Durante la seduta asiatica i prezzi del Future Petrolio Greggio WTI sono precipitati, dopo che l’OPEC ha rivisto al rialzo le sue previsioni sull’offerta di petrolio non-OPEC per il 2018.
Il prezzo del WTI è sceso dell’1,40%, a $62,85 al barile, per poi stabilizzarsi sopra la soglia dei 63 dollari. Il prezzo del Brent ha avuto un andamento analogo, è scivolato infatti a $68,30, prima di consolidarsi qualche centesimo più su.
Nel suo rapporto mensile sul mercato, il cartello del petrolio prevede che la crescita dell’offerta non-OPEC raggiungerà 1,15 milioni di barili al giorno; rispetto alle stime precedenti, si tratta di una revisione al rialzo pari a 160 mila barili al giorno. Tale aumento è dovuto soprattutto alle maggiori aspettative di crescita per gli USA e il Canada.
Giovedì, l’EIA ha reso noto che le scorte USA sono diminuite di 6,9 milioni di barili rispetto alla settimana precedente; i partecipanti al mercato si aspettavano un calo più contenuto, pari a 3,1 milioni di barili.
Le scorte USA sono in costante calo dall’aprile del 2017 e sono scese da 536 agli attuali 413 milioni di barili. La flessione inaspettata di ieri non è stata di grande aiuto nello stimolare i prezzi del petrolio, perché gli speculatori sono già lunghi sul greggio (stando alla CFTC, le posizioni nette lunghe non commerciali hanno raggiunto il 25% delle posizioni aperte totali).
Alla luce dell’aumento della produzione e del calo della domanda, le prospettive per il petrolio continuano a essere annebbiate.
Dall’estate scorsa il prezzo dell’oro nero aveva cavalcato un’onda positiva, da quanto cioè i membri dell’OPEC hanno tagliato la produzione. Anche se non ci troviamo di fronte a una correzione massiccia, crediamo che il rialzo sarà piuttosto limitato.