Il titolo più interessante di questa settimana è sicuramente Unicredit (MI:CRDI) che nei mesi scorsi ha presentato il nuovo piano strategico 2022-2024, il primo dell'era Andrea Orcel, con ricavi oltre i 17 miliardi di euro a fine piano.
I punti salienti di "UniCredit Unlocked" sono stati semplificazione dell'organico, digitalizzazione e un ampio ritorno cash per gli investitori. Con una distribuzione prevista di 3,7 miliardi per il 2021 (il più ampio della storia), composta da un dividendo cash pari al 30% circa dell'utile netto (stimato per quest'anno a 0,64 euro per azione) e riacquisti di azioni per la parte restante, e il dividendo per 2022 resta sulla stessa linea, fino a 16 miliardi di euro di dividendi nell'arco del triennio (stimato a 0,78 euro nel 2023 e a 1,06 euro per azione nel 2024).
Poi è previsto un rafforzamento del CET1 ratio target al 12,5%-13%.
Batte la guidance con i risultati del 2021 (nonostante il quarto trimestre abbia avuto una perdita netta contabile di 1,4 miliardi di euro) chiudendo con un utile di 3,9 miliardi di euro e un CET1 contabile a fine 2021 del 14,13%. i ricavi sono stati pari a 18 miliardi di euro e i costi pari a 9,8 miliardi di euro, con un Rote del 7,5%, nello specifico l'utile netto dell'utimo trimestre è stato di 800 milioni in deciso miglioramento rispetto all'anno precedente (ricavi pari a 4,4 miliardi).
Il cost/income in calo al 54,6% a fine 2021.
Nei mesi scorsi, Orcel non ha mai escluso M&A se andavano a rafforzare Rote, la distribuzione e l'attività. Ma il naufragato accordo per Monte dei Paschi, a detta sua, è avvenuto perchè la banca aveva offerto una soluzione che era stata concordata con il governo ma alla fine non si è riusciti a chiudere sulle decisioni prese.
Successivamente si sono presentate altre opportunità (non andate in porto) come Otkritie Bank, un istituto di credito russo, visti i legami con Mikhail Alekseev (ex presidente del Cda del branch russo di UniCredit) e l'operazione con Credit Suisse che era alla ricerca di un partner europeo di spessore, dopo gli scandali e i disastri finanziari. Di seguito ha rafforzato con Allianz (DE:ALVG) le partnership in Italia, Germania e nei paesi dell'Europa Centrale e Orientale fino al 2027.
Banco Bpm (MI:BAMI), dalle parole del suo CEO Giuseppe Castagna, ha da sempre gradito l'idea di "unire le forze" per creare "un terzo gruppo bancario" in Italia nonostante ci siano state, ultimamente, delle smentite. Venerdì il titolo è stato sospeso a Piazza Affari per "eccesso di rialzo" (+10%) dopo le voci di un interessamento da parte di UniCredit che per ora non convoca alcuna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione per il lancio di un'OPA.
Orcel è ancora una volta al centro del "risiko". L'interesse su piazza Meda; che ha chiuso il 2021 con un utile di 569 milioni di euro in rialzo rispetto ai 21 milioni del 2020 e del 10% superiore alla guidance, con un utile netto adjusted raddoppiato a 710 milioni di euro rispetto all'anno precedente, e il dividendo proposto è di 19 centesimi per azione; potrebbe fare la differenza perchè rafforzerebbe la sua presenza in Lombardia e chiuderebbe il gap che si è aperto con Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
Alla Banca paneuropea, JP Morgan (NYSE:JPM) ha assegnato un target di 18 euro alzandolo dai 17 euro precedenti (rating overweight), Hsbc ha alzato il target da 16,20 a 17 euro (rating buy), Intermonte da 16,5 euro ha anch'essa alzato il target a 18,5 euro e Mediobanca (MI:MDBI) Securities un rating outperform a 19 euro. Equita la valuta buy con target price a 16 euro, Intesa SanPaolo a 16,90 euro, mentre Bank of America (NYSE:BAC) da come obiettivo i 19 euro, UBS a 20 euro e Goldman Sachs (NYSE:GS) 22 euro.
La società gode di interessanti multipli con un rapporto prezzo/utili di 7.63 per 2022 ed è tra le più "economiche" sul mercato viste le prospettive dell’azienda per i prossimi esercizi. Da Ottobre 2020 ha avuto un rialzo del 150% recuperando e superando il forte ribasso causato dalla pandemia, arrivando a toccare i livelli di Maggio 2018.
A livello settimanale la proiezione resta rialzista, il rally partito da area 10,50 euro a fine novembre potrebbe continuare. Infatti solo una chiusura giornaliera inferiore ai 13,70 euro potrebbe mostrarci un "primo segnale" ribassista.
Nell'area citata precedentemente è concentrata anche la domanda e i maggiori volumi (Point of Control) che possono essere ancora sfruttati con primo obiettivo collocato in area 16 euro e successivamente a 17 euro.
Ecco un range di possibili valutazioni secondo diversi modelli:
Il fair value medio sembra essere intorno ai 17,30 euro ipotizzando un rialzo del 10,46% dal valore attuale, ma il grado di incertezza resta alto.
L'operatività dovrebbe essere di medio-lungo periodo; vista la forte volatilità del mercato, il valore Beta 1,66 e il livello ipercomprato dell'RSI toccato di recente il titolo potrebbe avere dei ribassi o lateralizzare nel breve; per l'interesse che il mercato sta mostrando nei sui confronti confermato dall'incremento dei volumi giornalieri (vol. 19.681.307 mentre vol. medio 21.075.426) a fronte della media mobile 21 e 200.
Aspettiamo aggiornamenti.
Intanto qual è la vostra visione, il settore bancario e Unicredit come si "muoveranno" nelle prossime settimane?
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