Germania sta valutando di limitare la produzione manifatturiera a causa della mancanza di gas naturale. I prezzi elevati dell’energia in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, stanno portando i consumatori a limitare i consumi. Anche se al momento si viaggia molto, a causa della domanda repressa dovuta alle restrizioni sul coronavirus, si teme che i consumatori saranno molto più cauti coi viaggi visti i prezzi elevati con la fine dell’estate.

Il calo significativo di martedì è stato favorito da un rapporto di Citibank che prevede 65 dollari al barile per il petrolio entro la fine dell’anno se la recessione globale dovesse prendere piede. Se alla fine dell’estate dovessimo entrare in territorio di recessione e la domanda di petrolio dovesse scendere di più rispetto ai cali stagionali, potremmo assistere alla fine del mercato toro. Una recessione e il conseguente calo della domanda sarebbero il principale fattore di riduzione dei prezzi del petrolio.

2. Domanda elevata di petrolio russo

Quando sono state annunciate le prime sanzioni sul petrolio russo, l’AIE ha previsto che dal mercato sarebbero usciti 3 milioni di barili al giorno di petrolio russo.

Ad aprile, i dati hanno mostrato un calo della produzione petrolifera russa, in quanto una parte della produzione è stata chiusa a causa della mancanza di clienti per le esportazioni di petrolio russo. Tuttavia, la situazione si è rapidamente invertita, poiché il petrolio russo ha trovato nuovi acquirenti in Cina e India che sostituiscono i clienti europei persi.

Era naturale che i prezzi diminuissero un po’ quando il mercato ha realizzato che il petrolio russo è uscito dal mercato meno di quanto previsto dall’AIE.

I trader devono tenere conto del fatto che alcune delle sanzioni sul petrolio russo non entreranno in vigore prima della fine dell’anno, quindi è possibile che le esportazioni di petrolio russo subiscano un altro colpo alla fine del 2022, causando un aumento dei prezzi. Tuttavia, è altrettanto probabile che a quel punto le compagnie petrolifere russe avranno rapporti ben consolidati con i loro nuovi clienti, quindi le sanzioni non colpiranno in modo così significativo da avere un impatto sul mercato.

3. Sconti sul petrolio sanzionato

Una volta che l’Europa e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni sul petrolio russo, molte raffinerie hanno smesso di acquistarlo, anche se le sanzioni non entreranno in vigore prima della fine di quest’anno o addirittura il prossimo anno.

Per attirare nuovi clienti in altre regioni, le compagnie petrolifere russe hanno iniziato a offrire forti sconti sul loro petrolio. Anche l’Iran e il Venezuela vendono il loro petrolio con sconti significativi, perché anche il loro petrolio è sottoposto a sanzioni statunitensi.

La disponibilità di petrolio russo è così elevata che è nata una competizione sui prezzi tra Russia, Iran e Venezuela, che ha fatto scendere ulteriormente i prezzi sul mercato del petrolio sanzionato. Questo può avere un impatto anche sui riferimenti petroliferi globali, anche se probabilmente non ne vedremo l’effetto completo fino a quando i produttori di petrolio del Golfo non inizieranno a diminuire i loro prezzi ufficiali di vendita all’Asia. Finora questo non è accaduto ma potrebbe accadere se la recessione globale dovesse causare una contrazione della domanda in Europa e negli Stati Uniti.

Secondo diversi analisti i fondamentali del mercato petrolifero (domanda e offerta) indicano che gli attuali cali dei prezzi non saranno sostenuti nei prossimi mesi e che assisteremo a un ritorno alle tre cifre.

Molto dipenderà dall’entrata o meno dell’economia globale in recessione e dal relativo calo della domanda. È poco probabile che le forniture globali di petrolio aumentino in modo così significativo da far scendere i prezzi agli attuali livelli di domanda, per cui gli operatori dovrebbero concentrarsi sul fatto che la domanda rimanga stabile, cresca o diminuisca.

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